XLVI. Ah, l'amour

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«Mamma mia, che sonno.» Vittoria sbadiglia e allunga le gambe davanti a sé, approfittando del fatto che la signora che sedeva davanti a lei si sia appena alzata per andare in bagno.
«Lo fai spesso?» Lucia distoglie per un momento lo sguardo dal portatile. È rimasta piacevolmente sorpresa quando la più grande l'ha invitata ad unirsi a lei per raggiungere Federico ad Innsbruck, in modo da rincuorarlo dopo l'operazione al ginocchio sinistro, e non ha potuto che accettare.

«Muovermi di persona?» domanda l'allenatrice, seppur sappia già la risposta. «Non lo faccio mai, a meno che non ne valga la pena.» si liscia i capelli dietro le spalle. «Federico mi piace, è disciplina, ordine e rispetto. Professionalità e impegno, anche. È il calciatore su cui punterei, se volessi rendere Juventus ancor più iconica: mai una parola fuori posto, mai un atteggiamento svogliato, in qualcosa come 180 partite ne ha saltate forse 4 per espulsione, di cui una sola per rosso diretto...»

«Diciamo che, quando scende in campo, per quanto gli altri facciano bene, lui fa un altro mestiere.» riassume semplicemente la più grande.
«L'ultima volta che ti sei mossa di persona?»
«Escludendo Torino-Fiorentina per Bremer – i granata giocavano in casa e non considero muoversi un semplice Torino su Torino –, direi James Rodríguez. La verità è che mi muovo spesso ma, il più delle volte, lo faccio perché mi piace il calcio, non per qualcuno nello specifico.» Vittoria riconosce la signora che le siede davanti e torna composta.

«E funziona sempre?» Lucia spegne il portatile, ha deciso che, per oggi, ha studiato a sufficienza.
«No, ci sono tante variabili in gioco, a partire dalla società: non sempre si cammina nella stessa direzione. In quel caso diventa difficile, perché i soldi sono comunque loro e, seppur sia poco stringente, c'è una politica aziendale da rispettare.» l'allenatrice si stringe nelle spalle. «Qui più che altrove tutti credono di sapere come muoversi meglio di te e questo crea attriti e divergenze.»

«Prendi un Mister dal carattere fumantino come Mourinho: se ti dice che sei fuori, tu devi stare fuori e, anche se non capisci che sei fuori, ormai è tardi, perché lui ti ha già fatto fuori. A quel punto è inutile che provi a lamentarti, ti risponderanno che non c'è più niente da fare. L'ha già fatto e lo farà ancora.» si sfila un anello dall'indice, poi lo rimette dov'era. «È superfluo anche cercare di capire quali siano stati i tuoi errori, chiedere scusa e perdono, indietro non si torna. È diventato grande così, non cambia più.»

«Ha un'abilità innata nel rigirare le questioni a suo favore, scaricando le colpe su un bersaglio che potrebbe sembrare casuale ma difficilmente è casuale. Il suo modus operandi è noto a tutti, crea nemici immaginari che uniscano squadra e tifoseria e le guidino verso un obiettivo comune, la vittoria. Entri in una bolla a qualche metro da terra e speri che non esploda prima del tempo. Non si parla mai della Roma, che ha grandissimi calciatori che vorrei allenare, ma finirà la stagione con zeru tituli e oggi, a Roma, tutti a idolatrarlo.»

«Dov'è andato ha vinto e ha sempre creato casini cosmici, per questo dura poco sulle panchine delle squadre che allena.» conclude la sua digressione sul portoghese. «Vedi, io non vorrei fare la sua stessa fine, in primis perché concepisco il calcio come un progetto a lungo termine e mi spendo per l'unità d'intenti, in secundis perché non vivo per vincere tanto, né per vincere ovunque, ma vivo per la Juventus: se il nostro sodalizio dovesse finire, mi rifiuterei di allenare una sua diretta competitor.»

«Sei un'aziendalista.» riassume l'altra, annuendo.
«Senza dubbio, così come sono una tifosa.»
«E cosa pensi di Spalletti?» le chiede l'universitaria, curiosa. «Il suo rapporto con i capitani...»
«Ci sono allenatori che fanno pesare la lesa maestà, vedasi Mourinho, ed allenatori cui piace ledere la maestà altrui, vedasi Spalletti. All'improvvido Icardi disse che non era né Messi, né Cristiano Ronaldo, e che si sarebbe dovuto adeguare. Mauro l'ha fatto, per 12 milioni e per i primi trofei della carriera chi non l'avrebbe fatto?» ironizza sull'approdo al PSG.

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