LXXIII. Luca, Lucas, Lucão

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«Ragazzi, oggi siamo qui riuniti...»
«Cos'è, l'incipit di un matrimonio o di un funerale?» Alberto si stropiccia gli occhi, sbadiglia e si sistema meglio sul cuscino chiaro della poltroncina. È finito in quella situazione decisamente per caso ma è abbastanza sicuro che gli astanti – Luca ed Isabel, la fidanzata di Håland – non si trovino lì per un motivo più valido. Semplicemente, il norvegese ha invitato Vittoria a Manchester per qualche giorno, in primis per fare compagnia ad Isabel che, appena trasferitasi, non conosce ancora nessuno, in secundis perché hanno discusso un bel po' del suo trasferimento al City, confrontandosi sui pro e sui contro dell'operazione, sulle prospettive future, su tante cose.

Le paturnie di Erling sono decisamente state l'argomento principale dell'estate di Vittoria, che tutto sommato ha potuto pensare a qualcosa che non fossero il parto e l'organizzazione del matrimonio. Il viaggio a Manchester le sta anche dando modo di superare gli ultimi residui di quel momento di down che l'ha avvolta subito dopo la nascita di Aëla e fortunatamente si è dissipato piuttosto in fretta, senza mai sfociare realmente in qualcosa di ingestibile, problematico o addirittura pericoloso e per lei e per la bambina.

«E ragazze, prego, dal momento che ci sono anch'io.» reclama Isabel, indicando se stessa. Vittoria allora ricomincia, anche se vede che i tre si stanno divertendo abbastanza ad impedirle di parlare.
«Ragazzi e ragazze...»
«Sarebbe più carino invertire, sai, prima le donne...» stavolta è Luca ad interromperla, guadagnandosi la prima occhiataccia di giornata.

«Ah, io direi anche soltanto ragazza, dato che, oltre a me, non ne vedo, considerato che tu stai parlando, quindi non ti includi...»
«Cosa mi sono perso?» a raggiungerli è Lucas, sciatore norvegese classe 2000.
«Luke!» esclama Vittoria, alzandosi in piedi e sporgendosi ad abbracciarlo. Si conoscono da un po' di anni, per la precisione da quando l'allenatrice, un'estate, ha deciso che, stanca del caldo, si sarebbe momentaneamente trasferita in Norvegia.

È un tipo particolare Lucas, di madre brasiliana, padre norvegese, due volte a medaglia nei mondiali juniores di sci alpino, ha debuttato in Coppa del Mondo nel 2018, si è rotto piatto tibiale e legamento crociato del ginocchio sinistro nel 2021 ad Adelboden, in Svizzera, nel 2022, a Wengen, ha portato a termine la rimonta più grande mai completata in una gara di Coppa del Mondo: dalla ventinovesima posizione della prima manche, è salito sul gradino più alto del podio di una delle piste più famose del circo bianco.

Seppur abbia soltanto 22 anni, si è già trasferito una ventina di volte, prima a causa della separazione dei suoi genitori, successivamente per la sua innata irrequietezza. Non ha mai davvero avuto il tempo di ambientarsi da qualche parte, perché l'ombra dei traslochi l'ha seguito ovunque. Da piccolo piccolo ha vissuto in Brasile, quindi è stato preso in custodia dal padre ed ha fatto ritorno in Norvegia, dove ha iniziato a giocare a calcio, sognando di diventare Ronaldinho, per il quale anche Vittoria ha sempre avuto un debole.

Poi, è iniziata la girandola dei cambiamenti, suo padre l'ha introdotto allo sci, ai continui traslochi, nuove lingue, culture, case, persone, una costante sensazione di inadeguatezza, perché sei sempre quello nuovo, diverso, strano, devi adattarti, ambientarti, capire, capire che alla fine non è poi così importante, che conta non perdersi, non sentirsi scivolare via come i legami che si creano fino a quando la distanza non li rompe, non lasciare indietro pezzi di sé.

A suo padre non interessava tanto renderlo un campione, probabilmente non ci ha mai pensato davvero, ciò che gli importava maggiormente era avvicinarlo alla neve ed alla natura, in modo che potessero viaggiare insieme, due sci ed un pianeta di montagne da scoprire ed esplorare, perché quando sei un istruttore di sci che si sposta di comprensorio in comprensorio in base a dove c'è necessità, l'indole vagabonda ti scorre nelle vene.

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