LXIV. Credere male

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Vittoria si china accanto a Neymar, piano. Appoggia una mano nell'erba, vicino al volto di lui. Gli obbiettivi di mille telecamere li raggiungono, quello che c'è tra loro ha fatto il giro dell'universo. La ragazza abbassa la testa, coprendosi il viso con i capelli più che può. Vorrebbe la sua privacy, in un momento così delicato. Allunga l'altra mano e la porta sulla pelle ambrata del fidanzato, al posto di quella di lui, liberandolo dalla nervosa cortina di ossa, carne e tendini che lo ripara dal mondo.

È quando incrocia il suo sguardo, che la sua vittoria assume delle tinte più fosche. Sapeva che sarebbe stato difficile ma non pensava così tanto. La Juventus vorrebbe festeggiare, erano più di vent'anni che non tagliavano un traguardo del genere, eppure a Vittoria non interessa più. Un po' si odia per questo, ha sempre avuto un solo obiettivo in mente, sogna di trovarsi in quella situazione da una vita intera e, adesso, non si dà neanche il tempo per godersela. Si mette totalmente da parte, pur di stare accanto a Neymar.

«Junior.» sussurra, flebilmente. È racchiusa una dolcezza enorme nel modo in cui pronuncia il suo nome, gli posa una mano sulla guancia e muove piano il pollice, disegnandogli la virgola di una carezza sulla pelle bagnata dal pianto. «Ti prego.»
«Vai via.» il calciatore non riesce a frenare le lacrime. Evita di incrociare il suo sguardo una seconda volta, non commetterà di nuovo lo stesso errore.

Vittoria non risponde, non dice niente. Ricorda l'altra finale persa dal Paris, tutte le eliminazioni subite in coppe e coppette, tutte le sconfitte della nazionale, tutti i cambi e gli infortuni, quando quasi ogni post partita era una tragedia. Le lacrime, le grida, i pianti. Gli oggetti scagliati sul pavimento, le schegge, i cocci, i frantumi. Le reazioni spropositate, ogni singola volta. Stare insieme per spartire il dolore, che alla fine era soltanto un farsi male reciproco.

«Non ce la faccio.» ammette lui, dopo attimi che sembrano eterni. Si è tirato a sedere ed ha appoggiato la fronte contro quella di Vittoria, a cercare riparo dagli occhi di tutti. «Quando facevo da solo ero troppo egoista e non vincevo niente.» abbassa le palpebre, parlando a fatica. I singhiozzi lo fanno inciampare nel suo cammino. «Ora mi hanno costretto a cambiare, non gioco mai da solo e qual è il risultato? Non vinco niente comunque!» spalanca gli occhi e scatta all'indietro, scottato da quell'esternazione.

Nel farlo colpisce un cameraman ma Vittoria è sufficientemente reattiva e lo afferra per un polso, costringendolo a sbilanciarsi contro di lei prima che il numero 10 possa anche solo pensare di sbraitargli contro di farsi gli affari suoi. Se lo attira addosso come se fosse un bambino da proteggere, sente le costole e le vertebre contro la sua pelle, i singhiozzi sempre più forti che lo scuotono, le braccia di lui che le avvolgono il bacino mentre le sue lacrime le spezzano il cuore.

È la realizzazione che Vittoria ha davvero attraversato il terreno di gioco per stare con lui che lo colpisce come un fulmine a ciel sereno, che lo paralizza e lo fa esplodere definitivamente. Da un lato c'erano i festeggiamenti, dall'altri lui. Ha scelto lui. Non sapeva cosa aspettarsi dall'italiana nel suo territorio ma, forse, quel lato protettivo era l'ultima cosa che avrebbe immaginato di trovare nella sua fidanzata. Silenziosamente, Vittoria allenta la presa sulla sua gabbia toracica, sfiorandogli la schiena con la punta delle dita.

«Junior.» lo richiama, vedendo Mbappé cercare il 10 della sua squadra. L'allenatrice incrocia lo sguardo del francese ed alza una mano per farsi notare. «Juninho, non voglio fare la parte di quella che ti lascia in balia dei media prima che tu ti riprenda, però abbiamo delle dichiarazioni da rilasciare.» torna ad accarezzargli la schiena, le lacrime stanno diminuendo.
«Traditrice, ci batti in finale!» esclama Kylian. Si tira addosso l'attenzione di molte delle telecamere, dando un minimo di sollievo a Neymar.

«Be', se voleste venire alla Juve...» risponde lei, con un sorriso. Batte il cinque all'idolo dei bleus, colui che, solitamente, ha il – brutto, per gli avversari – vizio di crearsi i gol da solo. Non saprebbe dire se, attualmente, sia il migliore al mondo ma sa che, in molti casi, è un dibattito che non esiste, perché esistono le categorie.
«Hai sentito, Ney? La juventina, qui, fa grandi richieste...» il numero 7 scherza con il brasiliano, che forza un sorriso e si asciuga le lacrime nella maglia.

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