Il Colloquio Di Lavoro

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JAKE'S POV

Entro in questa stanza e provo una strana sensazione. Ansia, timore, imbarazzo...malinconia. Sono davanti ad un agente dell'FBI, il genere di persona da cui sto fuggendo da anni e ce l'ho qui, davanti a me, siamo soli, tra quattro pareti.

E...mi sento solo. Ho accettato questa cosa insieme a Joan, voglio farlo con lei, per lei...e per noi. Ma ora che non è qui con me mi sembra di sentirmi un po' perso. Questo tipo potrebbe benissimo mettermi le manette ai polsi e tenermi qui dentro mentre lei sta ignara di là con il suo amico.

Ok, stai calmo Jake, ormai sei qui. Joan si fida, non è una sprovveduta, te l'ha dimostrato mille volte.

David mi fa cenno di sedermi su una delle due sedie alla scrivania, mi accomodo e subito dopo si siede anche lui sulla sedia accanto alla mia. Siamo uno di fronte all'altro. Mantengo una posizione eretta, poggiato allo schienale, con le mani poggiate sulle gambe e strette a pugno. Lo guardo fisso, non lascerò che veda in me neanche un briciolo di vulnerabilità.

Anche lui mi fissa, ha uno sguardo tranquillo - e ci credo, qui chi rischia sono io, lui deve solo decidere in che modo deve essere lodato - e, addirittura, accenna un sorriso.

"Bene, Jake. Non sai quanti miei colleghi avrebbero desiderato in questi anni trovarsi qui dove mi trovo io."

Gli rivolgo un sorriso sghembo.
La mia natura di hacker mi porta, sempre e comunque, a provare un minimo di soddisfazione nel sentire quanto mi abbiano cercato e quante difficoltà abbiano incontrato nel tentativo di incastrarmi.
Nei forum del dark web facevamo gruppo narrandoci le nostre vicissitudini di fuggiaschi, lodandoci e incoraggiandoci a vicenda.

Ovviamente quei posti virtuali non esistono per fare amicizia, lì dentro c'è la peggiore feccia umana, gente che con le proprie azioni farebbe inorridire il diavolo in persona. Con alcuni, però, avevo instaurato un certo livello di conoscenza, con i miei mezzi avevo anche raccolto delle informazioni su di loro ed erano persone come me, erano "tra i buoni". Con il tempo è nato il nostro gruppetto ultra esclusivo. Forse era un modo per non impazzire, visto che, in fondo, ognuno di noi era solo, alcuni in maniera patologica. Tante volte ho rischiato di dare di matto anche io, fortunatamente sono sempre riuscito ad arginare questi momenti, avevo degli obiettivi, delle mete da raggiungere e pensare a quelli mi aiutava.

E poi c'era lei.

Non è affatto stupida, ho sempre saputo che avrebbe capito che già la conoscevo, presto le racconterò tutto... Glielo devo. Lei mi ha salvato. E non solo ora, solo che ancora non lo sa.

"Be'... In ogni caso sono qui di mia volontà, non perché mi avete preso voi."

Sorride in maniera più ampia e scuote la testa.

"Sono certo che potremo fare grandi cose insieme. Ma prima è necessario..."

Di che sta parlando? È una fregatura? Smetto di sorridere e lo guardo in maniera seria. Porto il busto in avanti e poggio i gomiti sulle ginocchia, mantenendo il mio sguardo fisso su di lui.

"Jake devi fidarti di me. È necessario per poter collaborare. So di non chiederti una cosa facile, ma provaci. Fallo per Joan, anche se lei non vuole, dice che lo devi fare per te stesso."

Mi scappa un sorriso dolce. Mi scappa sempre quando penso a quello che Joan fa per me.

Mi scappa sempre quando penso a lei.

Resto ancora qualche secondo a scrutarlo. Se sono qui è perché ho già deciso di fidarmi di lui e sì, lo faccio per lei, perché ormai sono abituato alla mia vita solitaria, non mi costerebbe molto tornare a quelle condizioni. Sicuramente lo preferirei ad una vita "normale", ma senza Joan.

Duskwood: On The Trails Of NymosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora