LXX. Superga

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«Tu fai il bravo.» Neymar indica Richarlison, che alza le mani e fa un passo di lato, allentandosi appena di più da Vittoria. «Tieni le mani a posto e, ancor di più, tienila d'occhio, ché lei pensa di essere in condizioni normali ma non la è.»
«Penso di poter iniziare a fare parkour non avendolo mai fatto in vita mia, non vedi che silhouette adatta alla disciplina?» Vittoria si sfiora il busto, ridendo.

Neymar tornerà per quest'inizio di vacanze estive in Brasile, dalla sua famiglia, mentre lei rientrerà in patria con al seguito Richarlison, obiettivo esame pratico per la patente. Inoltre, essendo al settimo mese, ha in programma la visita che per la prima volta le consentirà di intravedere i lineamenti di Aëla, l'ecografia tridimensionale.

«Diffida delle sue battute: diventano realtà prima che possa accorgertene.» il numero 10 del PSG mette ulteriormente in guardia Richarlison, che annuisce. «Tu, invece, evita che quest'idiota si rompa: c'è tutta l'estate, è vero, ma non è sufficiente a recuperare in tempo per i mondiali se, per dire, si gioca un crociato.»
«È bello quando la gente ti dà fiducia.» l'ex Everton storce il naso e scuote la testa, Vittoria fa più o meno lo stesso.

Le ultime ore che l'italiana ed il più piccolo dei due brasiliani trascorrono a Londra sono impiegate in un tour delle due abitazioni rimaste nella lista di Richarlison e, a giorni alterni, Ginevra, che un po' vorrebbe, un po' non lo sa. Il primo è un immenso attico in una delle zone centrali della capitale britannica, sprovvisto di giardino ma tanto esteso da poter ospitare un'intera serra, la seconda è una villa poco fuori dalla città, meno comoda a livello di trasporti ma dotata di uno spazio all'aperto notevole.

Richarlison sembra propendere più per la prima sistemazione, anche per la comodità derivante dagli spostamenti interamente delegati ai mezzi pubblici – sai, se non dovessi passare l'esame... – e per il semplice fatto che, se un bel giorno dovesse decidere di uscire a fare due passi, almeno non sarebbe in mezzo al nulla e, considerato che a Londra piove sovente e gli ingressi ai musei sono gratuiti, sarebbe sciocco non approfittarne.

«Potresti addirittura diventare acculturato.» lo prende in giro Vittoria mentre, recuperati i bagagli di lui, si dirigono in aeroporto. Il calciatore abbozza un sorriso ma non dice niente, guarda le goccioline d'acqua che rigano i vetri del taxi e deformano la città che si staglia, imponente, oltre di loro. Non sa perché abbia come l'impressione che, con il decollo, si chiuda un capitolo della sua vita e, con l'atterraggio, se ne apra un altro.

Forse è perché adesso la stagione è veramente finita, forse è perché tutto ciò che farà dall'atterraggio in poi sarà svolto in ottica mondiali, sempre che lo convochino, forse è perché la patente viene considerata una tappa fondamentale nel passaggio alla vita adulta, nonostante lui continui ad avere un bisogno relativo, per non dire nullo, della licenza di guida.

Atterrano a Malpensa che è già piuttosto tardi, cenano dalla nonna di Vittoria, che si è subito dimostrata entusiasta all'idea di rivedere la nipotina, fanno colazione con Ginevra, che ha un'ora buca ed entrerà a scuola alle nove e si lamenta dall'inizio alla fine del tempo che trascorrono insieme degli ultimi giorni di scuola e della maturità, passano da Alberto a recuperare Gary, fanno ritorno verso Torino. 

Arrivano nel capoluogo piemontese che è quasi ora di pranzo e, mentre Richarlison si sistema nella stanza degli ospiti, Vittoria esce a fare la spesa, optando, di comune accordo con il brasiliano, per qualcosa di fresco e leggero: per quanto Torino sia situata piuttosto a ridosso delle Alpi, quando fa caldo, fa veramente caldo.
«Andiamo in macchina, così poi ti faccio fare un giro. Hai stampato la P?» Vittoria interroga il sudamericano, che le sventola davanti agli occhi il foglio A4, fiero del suo operato: il computer impostato in italiano l'ha messo a dura prova, è persino dovuto ricorrere al dizionario che l'allenatrice ha sulla libreria lì a fianco.

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