XXXIX. Cartellino giallo

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È il 9º minuto di Atalanta-Roma, quando Vittoria storce il naso. Irrati ammonisce Zaniolo per un'entrata in ritardo su Djimsiti e l'allenatrice decide che, per lei, è abbastanza. Abbandona il divano per recuperare carta e penna, Gavi si volta a guardarla, scettico, Icardi fa spallucce e accarezza Gary, che gli dorme addosso. Il cagnolino non ha ereditato la passione per il calcio dalla sua padrona, tutt'altro, le sue più grandi passioni rimangono indubbiamente la pappa e la nanna.

Torino, 18 dicembre 2021

Bologna-Roma, 17 giorni fa, cartellino giallo.
Roma-Inter, 14 giorni fa, cartellino giallo.
Atalanta-Roma, oggi, (gol e) cartellino giallo.

Nicolò, la cosa brutta di tutto questo è che tu troppo spesso dimentichi che, dietro ogni mio complimento e dietro ogni mia critica, c'è sempre l'immensa fiducia che ripongo in te. Se fossi lì ti darei una sberla, perché non dovrebbe essere affar mio, anzi, dovrei essere contenta del fatto che il miglior giocatore di una squadra avversaria stia facendo schifo, eppure così non è, perché mi hai delusa in passato e, nonostante io te lo faccia presente ogni volta che succede, torni puntualmente a deludermi.

Alleno la Juventus, sì, tu giochi in Serie A, ok, ma sono una persona come tante, che ti aiuta non appena può – spero che anche tu la veda così – e che merita rispetto – esigo che anche tu la veda così –. Pensaci, la prossima volta che ti verrà in mente di agire di testa tua, fregandotene dei miei consigli, e non essere ipocrita, perché te l'ho detto mille volte e ora ti trovi nella stessa situazione di sempre. Non sei un pilota che si butta a velocità folle in una curva cieca, ti conosco e so che non sei capace né di uscirne vivo, né di uscirne primo.

Nicolò, io sono a tanto così dall'arrendermi con te, perché non posso accettare una sconfitta del genere. Sei un tradimento per la mia fiducia e una fossa per il mio orgoglio. Mi pento di averti dedicato così tanto tempo e così tante energie, sono stata una stupida a credere che potessi cambiare. E pensare che ero persino riuscita a convincere Mancini a riportarti in azzurro. Io, con te, depongo armi e speranze. Trova rifugio da qualcun altro, io per stavolta passo.

Si interrompe un momento, dopo aver scritto quel passaggio, quindi scrolla le spalle e si dice che, per una volta, può anche essere veramente cattiva. Non è vero che ha parlato di lui con Mancini, tutt'altro, le uniche conversazioni con il CT della nazionale sono state incentrate sulla naturalizzazione di Icardi, che procede a gonfie vele. L'argentino, inoltre, si sta allenando molto bene e Mancini sogna di averlo già per le amichevoli di marzo.

«Sono a casa!» Benedetta si chiude la porta alle spalle, mette il naso in cucina per controllare se la madre sia già tornata dal supermercato – non è ancora tornata – e devia in salotto. «Tu che leggi? Quale scherzo del destino è mai questo?» non presta realmente attenzione alla cupezza del viso del fratello, ha troppe cose in mano e troppa voglia di chiudere definitivamente con la giornata scolastica, per questo non aspetta che il mugugno del più grande si trasformi in qualcosa di concreto e, soprattutto, comprensibile.

Mi dispiace soltanto per Mourinho, sarà contento di questa cosa, ma ormai non è più affar mio, non sei più affar mio. Fai tutti i casini che vuoi, ora, se ti va incolpami di ogni tuo fallimento, non è importante, non pensare che me ne ricorderò, sono stanca di starci male. Sappi soltanto che c'è ancora il ritorno, sarà inevitabile incontrarsi. Sarà inevitabile scontrarsi.

Sarà inevitabile vedervi perdere ancora una volta, perché, alla fine, se siete in Conference e non in Champions c'è un motivo, se l'unica coppa che sollevate è la Coppa del Nonno c'è un motivo, se avete come tecnico Mourinho, che mi dà della troia senza nemmeno avermi mai stretto la mano, c'è un motivo. Siete una squadra di perdenti guidata da un cafone imbarazzante, la vostra dimensione è il bisticcio col laziale in merito a quale sia la prima squadra di Roma mentre guardate gli altri arricchire le proprie bacheche.

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