XXIX. Una cimice nel taschino

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«Sarà una partita impegnativa, su questo non c'è dubbio.» Vittoria intreccia le dita e si avvicina al microfono della sala stampa. «Il Chelsea viene da un ottimo inizio di stagione, ha inanellato 10 vittorie tra campionato, Coppa di Lega e Supercoppa Europea, al netto di 2 pareggi e della sconfitta con il City, inoltre sono i campioni in carica e questo fattore non va assolutamente sottovalutato. È la quinta volta che ci incontriamo in Champions ed il bilancio è di una vittoria a testa, quindi, dal punto di vista della scaramanzia, i numeri aiutano poco.»

«Aggiungo anche che i blues hanno subito soltanto 4 gol nelle ultime 14 partite di Champions, nonché 3 nelle ultime 32 dei gironi. Mendy non ha mai incassato più di una rete per match nei sopracitati 14 incontri ed è il secondo più veloce della storia a raggiungere 10 clean sheet nella competizione, impiegando 13 presenze a fronte delle 11 di Navas.» l'allenatrice sceglie di mettere in luce quelli che sono i punti forti del Chelsea, in modo da scaricare quanta più pressione possibile sugli avversari: non vuole le luci dei riflettori puntate su di lei.

«Inoltre, tornando ai gironi, non vi perdono da 12 turni consecutivi e Tuchel ha il 68% di vittorie nella fase della competizione. Occupa il terzo gradino del podio dietro soltanto a Heynckes (73%) e Guardiola (71%) tra chi ha all'attivo almeno 20 panchine in questa fase.» afferma, dati alla mano. «Ciò detto, i favori del pronostico ondeggiano, perché, alla fine, solamente il Real ha vinto più sfide di noi contro i campioni in carica – 11 a 7 – e, l'ultima volta che il Chelsea ha giocato a Torino, nel novembre del 2012, è stato un vero e proprio massacro: 3-0 per noi e ciao ciao campioni in carica.»

«Oggi è diverso, proveremo a lanciare sassi contro i giganti, perché i loro infortunati si contano sulle dita di una mano – Kanté, Mount e James –, mentre a noi una mano non basta. Saranno sicuramente fuori De Ketelaere, Douglas Costa, Dybala, Hickey, Miretti, Pellegrini e Perin.» enumera, visibilmente preoccupata per una rosa rivelatasi più corta del previsto. «Icardi è da valutare, ha accusato un lieve affaticamento e vedrò se rischiarlo o meno in base a come si metteranno le cose.» termina di rispondere alla domanda piuttosto articolata che le ha posto un giornalista della Gazzetta dello Sport.

«Buonasera Mister, io le chiedo 3 motivazioni per le quali guardare Juventus-Chelsea piuttosto che un'altra partita di Champions.»
«Buonasera a lei, perché guardarci?» Vittoria fa una pausa ad effetto, sembra che stia pensando a cosa rispondere, vuole soltanto creare aspettative negli ascoltatori. «Perché, innanzitutto, tra le nostre fila giocheranno 2 Federico, di cui uno falso nueve. Arte povera, un po' vintage.» dice, riferendosi a Bernardeschi, la sua ultima spiaggia.

«Perché, nonostante gli indisponibili siano tanti, sia noi che loro stiamo apparentemente da bene a molto bene e perché, nonostante loro siano i campioni in carica, non hanno un tizio che di nome fa Federico e di cognome Chiesa.» conclude, sorniona. «Piccolo corollario: perché la Champions è la Champions e, che lo vogliate o meno, Juventus-Chelsea è la miglior partita in programma. Se siete appassionati veri, domani sera non troverete di meglio da fare.»

Vittoria termina la conferenza stampa in perfetto orario, passa da casa a cambiarsi e raggiunge l'aeroporto di Caselle: per quanto un'eliminazione dalla Champions non possa verificarsi al primo turno del girone, lei e Neymar hanno deciso, calendario permettendo – ed il calendario, incredibilmente, lo permette sempre –, di assistere dal vivo l'una alle partite dell'altro e viceversa. I tacchi a spillo dei suoi ankle boots neri con inserti bianchi ticchettano sull'asfalto, sul pavimento dell'aeroporto, nel corridoio del velivolo, sull'asfalto di Parigi, tra le gradinate del Parc des Princes.

Le parigine in lana si nascondono sotto il lungo cappotto bianco, che cela anche una minigonna plissettata ed un maglioncino traforato. Non impiega molto tempo a mimetizzarsi con il resto della curva, segue stabilmente il Paris da anni, ne conosce a memoria i cori e le vittorie, i fumogeni e le sconfitte. I padroni di casa non impiegano nemmeno 8 minuti a trovare il gol del vantaggio, Gueye segna e lo stadio viene giù. Vittoria, che ha attaccato bottone con una ragazza incontrata a prendere un bicchiere di birra alla spina e ha scoperto essere la sua vicina di posto, esulta con lei.

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