LXVIII. Varesina Orchidee

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Quando torna a casa, Vittoria è stanca. È stanca di tante cose e per tante cose, è stanca fisicamente, perché non ha dormito e perché Aëla inizia ad avere il suo peso, è stanca mentalmente, perché vive nell'incompiuto che si fa breccia nel compiuto, perché, se con la Juventus ha "finito", con Neymar ha lasciato le cose a metà e adesso, mentre la Maserati segna le quattro di notte e Gavi dorme sul sedile del passeggero, lei vorrebbe parlargli ma non vorrebbe svegliarlo.

Ha bisogno di rimettere a posto un po' di conti, di definire un po' di date, di parlare con un po' di persone. Ha bisogno di fare tante cose, non di complicarsi la vita, cosa che, evidentemente, non vuole fare nemmeno Neymar. Se lo trova davanti addormentato, su un angolo del divano, per non disturbare Gary, acciambellato addosso a lui. S'è assunto la responsabilità di spianare la strada della pacificazione, Neymar, e c'è riuscito benissimo.

Ha saggiato la volontà di Vittoria di rinfacciargli cose più che giuste, ha preso un aereo, l'ha raggiunta con il suo passo. Ha affrontato i problemi con calma, come fa chi riconosce i propri limiti ed è pronto ad abbassare le difese quando serve ammettere di aver sbagliato, come fa chi non ha paura di cadere dalla parte del torto perché sa che aprire il cuore è la scelta giusta.

Qualche insicurezza deve essergli venuta quando il distacco da Vittoria, ben più esplosiva di lui, invece di accorciarsi, come aveva iniziato a fare, si ampliava, quando la figura di lei si è fatta prima profilo al suo fianco e poi puntino sempre meno visibile davanti a lui. È tornata ad essere riconoscibile dietro le sue palpebre addormentate. Non molto, ma abbastanza da dargli fiducia.

È tornata ad essere riconoscibile anche nella vita reale quando, dopo aver letto il contenuto del bigliettino che le ha lasciato in bagno, se preferisci che io rimanga sul divano, capisco, per questo non sono a letto, ma se ti dovessi svegliare per motivi strani vieni a chiamarmi, non voglio che tu rimanga sola, perché io non ti lascio sola, si ferma accanto a lui. È abbastanza per convincerlo del fatto che nulla è davvero scritto, che nella vita è necessario aspettare ma senza pensare troppo al domani, ché, se si pensa troppo al domani, si finisce per sentire addosso tutto ciò che si è passato e non andare più avanti.

Gli accarezza una guancia, Vittoria, è un tocco leggerissimo eppure basta a fargli aprire gli occhi, a strappargli un sorriso involontario che le dice tutto e le scioglie il cuore, perché spiana una strada che stava esagerando con i metri di dislivello e l'equazione più salita uguale più spettacolo spesso non dà un risultato convincente. È un'equazione imprecisa se non sbagliata, le salite sono necessarie ma, a volte, conviene non accumularle tutte in un periodo solo, soprattutto quando non sono poi un granché.

C'era da essere parecchio ottimisti a pensare di poter abbandonare un angolo di divano grazie ad un bigliettino ed un sorriso quando si hanno alle spalle parole di un certo peso e si ha davanti una persona come Vittoria ma, tra l'ottimismo sfrontato e l'allucinazione intorpidita di chi, alle quattro di notte, si sveglia da un sonno turbolento e da una posizione scomodissima, c'è spesso poca differenza.

Con la speranza e basta, di solito, si fa poca strada ma Neymar, patendo da Parigi, aveva portato con sé una buona dose di speranza. Non si è perso per strada né si è perso d'animo, si è convinto a tal punto del fatto che ogni cosa sarebbe tornata al proprio posto che adesso, mentre si stiracchia ed incastra una gamba tra quelle di Vittoria, ripiombando in un sonno profondo e molto meno agitato di prima in men che non si dica, gli sembra quasi normale che non si sia sognato nemmeno per un secondo di mettere anche solo un minimo in discussione la versione dei fatti che s'è creato nella testa.

È vero che, quando si sveglieranno, la situazione sarà diversa, perché pensare che tutto si sistemi con un bigliettino ed un sorriso è pretenzioso ma, se lui continua a convincersi e le cose ad accadere, si finirà a contare i giorni che mancano al termine della gravidanza o all'inizio della prossima stagione mentre si spende l'estate tra ferie ed organizzazione del matrimonio. Eppure, la mattina successiva, scorre via tranquilla.

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