«Matías.» Vittoria richiama l'argentino al termine dell'allenamento congiunto tra prima squadra ed Under 23, impilando una serie di cinesini.
«Mister, dimmi tutto.» la raggiunge il classe 2003.
«Domenica giochi.» la ragazza termina la fila.
«Domenica gioco? Con la prima?»
«Sì, ti voglio convocare per la Supercoppa, quindi vieni all'Olimpico per vedere l'effetto che fa.» l'allenatrice sorride, mettendo via i cinesini.«Oh, non fissarmi come se fossi una psicopatica, dovresti essere felice.» l'italiana gli posa la mano destra sulla guancia sinistra, schiaffeggiandolo appena con l'altra mano. «Penso di farlo da un mesetto, ti ho studiato di nascosto. Non te l'ho detto prima perché mi piace prenderti alla sprovvista e vorrei evitarti troppe pressioni, tutto qua.»
«Io non so cosa dire, veramente, grazie.» Soulé la abbraccia di slancio, risvegliandosi dallo stato di trance in cui era caduto poco prima.«Vai a farti una doccia, Mati, e non montarti troppo la testa: hai un debutto in Serie A da affrontare.»
«Madre mía che ansia.» il sudamericano ride.
«Appunto, vedi perché non te l'ho detto prima?» Vittoria scuote la testa. «Poi ti mando l'orario di partenza e tutto, comunque ci vediamo domani mattina. Gavi ha il 30, per te c'è il 46.»
«Grazie grazie grazie!» esclama lui, esaltato ed entusiasta, prima di ascoltarla ed andarsi a lavare.Vittoria, invece, va a recuperare Dušan, perso da qualche parte in giro per Torino alla ricerca della sua nuova casa. È tutto il giorno che fa su e giù per appartamenti, attici, ville, villette e quant'altro, prendendo appunti e riordinando pensieri, in modo da avere un quadro della situazione quanto più chiaro possibile: ha bisogno di sfoltire l'elenco delle abitazioni proposte, altrimenti non caverà un ragno dal buco. Decidere dove traslocare non rientra affatto tra i suoi passatempi preferiti.
«Mi viene quasi da piangere per quanto lo volevo.» afferma Dušan, dopo una manciata di secondi. «Sai, tutti crescono sognando una grande squadra ma nessuno pensa mai davvero di poterci arrivare...»
«Lo so fin troppo bene.» l'italiana annuisce, sorridendo al suo fantasticare che prosegue finché non arrivano a casa di lei. La più grande inizialmente non fa caso al fatto che sua sorella non li abbia salutati all'apertura della porta d'ingresso, si dice che sarà in bagno, al telefono o...«Dušan.» l'allenatrice si blocca sulla soglia della cucina, del tutto incapace di reagire. La punta di diamante della Fiorentina sbarra gli occhi e sente le ginocchia molli, trovando non sa bene per quale miracolo la forza di catapultarsi in bagno a vomitare quello che probabilmente ha ingerito negli anni trascorsi a Firenze. Vittoria sblocca l'iPhone e chiama il 118, cercando di capire cosa possa fare per la sorella, riversa sul pavimento in un bagno di sangue, mentre dà alla centralinista tutte le informazioni del caso.
L'ambulanza non impiega molto tempo ad arrivare ma all'allenatrice ogni secondo sembra durare un'eternità. Qualcuno deve averle fatto del male, è impossibile un autolesionismo di quel tipo, ne è certa e, soprattutto, ne ha una paura folle, perché non ha notato segni di scasso da nessuna parte, perché questo qualcuno dev'essersi in qualche modo introdotto all'interno della sua abitazione, perché, come c'è riuscito una volta, può riuscirci di nuovo, perché sua sorella è anemica, ha perso tantissimo sangue, respira appena.
«Te la senti di venire in ospedale?» sfiora la schiena di Dušan, inginocchiandosi accanto a lui. Il serbo annuisce, quindi si stropiccia gli occhi e si alza dal pavimento. Il viaggio in macchina è incupito da un silenzio pesante ed opprimente, in forte contrasto con l'euforia che che ha caratterizzato il precedente ritorno a casa. All'Umberto I nessuno pare curarsi di loro, che stazionano in un angolo di una sala d'aspetto adiacente al reparto di terapia intensiva per un numero incalcolabile di ore senza ricevere alcuna informazione in merito alle condizioni di salute di Diana.
«Ho un sistema di videosorveglianza, in casa.» Vittoria, ad un certo punto, prende la parola. «Non so perché l'abbia fatto installare, di preciso, ma ho l'abitudine di attivarlo ogni qualvolta io esca, soprattutto da quando è iniziata l'inchiesta Prisma. Vivo con il terrore che mi piazzino delle cimici in casa, che mi intercettino le telefonate e via dicendo ed è stupido perché io non ho fatto assolutamente niente, però non voglio rimanere invischiata in questa faccenda. Magari non servirà a niente, magari vedremo in faccia i colpevoli.»
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𝟙𝟘 | 𝕁𝕦𝕧𝕖𝕟𝕥𝕦𝕤 𝔽ℂ
FanfictionNon arrivi a condurre una squadra all'apparenza senza speranza verso la gloria eterna per caso. Entrata dalla porta sul retro come un generico Signor Nessuno. Una delle tante, diventata presto l'idolo di tutti.