LV. Wedding planner

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«Non riesci a dormire?» è Locatelli a raggiungere Vittoria in sala relax, l'allenatrice ha un libro in mano ed una tazza di latte montato accanto a sé.
«Chiedilo a lei.» la più grande accenna alla figlia, che, indisturbata, la prende a calci da ore.
«Cosa non si fa per i figli...» il centrocampista ride, scuotendo la testa. «Sta bene, sì?»
«Per ora sì, mi sembra una passeggiata rispetto all'altra volta.» Vittoria annuisce.

«Forse è soltanto perché, fin qui, è andato tutto bene, forse lo reputo "normale" perché ho già percorso una volta questo tratto di strada. Thessa?»
«Thessa impazzisce dietro le peggio cose per il matrimonio, è un tormento. Mi viene il dubbio che non stia benissimo di mente, quando mi chiede che sfumature di rosa, lilla o viola io preferisca per i bouquet, però, per il resto, sta benone.»

«Di base io arrivo a casa, lei mi tempesta di domande, io mugugno qualcosa perché sono morto, lei si innervosisce, Sam viene a farmi le feste, io insisto affinché anche il cane collabori nelle scelte, Sam fa confusione, sceglie Thessa.»
«Ricordami di portarmi dietro Gary, quando toccherà a me.» Vittoria appoggia il libro.

«Fra l'altro abbiamo scelto una wedding planner che ha organizzato i matrimoni di mezza Serie A, per cui è tutto un "no, questo l'ha già fatto tizio", "quei fiori? Li ha già utilizzati caio"... io mi impegno anche, a volte, però così è veramente impossibile: ci boccia ogni singola proposta!»
«La bionda, no? Silvia.»

«Lei. Gentile, eh, per l'amor del cielo, però è la tipica persona che si presenta vantandosi di soddisfare ogni tua richiesta e poi si sofferma sulle cerimonie precedenti: è un matrimonio, più di tanto non puoi mica innovare, considerato che vorremmo qualcosa di tradizionale e relativamente tranquillo. Però va bene lo stesso, alla fine Thessa, per quanto si dica stressata, si diverte un sacco e a me importa quello.»

«Da quant'è che state insieme?»
«Cinque anni a giugno.» dice lui e Vittoria sorride, giocando con l'anello di fidanzamento: più o meno tanto quanto lei e Neymar. «Ero ancora alle giovanili del Milan, quand'è iniziata, mi sembra passata una vita se guardo la mia carriera.»
«Mi ricordo di te, ti ho visto in occasione di qualche derby tra i piccoletti. E poi quel gol alla Juve...»

«22 ottobre 2016. Indimenticabile, erano tipo 4 anni che il Milan non vinceva contro la Juve...»
«Proprio tu dovevi riportarli alla vittoria.»
«Io volevo che loro mi portassero qui, il resto era ininfluente. Nel mio cuore c'è sempre e solo stata la Juventus, le altre squadre pedine da spostare per arrivare lì. In campo vuoi solo fregare l'avversario, a prescindere da chi esso sia.»

«Alla fine, il tuo obiettivo è quello di raggiungere la destinazione cui ambisci, a qualunque costo. Segnare alla squadra del cuore è litigare con l'amico di sempre per una ragazza: arrivi ad un punto in cui lei va con un altro e voi tornate più amici di prima.»
«Mi piace questo paragone: mi farà sentire meno in colpa quando, a fine stagione, me ne andrò.»

«Dovresti sentirtici molto, invece. Ci abbandoni senza il minimo rispetto: che modi sono?»
«Magari, la prossima volta, mi affeziono un po' di meno. Ho dato la mia parola quasi 5 anni fa, mi sentirei una traditrice se rimanessi.»
«O magari ti affezioni un po' di più.»
«Tutto andrà avanti, anche senza di me.»

«Il punto è come lo farà.»
«Vedi, Manuel, le cose si sistemano. Sempre.» la più grande sorride ed è così che succede anche in Champions, all'Allianz Arena. Vittoria schiera Vlahović davanti, dietro, invece, è costretta a centellinare le forze, perché ultimamente stanno subendo qualche infortunio muscolare di troppo.

Se in difesa non ci sono problemi – Szczęsny, Alex Sandro, Bremer e Danilo sono al top della forma –, a centrocampo deve arrangiarsi come può: James e Rabiot sono affiancati da un Locatelli fuori ruolo, un Miretti cui farebbe comodo avere un po' più d'esperienza ed un Cuadrado che fatica terribilmente a contenere gli arrembanti tedeschi. A ricoprire il ruolo di seconda punta c'è un Dybala tutt'altro che in giornata.

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