XXIII. China

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«Mettiamola ai voti!» esclama Paulo, affiancando Vittoria, che sta frugando nel suo armadietto per recuperare la maglia che cerca. L'allenamento è terminato ma il social media manager ha chiesto di organizzare una sfida qualunque per realizzare una diretta Instagram che duri all'incirca mezz'ora e gli faccia capire quanto il format possa rivelarsi appetibile. Il numero 10 si è offerto volontario, ha bisogno di scrostare un po' di ruggine dopo l'infortunio subito a Napoli, ma gli serve un avversario, ruolo che nessuno pare voler ricoprire.

«Chi vota per Mauro?» domanda, pimpante, mentre la punta centrale alza le spalle, conscio di avere i polsi legati: è ovvio a chi toccherà. Tutte le mani si sollevano per lui, tranne la sua. Gli sembra anche di vedere una gamba, è quella di Weston, terrorizzato all'idea di dover fare qualcosa – qualsiasi cosa – per cui non è portato. Dopotutto, in linea di massima è capace soltanto di investire i piedi della gente con le macchinine telecomandate. E di restare ore in bagno dopo aver bevuto un caffè, sì.

«Te la senti?» Vittoria gli sfiora un bicipite con i guantoni appena indossati, mentre tornano in campo. I suoi occhi sono velati di preoccupazione, il silenzio dell'argentino ha abbassato la temperatura nella stanza di una decina di gradi.
«Ora che avete già deciso, il mio parere conta?»
«Sì, a quanto pare sei coinvolto in questa... cosa
«Non ho molta scelta.» borbotta lui, rassegnato. Paulo non fa caso a loro, ha il pallone tra i piedi e sta salutando chi già partecipa alla diretta.

Mauro lo guarda, augurandosi sadicamente che ci inciampi dentro. Gli è difficile controllare la rabbia, vorrebbe prendere a schiaffi lui e tutti i suoi compagni, perché non sanno quanto gli costi, quanta sanità mentale ci sia in gioco, quanta sofferenza dovrà mettere in campo, perché vorrebbe potersi divertire, invece sarà finzione. Le cose con Wanda vanno malissimo, stanno precipitando in un burrone senza fine e lui vorrebbe soltanto sfracellarsi al suolo per non doverci più pensare.

Visti così, i due attaccanti di Vittoria hanno pochi mesi e tanta vita di differenza. Quando il più grande ridacchia di circostanza alla battuta di Dybala, le è chiaro che lo ucciderebbe volentieri a mani nude. Il 10 restituisce il cellulare all'ideatore della sfida, dedicando un'ultima occhiata maliziosa alla videocamera: è sicuro di vincere e non fa niente per nasconderlo. Glielo si legge nelle iridi, nel sorriso sfrontato, nel modo in cui si sistema i capelli.

Il social media manager rivolge una minima attenzione alla valanga di commenti che gli piove sotto le dita e scuote la testa: gli occhi di Dybala sono da considerarsi un'arma e l'argentino il tipo di persona che non sa utilizzarla. Non dovrebbe piantarli addosso alle ragazzine in quel modo, non è consapevole di come appaia da fuori. Se non dovesse imparare a gestirli, ucciderebbe schiere di tifose senza nemmeno rendersene conto.

Le regole del gioco sono semplici, Vittoria in porta, i sudamericani in attacco. Un preparatore atletico ha disseminato qua e là una decina di cinesini, disegnando sull'erba una specie di Pac-Man i cui bordi indicano le posizioni dalle quali si dovrà centrare la porta. Per farlo, si hanno a disposizione 5 palloni a testa. La "pizza cui è stata tolta una fetta" si inizia a percorrere dal dischetto, quindi, nel caso in cui si segni, ci si muove a sinistra della porta e ci si avvicina alla stessa, tra l'area e l'area piccola.

Il terzo cinesino si trova sull'angolo sinistro dell'area di rigore, il quarto ed il quinto occupano la trequarti, il sesto lambisce il cerchio di centrocampo e, simmetricamente, sul lato destro del terreno di gioco, vi sono altri 4 cinesini. Se il giocatore dovesse fallire tutti e 5 i tentativi che ha a disposizione, sarebbe costretto a tornare indietro di un cinesino, perdendo la base appena conquistata. Vince chi termina per primo il giro, tornando agli 11 metri.

Icardi colpisce seccamente il primo pallone, dando vita ad un tiro imparabile che termina alle spalle di Vittoria senza particolari cerimonie: rincorsa, fucilata, angolino, rete. La ragazza gli restituisce la munizione ed aspetta che raggiunga il cinesino successivo, che calibri il tiro, che calci. Il pallone si impenna e spiove all'ultimo, si infila sotto l'incrocio dei pali, le sfiora la punta delle dita, le supera, gonfia di nuovo la rete. «Vittoria!» urla Paulo, contrariato.

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