RobFros

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QUALCHE MESE PRIMA

L'inferno. Se dovessi immaginarlo, sarebbe proprio cosi: una stazione della metropolitana nell'ora di punta. Strapiena di gente che scalpita, urla, litiga, chi ti urta senza neanche chiedere scusa - anzi, ti guarda anche male - e il caldo, tanto caldo.

L'inferno, appunto.

Ora che sono riuscita ad uscire per strada adoro perfino questi 6°C, anche se io odio il freddo.

Sono scesa una fermata prima perché non ce la facevo più a stare là dentro. Preferisco camminare un po', d'altra parte anche se fa freddo è una bella giornata.

Attraverso la piazza imbacuccata nel mio cappotto e guarnita di sciarpa e cappello.

"Joan!"

Mi sento chiamare. Chi è che è riuscito a riconoscermi anche così conciata?
Mi giro in direzione della voce che ho sentito e rimango sorpresa.

"Ehi, Robert! Che ci fai da queste parti?"

Il mio interlocutore mi si avvicina, mi poggia la mano sul braccio e si allunga a darmi i consueti baci sulla guancia di saluto.

"Sono passato dal mio tipografo che sta qui vicino. Tu, invece? Vai da qualche parte?"

"In verità no, sto tornando a casa, ma ho preferito fare un po' di strada a piedi."

"Dai, allora prendiamoci un caffè".

Dai, Joan, non fare l'asociale. È un po' appiccicoso alcune volte, ma sembra un tipo tranquillo. Che vuoi che sia un caffè...

"Ok, suggerisco il bar a quell'angolo, fa uno schiumato proprio come piace a me."

"Aggiudicato!"

Ci dirigiamo verso il nostro caffè chiacchierando di lavoro.

"Su cosa stai lavorando adesso?"

"Cambiamenti climatici ed eventi meteorologici estremi. Collaboro con un paio di riviste, una cartacea e una online."

"Cavolo, Joan, sei proprio sul pezzo!"

"Tu invece cosa stai facendo?"

"Oh, be', in questo periodo niente di che... Sto collaborando per una nuova testata online, è di un mio amico e lo sto aiutando a farla conoscere..."

Sempre enigmatico Robert. Mi dà sempre l'impressione di essere uno di quelli che vogliono sapere i fatti di tutti ma non si sbottonano mai su sé stessi.
Si, lo so, meglio tenersi alla larga da tipi del genere, infatti non è che abbiamo un rapporto così stretto io e lui.

Prendiamo questo caffè, scambiando qualche altra chiacchiera (ovviamente più domande sue che mie) ed usciamo dal bar. Saluto Robert e riprendo la mia strada verso casa, quando sento il cellulare vibrare, lo recupero dalla borsa e lo sblocco. Un messaggio da un numero che non conosco.

"Pronto?"
"Sei lì?"

Thomas.
L'inizio di questa storia.

OGGI

"Ok, direi che, dalla faccia che hai fatto, tu conosca questo RobFros".

Ancora shockata rivolgo il mio sguardo verso Jake. Scuoto la testa e mi sistemo meglio sulla sedia.

"S-sì... Credo proprio di sì... È un mio... Amico... Uhm... No, direi che amico è azzardato, guarda che ha fatto... Uhm... Collega, sì, collega... E anche della peggiore specie a quanto pare..."

"Lavorate insieme?"

"Mmm... No, abbiamo scritto qualche volta per lo stesso giornale, più che altro ci incontriamo a qualche corso o evento. Il suo nome per intero è Robert Frost.
Uhm... È con lui che stavo prendendo il caffè quando mi è arrivato il famoso messaggio di Thomas. E quella è l'ultima volta che l'ho visto."

Duskwood: On The Trails Of NymosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora