LXIII. Sette

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So che la finale di Champions s'è disputata a Saint-Denis, allo Stade de France, e che il Parco dei Principi non ha nemmeno 50 000 posti a sedere, però mi piaceva l'idea di farli giocare a Parigi: storia mia, regole mie.

«Perché il sette?» Vittoria domanda ad un fan che le chiede un autografo con annesso quel numero.
«Perché è il mio numero preferito.» risponde lui, facendo spallucce. Non c'è un motivo particolare.
«Come le finali di Champions che abbiamo perso. Bravo, bravo.» scherza lei e anche il tizio ride.
«Come il numero di quel fenomeno grazie al quale avremmo già interrotto la maledizione.» precisa Chiesa, firmando a sua volta un autografo.

«Chi, Ronaldo?» l'allenatrice gli fa un occhiolino ed entra alla Continassa, mentre progetta di farsi ricamare un sette su ciascuno degli abiti di rappresentanza che indosserà da lì alla finale di Champions. Ai giornalisti delle varie emittenti propina sempre una spiegazione diversa: per ricordarmi quante finali abbiamo già perso, perché è un numero adatto, ossia non può esprimersi nella forma ab+bc+ac, con a, b e c numeri interi positivi distinti, perché è il più piccolo numero naturale il cui cubo, 343, è palindromo.

Sette è un numero felice, ossia può sostituirsi con la somma dei quadrati delle cifre che lo compongono fino ad ottenere uno, è un numero fortunato, in quanto, prendendo una successione di interi che parte da uno (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21) ed eliminandone in prima battuta i numeri pari (1, 3, 5, 7, 9, 11, 13, 15, 17, 19, 21), in seconda battuta i terzi numeri perché il secondo numero è tre (1, 3, 7, 9, 13, 15, 19, 21), in terza battuta i sette, perché il terzo numero è sette (1, 3, 7, 9, 13, 15, 21) e via dicendo, il sette rimane, è un numero congruente, odioso, poligonale centrale.

Riempie interviste e conferenze stampa di sette, il primo numero primo di Woodall, un numero difettivo, un numero primo sicuro – può esprimersi nella forma 2p+1, con p che è un numero primo, detto numero primo di Sophie Germain, matematica francese, per la precisione parigina. Lei sì che è stata una donna coi fiocchi, troppo poco conosciuta. Romeo, tu la conoscevi?, interroga Agresti, indicandolo. Il giornalista scuote la testa e lei gongola: «Vedi? Non si finisce mai di imparare. Dicevo? Il sette? Grazie, Romeo.»

Numero primo di Mersenne, morto a Parigi nel 1648. Sette come gli elementi del primo gruppo del Sistema Periodico, tra cui il francio, anch'esso scoperto da una donna dei dintorni di Parigi, Marguerite Perey, collaboratrice di Marie Curie, sette come le classi di simmetria dei sistemi cristallini, come i colori dell'arcobaleno, le unità fondamentali del S.I., i pianeti ed i cieli dell'astronomia antica, i giorni che costituiscono una fase lunare, le stelle più luminose di Orsa Maggiore e Minore.

I colli ed i re di Roma, i colli di Lisbona, i mari secondo i greci, i comuni dell'altopiano di Asiago, gli Emirati Arabi Uniti, le isole Eolie maggiori, le isole maggiori dell'arcipelago Toscano, le isole Canarie maggiori, le isole dell'arcipelago di La Maddalena, i capoluoghi di regione italiani formati da sette lettere, i muridi, anche se topi e ratti non sono gli esseri più simpatici del mondo, le ossa del tarso del piede umano, le vertebre cervicali, il valore atteso della distribuzione della variabile casuale X="somma dei due punteggi nel lancio di due dadi".

«Proviamo? Romeo!»
«Ma perché sempre io?»
«Al volo!» Vittoria gli lancia i dadi, il corrispondente di Goal Italia per i bianconeri la raggiunge afferrandoli al volo e li getta sul tavolo: sette. «Ho studiato: sette come le fanciulle ed i fanciulli offerti da Atene a Minosse, i saggi filosofi greci, le Pleiadi, i Sette contro Tebe, le mucche di Apollo mangiate dai compagni di Ulisse e le mucche grasse e quelle magre nell'Antico Egitto.»

«La somma dei numeri su una coppia qualunque di facce opposte di un comune dado da gioco, anche.»
«E sai cos'hanno fatto a Roma, domenica scorsa?»
«Il giro delle sette chiese, a Firenze si fa di giovedì.»
«Hai sudato sette camicie per venire così preparato?»
«Sempre meglio dei sette anni di "studio matto e disperatissimo" di Leopardi.»

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