LVII. Azioni e reazioni

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«Sono scioccato, la mia prima doppietta ad una squadra seria, ti rendi conto?» Dušan afferra per le spalle Diana, scuotendola avanti e indietro. «Per di più contro il Bayern Monaco, una delle squadre più forti del mondo! Batterli è tanto, batterli da protagonista è tutto!» esclama, facendole cadere l'astuccio, precariamente appoggiato sul quaderno a spirale dai bordi sgualciti.

«Non avrei mai potuto farcela senza il contributo dei ragazzi, né senza le dritte di tua sorella... a proposito, stamattina abbiamo fatto colazione insieme, sai?» continua a tartassarla con le sue faccende, mentre lei ridacchia tra sé e sé per l'esaltazione del serbo.
«Ti meriteresti la tua torta preferita soltanto per la partita di ieri.» la ragazza inclina la testa e rimette l'astuccio sul quaderno, riponendolo nello zaino insieme al secondo.

Ha trascorso il pomeriggio in biblioteca, studiando poco e concentrandosi ancor meno. S'è persa tra gli scaffali e tra i libri, più che altro, trovando un paio di romanzi che leggerà nei tempi morti delle sue giornate universitarie: non è il tipo che gioca a Candy Crush durante le pause, tutt'altro.
«E poi chi sente tua sorella?» il serbo scuote la testa.
«Mia sorella quella con cui hai fatto colazione stamattina?» Diana ride.
«Ah, ah, simpatica.»

«Mi accompagni di là dalla strada a vedere la vetrina di Valentino?» gli chiede la più piccola ma, mentre gli rivolge la domanda, è già con entrambi i piedi sulle strisce pedonali, nel verde del semaforo.
«Questo mi piace.» il calciatore le indica un abito corto in tulle, interamente ricamato. «Dai, entriamo a provarlo.» la afferra per un braccio, dirigendosi verso l'ingresso del negozio. L'energumeno parcheggiato a due passi dalla soglia apre loro la porta, accogliendoli con un sorriso.

«Sei impazzito, per caso? Non ho occasioni per indossarlo senza sembrare fuori luogo!» Diana protesta sottovoce, ricambiando il sorriso della guardia di sicurezza.
«Quelle si trovano, non ti preoccupare. Se tua sorella dovesse vincere lo scudetto, ad esempio?»
«Se mia sorella dovesse vincere lo scudetto, sarà a maggio. Perché dovrei provarlo ora?»
«Perché voglio vedere come ti stia.»

«Non sei stanco? Hai avuto allenamento oggi...»
«Ho un'intera nottata per dormire, non trovi? Alla fine mi merito una boccata d'aria con te dopo una mezza settimana di ritiro, no?»
«Non ti farò cambiare idea, vero?»
«Non penso proprio. Buonasera, ci piaceva quello.» il numero 18 le regala un sorriso beffardo, quindi si rivolge all'assistente che li ha raggiunti.

«Come giustificherò a mia sorella un vestito del genere?» sibila, d'un tratto, Diana, guardando la donna andare in magazzino a prelevare un abito della sua taglia. Si rivolge più a se stessa che a lui, in realtà, ma la cosa non può che strappare l'ennesimo sorriso derisorio a Dušan, che si sta già preparando psicologicamente alle lamentele di lei quando scoprirà che sarà lui a pagarle l'abito.

«Puoi benissimo dirle che te l'ho regalato.» la punta centrale si stringe nelle spalle, non era ciò cui Diana aveva pensato. Il prezzo dell'abito non è di certo accessibile, però sua madre ha sempre imposto sia a lei che a sua sorella di rispettare il loro status, mostrando la ricchezza di famiglia senza ostentarla ma facendola presente al resto del mondo tramite accessori o indumenti griffati, soprattutto nelle occasioni importanti.

Diana sa benissimo che sua madre sarebbe più che felice di acquistarle quell'abito, sarebbe addirittura entusiasta all'idea di vedere la figlia farsi signorina: dopo la decisione di studiare Ingegneria Meccanica, sarebbe una sorta di redenzione, nella sua ottica un po' così. «Certo, ottima idea. Mi chiedo come mai non ci abbia pensato prima.» la più piccola alza gli occhi al cielo, avvicinandosi all'assistente.

«Me lo chiedo anche io, in effetti.» Dušan la prende in giro, aspettando che entri nel camerino, si cambi, esca. «Comunque, penso che tua sorella possa arrivarci benissimo anche da sola: chi potrebbe mai regalarti un abito simile, se non il sottoscritto?» abbandona il divanetto su cui aveva preso posto per porgere una mano alla ragazza, incoraggiandola a fare una giravolta. «Tua sorella balla molto meglio di te.» puntualizza, trattenendola per un braccio quando la vede sbilanciarsi.

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