XXXV. Superare Ancelotti

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Vittoria piega le gambe sulla seggiola, sbadigliando mentre si sporge ad afferrare la teiera di fianco a sé. Gioca distrattamente con l'etichetta della bustina che essa contiene, distogliendo lo sguardo dallo schermo del computer per versarsi una tazza di tè verde, poi torna a concentrarsi sulle peripezie che, da qualche tempo, affliggono la carriera di El Bandido, James Rodríguez. Nel 2020, il trequartista ex Real Madrid è stato ceduto a titolo definitivo e gratuito all'Everton, dove ha ritrovato Ancelotti e dove probabilmente è iniziata la sua fine.

Il colombiano ha debuttato in Premier il 13 settembre, trovando il primo gol nemmeno una settimana dopo e la prima doppietta il 3 ottobre, contro il Brighton. L'avvento di Benítez sulla panchina dei toffees, però, lo ha relegato ai margini della rosa, tanto è vero che, il 22 settembre 2021, il club qatariota Al-Rayyan ne ha annunciato l'ingaggio. Una mossa di marketing che si sarebbe rivelata intelligente, nel caso in cui la Colombia si fosse qualificata ai mondiali dell'anno successivo.

L'allenatrice abbassa leggermente una spalla, cercando di evitare che la spallina della canottiera che indossa sotto il dolcevita in cotone color panna le si sfili del tutto e lei debba rimetterla a posto, guardando James rendersi protagonista di quello che, ad oggi, è l'highlight più significativo della sua esperienza qatariota: sul rettangolo di gioco, è il primo a soccorrere Ousmane Coulibaly, difensore dell'Al Wakrah colpito da infarto nel bel mezzo di un match tra le squadre del Golfo Persico. Secondo il medico dell'Al Wakrah, l'aver sistemato correttamente la testa di Coulibaly in modo che potesse respirare ha salvato la vita al giocatore.

Vittoria si chiede da un po' come mai un trequartista moderno come James abbia, calcisticamente parlando, fatto quelle fine. Il 10 della Colombia l'ha sempre affascinata e, oggi, non riesce a spiegarselo. La sua capacità di giocare a ritmi elevati, senza risparmiarsi in fase di non-possesso, sarebbe sufficiente a mettere in riga almeno metà dei suoi pari ruolo tesserati dai top club mondiali, eppure il sudamericano classe 1991 è finito a ricoprire il ruolo della comparsa fin troppo spesso nella sua comunque scintillante carriera.

James non è un fenomeno nel dribblare l'avversario, né protegge palla tanto bene quanto la maggioranza dei sudamericani, eppure ha un'intelligenza ed una tecnica calcistiche generalmente superiori alla media. Le sue possibilità di incidere sulle partite si giocano su quei 2 fattori, cui va aggiunta una buona dose di dinamismo, che non fa mai male. La sua tecnica nel colpire la palla è sopraffina e non c'è declino fisico che possa minarla, ha cercato di spiegare l'italiana ad Agnelli e compagnia, mettendolo nel mirino per il mercato invernale.

Non è solo una questione di traiettorie, ma anche di gestualità: vedete come sposta la gamba, dopo che il piede ha colpito?, ha domandato, retorica, alla dirigenza bianconera, proponendo – propinando, direbbe qualcuno – all'uditorio video su video delle prodezze di un dimenticato come tanti con le qualità di pochi. È riguardando Colombia-Uruguay dei mondiali brasiliani del 2014 che è tornato vivo in lei il pallino per James, è anche per questo motivo che il sudamericano sta per atterrare a Torino. Lui e Vittoria non si conoscono di persona ma una cena interlocutoria risolverà le cose.

Quando, dopo l'1-0, la partita si fa più agevole, James alza il suo raggio d'azione, iniziando a galleggiare tra le linee. Si smarca, riceve, smista il pallone, dà ampiezza e continuità al gioco della sua nazionale, rendendo il possesso qualcosa di denso e concreto, tangibile. Di tanto in tanto, si concede qualche sghiribizzo, come quel dribbling, tutto un palleggio, su Egidio Arévalo. Seppur James non abbia mai avuto lo spunto per l'uno contro uno, se a fare la prima mossa è il difensore, può saltarlo sul posto con la tecnica, che è anche il motivo per cui Vittoria lo vuole a Torino. Lo esige a Torino.

«Io vado!» esclama Gavi, dall'ingresso, sollevandosi il cappuccio della giacca sulla testa.
«Mati domani gioca, non andate a letto tardi!» risponde lei, riferendosi a Soulé mentre spegne il computer e si allunga ad accarezzare Gary.
«No, mamma, non faremo tardi!» la prende in giro il più piccolo, facendole scuotere la testa con un mezzo sorriso. Vittoria si alza e si stiracchia, poi si va a vestire, abbandonando con un sospiro addolorato la comoda tenuta da casa: sotto al dolcevita bianco, l'azzurro di calzettoni del Manchester City regalatile da Håland e calzamaglia della stessa squadra regalatale da Ederson.

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