Il deserto

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Arrivo nel vialetto di casa quasi senza rendermene conto, presa dai pensieri e dall'ansia di ciò che dovrò dire a Jake.
Scendo dall'auto, apro la porta e, dopo qualche secondo, vedo comparire Nymos dalle scale e venirmi incontro.
Vita da gatto: mangia, dorme, ha iniziato a uscire nei dintorni della casa e la vedo inseguire qualche piccolo abitante del bosco.

E meno male, perché il pensiero di potermi ritrovare in casa un insetto o un topo o un serpente, che in un bosco potrebbe essere la normalità, mi fa rabbrividire.

Altro che ragazza cazzuta, dovrei dire ad Alan e al suo amico.

La gatta mi salta in braccio e mi si strofina addosso, facendo le fusa. Mi godo un po' di coccole, fanno sempre bene, anche quando vengono da un animale. A volte sono anche meglio.

Mi siedo sul divano e Nymos si accomoda sulle mie gambe, accendo la tv e vedo che stanno trasmettendo una specie di "Sarabanda", edizione locale. Attraverso i viaggi verso Duskwood ho imparato un po' a conoscere la musica del posto, quindi lascio su questo canale, sia mai che divento una campionessa.

Ok, sto temporeggiando. E' da ieri a quest'ora che non apro Nymos e anche prima avevo fatto attendere Jake prima di rispondergli. Conoscendo il tipo avrà già iniziato a preoccuparsi, soprattutto perché gli avevo detto che dovevo vedere Alan.

Ok, Joan, è giunto il momento.

Come se avesse capito tutto, Nymos si sveglia all'improvviso e fa un balzo per scendere sul pavimento. Mi alzo, vado in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e vedo la ciotola delle crocchette vuota. La riempio, poi, finalmente, prendo le scale per scendere.

Arrivo nella "stanza di Jake", mi siedo davanti al suo computer, muovo il mouse per accenderlo, inserisco la password (che nel frattempo ho ricopiato nel mio cellulare).

Caspita, sto iniziando a ricordarla a memoria, fico.

Apro Nymos, vado nelle impostazioni della risposta automatica e, come immaginavo, c'è una risposta di Jake.

"Joan, cosa sta succedendo? Avevo scritto un altro messaggio, ho atteso una tua risposta che non è arrivata, l'ho cancellato per scrivere questo. Dimmi che è tutto ok, vado in panico se non ho tue notizie. Dovevi incontrare Alan...perché? Cosa vuole ancora?
Perdonami se ti tartasso con tutte queste domande, ma non sopporto più questa lontananza. Ancora non so come abbiano fatto a rintracciarmi e, finché non lo scopro, non posso permettermi leggerezze, potrebbero farlo ancora e prendermi, stavolta. E non potrei sopportare di essere allontanato da te per sempre.
Ti prego, dammi tue notizie. Dimmi che stai bene.
Tuo
Jake."

Ancora una volta rimango senza fiato. Mi rendo conto di averlo fatto preoccupare e mi dispiace, ma ora devo spiegargli tutto.

Inizio a scrivere e dopo un paio di righe cancello.
Scrivo ancora, stavolta arrivo a 5 righe. Cancello di nuovo.
Vado avanti così per almeno quindici minuti.

Dentro di me c'è un caos di emozioni, non riuscendo a mettere in ordine quelle non riesco neanche a dare un'impronta al messaggio.

Ho bisogno di calmarmi.

Nei miei anni di oratorio, durante i ritiri, quando dovevamo affrontare argomenti particolari, che richiedevano riflessione, calma e tranquillità, facevamo un'attività che si chiamava "il deserto". Dovevamo trovare un posto tranquillo, che poteva essere una stanza, una panchina, un sasso su cui sedersi, un muretto, un prato, una scalinata, isolati da tutti gli altri, e lì dovevamo entrare in contatto con noi stessi. Fatto ciò, potevamo iniziare a fare le nostre riflessioni sull'argomento da trattare.

Sono le 15:30, c'è ancora il sole e la temperatura è mite. E' davvero una bella giornata. Decido di uscire, mi inoltro nel bosco ed inizio a camminare. È davvero bello qui, durante una giornata serena. Percorro un sentiero sterrato, passo attraverso gli alberi calpestando strati di foglie secche. Chissà quanti autunni di foglie cadenti sono ammassati qui. È ovvio che sia una zona poco frequentata, oltre alla baita la prima casa si trova ad almeno un chilometro. Sto camminando da circa dieci minuti quando mi rendo conto che questa strada, questa zona, hanno qualcosa di familiare, come se fossi già stata qui.
Ma certo! Ho preso il sentiero che mi mostrò Jessy in foto quando, appena arrivata insieme agli altri, uscì per fare una perlustrazione dell'area!
Infatti poco dopo, in cima ad una salita, trovo la panchina che aveva visto anche lei e di cui mi inviò una foto.
Decido di sedermi e osservare il paesaggio.

Duskwood: On The Trails Of NymosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora