Piccola grande Lilly

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Arrivo davanti al motel alle 9:35. C'è uno spiazzo molto ampio, quindi non ho alcun problema a parcheggiare.
Sotto al porticato della struttura c'è un bambino che gioca con dei soldatini, dev'essere il piccolo Alfie.

"Buongiorno, signorina."
Mi saluta appena mi vede avvicinarmi all'entrata.
"Buongiorno a te. Sei davvero gentile. Tu devi essere Alfie."
"Come sai il mio nome?"
"Sono un'amica di Lilly, che mi ha parlato tanto di te e di quanto sei bravo. Io mi chiamo Joan "
"Ciao Joan! Ti piacciono i cani?"
"Oh sì, tantissimo! Quando ero piccola ne avevo uno. Sai che adesso invece ho un gattino?"
"Mi piacciono i gatti!"
"Allora la prossima volta che passo di qua lo porto con me, così te lo faccio conoscere."
"Siiiii! Che bello!!!"

Entro nel motel e, al ricevimento, vedo una donna sulla cinquantina. Ha i capelli corti e grigi, il viso segnato più di quanto dovrebbe, alla sua età. Deve essere una donna che ha lavorato tanto nella vita e ha anche sofferto molto. Suppongo che si tratti della signora Walter.

"Buongiorno, cosa posso fare per lei?"
Ha una voce giovanile, in contrasto con le rughe del suo volto. Comunque, a pelle, sembra simpatica.
"Buongiorno, mi chiamo Joan e sono un'amica di Lilly."
"Oh, ma certo! È andata un momento al piano di sopra, tornerà subito."
"Grazie mille, aspetto qui."

Giro per il piccolo ingresso del motel. Sulle pareti sono appese foto scattate dai clienti che si sono succeduti negli anni e i tipici quadri americani rappresentanti Las Vegas, Elvis e Marilyn Monroe. Chissà perché questi ultimi sono un must in questo genere di ambienti.

Sento dei passi correre giù dalle scale e appare Lilly. Appena mi vede i suoi occhi si illuminano. Mi corre incontro e mi abbraccia.
"Joan! Che bello vederti!"
"Anche per me, Lilly. Come stai? Mi hai fatto preoccupare ieri."
"Adesso che sei qui meglio. Aspetta."

Si gira verso la donna dietro al banco.

"Signora Walter, posso prendere un permesso di 15 minuti?"
"Lilly, cara, prendine anche 30. Stamattina hai una brutta cera, stai attraversando un momento delicato, non sono così cattiva. Vai pure, tesoro."
"Grazie mille, lei è davvero gentile."
"Grazie anche da parte mia." Mi sento in dovere di dire qualcosa. Sono piombata qui dal nulla e le ho portato via la dipendente migliore.

Usciamo dal motel e iniziamo a camminare. Accanto al motel c'è un bar, decidiamo di sederci e parlare davanti ad un caffè.

"Come sta Nymos?"
"Oh sta benissimo! Si è ambientata per bene e ha praticamente preso possesso della casa."
Mentre parlo arriva la cameriera a prendere l'ordinazione.
Per tirare un po' su il morale a Lilly e per rompere il ghiaccio le racconto le incredibili gesta notturne della tenera micina ai danni di Phil.
Per quando la cameriera torna con i caffè Lilly ride a crepapelle.

"In effetti Phil un po' se lo merita, così impara a fare il cascamorto!" Commenta.

Sorseggiamo dalle nostre tazzine e domando "Allora? Mi dici cosa è successo?"

Lilly diventa seria.

"Non si tratta di qualcosa in particolare. Ieri ho visto Hannah. Per il momento è in carcere. Aspettiamo che il giudice decida se farla uscire in attesa del processo. Non riesco a credere che quella ragazza sia mia sorella. Da dieci anni a questa parte non sapevo nulla di lei. Non sapevo quello che era successo, non sapevo quanto stava male e che fosse depressa al punto da andare da un terapeuta. Non sapevo di avere un fratello e, adesso che lo so, non so che fine abbia fatto. Non c'è niente che sia al suo posto, Joan. Mi sento così schiacciata dagli eventi e inerme...vedo che tante cose non vanno e non posso far nulla per modificarle. Mi sento davvero a pezzi. Non sapevo con chi parlarne, Cleo è impegnatissima con l'Ingresso della Speranza e il Pine Glade Festival, Dan deve fare la riabilitazione, ho pensato che tu potessi capirmi, per via di Jake..."

Duskwood: On The Trails Of NymosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora