LVIII. Novello Faust

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Alla vigilia del ritorno dei quarti di Champions League, Vittoria vorrebbe prendere a testate un muro. Arriva in sala stampa non troppo dopo l'uscita di una notizia che definire scomoda è riduttivo ma ci arriva sufficientemente tardi: lo scoop è già sulla bocca di tutti. Rodrigo de Paul ha dato ancora una volta prova della sua arguta intelligenza, facendosi beccare ubriaco e non so cos'altro ad una festa, ovviamente in compagnia di Martina Stoessel.

A riportarle la notizia è stato Luca, rendendole nota la posizione del centrocampista prima che questa diventasse di dominio pubblico, anche se il reale problema di tutto ciò è un altro: il resto della squadra era ed è tuttora in ritiro, ritiro che lui ha chiesto di saltare per "motivi familiari", leggasi sulle note a piè pagina "ricovero della madre in ospedale". «L'articolo non è privo di considerazioni meschine.» afferma l'allenatrice, la prima domanda non può che vertere su quello.

«Ciò non toglie che de Paul si stia comportando in modo vendicativo nei confronti dell'ex moglie e poco professionale nei confronti della squadra di appartenenza. Per me è stato un colpo basso scoprirlo in quelle condizioni, specialmente dopo aver visto Gleison salutare in videochiamata la figlia, che ha sottolineato quanto le mancasse il padre. Detto questo, non meritava un trattamento del genere, ma le immagini, seppur parziali e frammentate, non hanno bisogno di un mio tentativo di difesa.»

«Al di là delle questioni private, nelle quali non voglio entrare più di quanto non abbia già fatto, gli servirebbe una bella scuola di senso del dovere. Credete che a me o ai ragazzi piaccia stare qui, in ritiro, quando potremmo essere a sollazzarci altrove?» domanda retoricamente, dando mostra di una temerarietà che non rientra appieno nel cosiddetto stile Juve.

Di solito riesce perlomeno a tentare di essere diplomatica ma, stavolta, sente che stanno lentamente passando il limite ed, in tutta sincerità, l'immagine di una Vecchia Signora disposta a farsi prendere per il naso dal primo argentino che passa è quanto di più distante ci sia da ciò che Vittoria vorrebbe venisse mostrato al mondo, soprattutto ora che gli occhi del mondo sono su di lei e sulla sua squadra.

L'unica cosa che le ha strappato un sorriso è la coerenza sempre dimostrata dalla stampa nei confronti dei bianconeri: non c'è loro big match senza il rituale scandaletto di avvicinamento, un'introduzione obbligata, un prologo necessario alla comparsa un scena, un roditore che vorrebbe annientarli da dentro, l'artista sconosciuto che, al posto di aprirti il concerto ed eclissarsi, mette in luce gli aspetti peggiori di te.

Appollaiata sul trono della Serie A, seduta al banchetto dei migliori otto club europei con vista sulla tavola imbandita che aspetta le prime quattro squadre del Vecchio Continente, guarda la platea di giornalisti mormorare. Con i mesi, ha acquisito lustro e sicurezza, non dà più l'impressione di plasmare, schifiltoso demiurgo, il nuovo corso del calcio italiano con altezzosa presunzione, quanto piuttosto forma, abile vasaio, la sua carriera di successo in successo.

Una il cui talento risiede nella capacità di esaltare il talento altrui, cinica, schiva, vendicativa, difficile da definire e da afferrare, soprattutto quando si tratta di ciò che succede – e fa succedere – all'interno delle cose, dello spogliatoio, della sua stessa vita privata. Ha buttato un occhio al contratto di de Paul prima di recarsi al cospetto della stampa, ha riletto le clausole, ha valutato il numero di convocazioni, partite disputate da titolare e da subentrato dell'argentino. Ha fatto due conti, ha visto quante volte le basterà non schierarlo e non convocarlo per sforbiciargli lo stipendio di netto.

Al termine della conferenza stampa, è un messaggio di Camila a strapparle una risata: l'ex moglie del centrocampista sudamericano non si perde una sua dichiarazione, sembra che provi un certo godimento nel vedere l'argentino invischiato in questioni extracampo che ne peggiorano sensibilmente la reputazione e ne annichiliscono la dignità. «Vuole fare il furbo ma non è furbo, le sue possono forse paragonarsi alle marachelle delle elementari.» l'italiana accetta di buon grado la chiamata dell'amica.

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