Collegati Da Un Filo Invisibile

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⚠️⛔⚠️Attenzione⚠️⛔⚠️
Presenza di scene esplicite e non adatte ad un pubblico di minori.
Saltando questo capitolo NON si perderanno parti significative della trama della storia.

"Buonasera, mi scusi il disturbo, mi chiamo Joan Blake, sono una giornalista e mi sto occupando di ciò che è successo alla Battle & Baylor... innanzitutto le porgo le mie più sentite condoglianze..."

"...buonasera, la ringrazio..."

"Cerco di rubarle poco tempo... Sto raccogliendo materiale di ogni tipo per poter dimostrare la colpevolezza dell'amministrazione dell'azienda... Purtroppo le autorità fanno orecchie da mercante e non vedono o fingono di non vedere ciò che è accaduto. Hanno messo il caso in un cassetto, ma, per rispetto alle vittime e a voi che siete le loro famiglie... È giusto che si sappia ciò che è successo. Lei è il figlio della signora Penelope Spencer, giusto?"

"Sì... Non mi dare del lei, credo che siamo più o meno coetanei dalla voce che sento, Joan."

Era iniziata così. Quella telefonata mi è rimasta nel cuore e nella mente ma mai, MAI, avrei immaginato di ritrovarmi in questa situazione.

Su un balcone di una casa sperduta in un bosco con lui, il figlio della signora Penelope Spencer, che mi sta facendo impazzire con i suoi baci e le sue carezze. Sei anni dopo.

E io mi sento morire sotto le sue mani. Le farfalle nello stomaco? Non solo, la testa leggera, il viso che va a fuoco, il cuore che tra un po' mi esplode nel petto, le mani che tremano, mentre lo accarezzo... E vorrei che questo momento non finisse mai.

Le sue labbra sulle mie morbide, calde, che si spostano di tanto in tanto per sfiorare il mio viso, il mio collo e poi tornare di nuovo sulla mia bocca.

Non sento nemmeno più il freddo...per carità, sento il mio corpo tremare, ma non per la temperatura, quanto per il mix di emozioni che Jake mi sta provocando.

Siamo ormai persi l'uno nell'altro, quando arriva un brusco risveglio, che ci riporta all'istante alla realtà.

Un fracasso proveniente dal piano di sopra, come di roba che cade a terra.
Sobbalziamo entrambi presi alla sprovvista, ancora poco lucidi.

"Oddio cos'è stato?"
Urlo spaventata.

"Shhhh!!! Che ci sia qualcuno?"

"Ma come cavolo ci arriva qualcuno quassù? E a fare cosa?"

"Forse ci hanno seguito..."

"Jake, mi stai dicendo che... Stanno cercando te... Noi?"

"Non lo so...spero di no"

Nel frattempo Jake è entrato nella sua stanza, io l'ho seguito e lo vedo cercare qualcosa.
Apre un cassetto e ne tira fuori un coltello.

"Avevi detto che non avevi armi!"
"No, avevo detto che non avevo armi da fuoco. Resta qua."

"Cosa??? E dovrei lasciarti andare da solo in braccio a chi vuole ucciderti? Scordatelo!"

Jake mi guarda, sembra un po' arrabbiato, so che mi vuole sapere al sicuro, ma anche io voglio sapere lui al sicuro.
Ricambio il suo sguardo con uno ancora più arrabbiato, finché i suoi occhi si addolciscono.

"D'accordo. Ma stai dietro di me e non fare niente di azzardato. Chiaro?"

"Chiaro."

Meglio non dirgli che ho le gambe che tremano dalla paura.

Lentamente e silenziosamente saliamo le scale, lui davanti che stringe il suo coltello e io subito dietro che seguo ogni suo passo. Arriviamo all'ultimo gradino, Jake si abbassa per poter vedere se c'è qualcuno cercando di non essere a sua volta visto. Si gira a guardarmi per un attimo, poi torna a guardare davanti a sè. Non vedendo nessuno, si addossa al muro per affacciarsi verso la cucina. Lo imito alla precisione. Intorno c'è solo silenzio, il che è abbastanza inquietante. Jake si sporge leggermente dal muro per sbirciare in cucina. Tra un po' il cuore mi esce dal petto dal tanto che batte veloce.
D'un tratto vedo le spalle di Jake rilassarsi, riprende una postura normale, si gira a guardarmi e mi sorride.

Duskwood: On The Trails Of NymosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora