Burnout

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JAKE'S POV

Testarda e cocciuta.

Intelligente, come pochi, razionale ed equilibrata, il più delle volte. Ma se c'è un forte coinvolgimento emotivo allora diventa testarda e cocciuta.

In fondo è anche questo che amo di lei: il suo essere passionale.

Alan, ieri sera, aveva ragione: è una donna forte, ma con le sue fragilità, e ha bisogno di qualcuno vicino che la ami incondizionatamente e che le stia accanto nei momenti difficili. Sono venuto qui per questo.

Però dannazione, Joan, mi devi anche mettere in condizioni di aiutarti.

È tesa, molto tesa, provata da tutta questa storia e spaventata. Ha paura di soffrire...ancora. La capisco. Poco fa è scattata per quella frase che ho detto...be' sì, magari non avrei dovuto dirlo in quel momento, ma ha avuto una reazione molto forte...per difendersi...da me.

Da me!
Che su ogni altra cosa vorrei poterla proteggere da ogni pericolo, fisico e non solo...

Da me...
...Che la amo da morire.

Ma è vero, parte della sua sofferenza la sta vivendo a causa mia, per quello che non le ho confessato... Ecco perché mi è venuto da dirlo subito, non vedo l'ora di poterle finalmente spiegare tutto.

Sì è arrabbiata, si è spaventata, era veramente tesa... Quando l'ho toccata era tutto un groviglio di nervi. Volevo calmarla... Ma poi è fuggita via appena ha saputo che Richy era qua fuori.
Perché le persone che ama vengono sempre prima del suo benessere.

E corrergli incontro così come ha fatto, temo che possa essere rischioso. Non credo sia pronta ad affrontarlo, lui che è stato contemporaneamente suo caro amico e suo più grande nemico, e che l'ha sottoposta a prove davvero dure e difficili da superare.

Ho provato a fermarla, senza successo. Perché lei è così, testarda e cocciuta, appunto.

E irresistibile, devo ammetterlo.

Le corro dietro, non posso lasciarla sola in questo momento delicato. È arrivata all'ingresso del vialetto, credo che lo abbia visto, poiché si è fermata.

Guarda fisso davanti a sé.
Non muove un muscolo.

Non è un buon segno, sta incassando un forte colpo senza batter ciglio. Faccio per avvicinarmi, vedo gli occhi lucidi puntati su Richy, fermo, in piedi, accanto alla mia auto che la guarda, anche lui quasi in lacrime.

Joan mi blocca, alza una mano ad indicarmi di non andare oltre. Mi fermo dove sono, ad un paio di metri da lei.

D'un tratto la vedo cadere sulle ginocchia, si porta le mani tra i capelli e dà un urlo. Uno sfogo, sta cercando di buttare fuori tutta la rabbia che ha dentro. Si china in avanti e resta raggomitolata a terra, la testa sulle ginocchia e le mani ancora tra i capelli.

Trema.

Non so cosa stia succedendo, so solo che mi si sta spezzando il cuore a vederla così.

Io non ero amico di Richy, lo conoscevo solo per quello che avevo visto e sentito tramite il cellulare di Joan. Eppure, quando l'ho visto nella miniera in fiamme, mi sono sentito combattuto, tra l'odio per il male che aveva fatto a lei e a mia sorella e il desiderio di salvarlo, perché sapevo che Joan, Jessica e gli altri ci tenevano a lui.

Lei invece gli voleva bene. Quindi posso solo immaginare quanto sia difficile, adesso, accettare che Richy fosse l'uomo senza volto e che sia qui, davanti a lei.

Guardo Richy, anche lui affranto, si lascia cadere a terra, si siede con la schiena poggiata all'auto, i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani.

Duskwood: On The Trails Of NymosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora