Tra I Due Litiganti...

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Entro nella stazione di polizia e vedo, all'ingresso, lo stesso agente dell'ultima volta che sono stata qui, insieme a Jake.

"Buongiorno signorina Blake!"
"Buongiorno! Si ricorda di me?"
"Come potrei dimenticarla? Ormai lei qui è una star!"

Poi mi si avvicina per parlare sottovoce.

"La prego, ci aiuti...il comandante solitamente è già intrattabile di suo, ma stamattina, con questi due che litigano, non gli si può proprio dire nulla..."

Mi viene da sorridere, per l'espressione preoccupata del poliziotto.
Non credevo che fosse così scontroso Alan a lavoro. All'inizio non mi era simpatico, ma credevo che fosse solo perché anche lui non mi vedeva di buon occhio.
A quanto pare non era poi così campata in aria la mia prima impressione.
Fortunatamente poi siamo diventati amici.

"Guardi, non sono Mary Poppins, ma vedo cosa riesco a fare."
"La prego... Ci aiuti!"

Nel frattempo si è aggrappato al mio braccio supplicante. Non riesco a credere a questa situazione. Davvero mi viene da ridere, ma devo trattenermi perché, poverino, lo vedo davvero preoccupato.

D'un tratto sento sbattere una porta e dei passi veloci.

"Basta, non li sopporto più! Adesso li faccio sbattere fuori! Ma dov'è finita Joan???"

Ecco che Alan compare nella sala in cui mi trovo io.
Lo guardo e, con tutta la tranquillità dell'universo, lo saluto.

"Sono qui, caro Alan. Buongiorno anche a te. È sempre un piacere vederti."

Gli rivolgo anche un sorriso. Tiè.

Lo vedo bloccarsi, diventare rosso come un peperone e mordersi le labbra.

"J-Joan... I-io... Scu... Scusami, non volevo... Io..."

Mi giro verso l'agente di prima, mi avvicino e gli parlo un po' sottovoce, ma in modo che Alan possa sentire.

"Che dice, lo lascio così o faccio finta di non aver sentito?"

Al poliziotto scappa una risatina e Alan lo fulmina immediatamente.
Il povero malcapitato si schiarisce la gola e ritorna alla sua postazione.

Alan si avvicina e stavolta prova a incenerire me con lo sguardo. So che non ama essere preso in giro. Ma io non amo scoprire per caso che qualcuno si sta lamentando di me. Se l'è meritato.

"Andiamo?"
Parlo mantenendo un sorriso sul viso.
Alan continua a guardarmi, poi mi afferra per una mano e mi trascina con sé, mantenendo sempre l'espressione arrabbiata e senza proferire una parola.

Ci fermiamo davanti ad una porta chiusa. Sento delle urla. Alan lascia la mia mano e mi guarda, stavolta supplicante.

"Tra un po' li sbatto dentro. Finora non ho reagito perché ho voluto fare l'empatico, il comprensivo, poverini gli è piombata una valanga addosso e bla bla bla. Ora però devono smetterla."

Gli sorrido e gli dò una pacca sulla spalla. In fondo avrebbe potuto cacciarli dalla stazione di polizia subito, invece li ha tenuti lì perché sa cosa stanno passando.

Apre la porta e le voci si sentono più forti.
Siamo nell'anticamera della stanza degli interrogatori, quella con il vetro/finto specchio da cui si vede e si ascolta chi è interrogato.

"Tuo figlio ha chiuso mia figlia in una squallida miniera!"

La loro porta è chiusa ma si sente chiaramente ciò che dicono, visto che urlano. E i microfoni della stanza sono spenti.

"Tua figlia lo ha reso complice di un omicidio e gli ha rovinato dieci anni vita!"
"Mia figlia è finita in mano a un terapeuta per questo!"
"Eh e voi nemmeno lo sapevate!"

Duskwood: On The Trails Of NymosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora