«Ti vuole bene.» Vittoria commenta il modo dolce in cui il piccolo brasiliano dà la buonanotte al padre prima di alzare lo sguardo su di lui, che ha abbandonato il divano per accompagnarlo a letto.
«Cresce così in fretta.» scuote la testa il più grande, felice di potersi lasciar andare alla tranquillità, concedersi una pausa dal mondo patinato di cui fa parte, prendersi un momento tutto per sé.Vittoria posa il braccio destro sullo schienale del divano, il palmo della mano a sorreggerle la testa, le gambe piegate ed i pantaloncini della Juventus fatti su per metà a causa del modo in cui si è messa in quella posizione. Ha deciso di provarci, alla fine, di dargli una chance. Stanno insieme da agosto ed ormai è maggio inoltrato.
Ci sono tante cose che le piacciono di lui: la pelle dorata, gli occhi ambrati, l'assenza totale di ghirigori nella vita di tutti i giorni, radicalmente contrapposta al suo modo di vedere, pensare e giocare il calcio, tanto barocco da risultare stucchevole nella sua inefficacia arginata solo da un talento smisurato. Radicalmente contrapposta al suo modo di porsi di fronte ai media, ai riflettori. Ai giornalisti, anche.
«Non rischiare di finire in sedia a rotelle, quest'anno. Nel 2014 non ci conoscevamo ma quell'intervista...» Vittoria gli posa la mano libera sulle gambe, rivivendo nella mente la conferenza stampa in cui lui annunciava, le lacrime agli occhi, che avrebbe dovuto lasciare la Coppa del Mondo.
«E tu non perdere anche questa finale.» il ragazzo le tocca il naso con la punta dell'indice, furbo.«Voi siete soliti fare questo genere di cose, no?» la pungola di nuovo e lei sbuffa, l'avambraccio lasciato cadere sullo schienale del divano e la testa ad inclinarsi tanto da toccare la spalla.
«Ci stai prendendo gusto, eh?» non può fare a meno di commentare lei, con un tono a metà tra il lamentoso e l'esasperato.«Chi hai visto di promettente per l'anno prossimo?» il ragazzo le porta una mano tra i capelli solo per toglierle dal viso qualche ciocca finita davanti agli occhi in quel collassare studiato.
«Tre prospetti piuttosto interessanti: Riqui Puig, classe 1999 del Barcellona, Rafael Leão, sempre classe 1999 dello Sporting Lisbona, ed, eventualmente, Musa Barrow, 1998 dell'Atalanta.»«Solita tattica del 2+1.» il calciatore annuisce, sfiorandole piano una guancia.
«Già, peccato che io dia loro un 2 molto chiaro e loro me lo rimaneggino a caso... Zaniolo ci ha fatto penare quest'anno, con l'Inter ci ha segnato un solo gol ma perché siamo stati fortunati sia sull'1-1 dell'andata che sull'1-0 per noi del ritorno. Adesso la paghiamo cara, se passiamo i playoff. È scritto.»«Il destino ce l'ha con voi.»
«È una dichiarazione di guerra.» scherza lei.
«Ti fa un favore, se gioca bene: dimostra alla società che avevi ragione.»
«Come se ce ne fosse bisogno. E, poi, vuoi mettere averlo che gioca bene per me? È tutta un'altra cosa.» dice Vittoria, sorridendo quando lui le stampa un bacio sulle labbra e le appoggia la testa sulle cosce.«Mi piace come tu ci tenga, qui a Parigi è un macello.» constata il ragazzo, laconico, bravissimo a centrare il fulcro del problema ma del tutto incapace di elaborare un piano per far riassorbire in maniera efficace la ferita. «Non è che puoi mollare i bianconeri per noi?» si lascia andare ad una risata che sfocia in uno sbadiglio memore della stanchezza generale e dello stress accumulato in tutti quei mesi. Lo stress enorme di tutti quei mesi.
«Mmh.» mugugna l'allenatrice, rigirandosi il ciondolo a forma di J tra le dita. J di Juventus, ma gliel'aveva regalato lui. «Siete un disastro.»
«Non c'è niente che non si possa risolvere, no?» l'altro accompagna quelle parole con un sorriso anche un po' ostinato, lo sguardo eloquente e le dita ad arenarsi sulla nuca di lei per costringerla a piegarsi e poterlo baciare.«Mi conosci, non li mollo senza un motivo valido.»
«Lo so.» ammette lui, sapendo che sarebbe inutile insistere, perché è fatta in quel modo e la Juventus, per lei, è ambizione, passione, ossessione, delusione, ostinazione, soddisfazione. Un'emulsione di stati d'animo, spesso in contrasto tra loro.
«Prima o poi arrivo ad allenare la prima squadra, a sfidarti ed a batterti.» si trova ad affermare Vittoria, stroncando sul nascere eventuali obiezioni.
STAI LEGGENDO
𝟙𝟘 | 𝕁𝕦𝕧𝕖𝕟𝕥𝕦𝕤 𝔽ℂ
FanficNon arrivi a condurre una squadra all'apparenza senza speranza verso la gloria eterna per caso. Entrata dalla porta sul retro come un generico Signor Nessuno. Una delle tante, diventata presto l'idolo di tutti.