Ci sarò

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Jessy's POV

Sono ancora sul mio letto, rannicchiata, ad occhi chiusi. Sono più calma adesso. Avere Joan vicino mi aiuta tantissimo in questo momento difficile. Anche Jake non è male, è un tipo a posto. E' molto più simpatico e gentile di quello che avevo percepito in chat. Credo che Joan ci avesse preso in pieno quando diceva che lui si era costruito un'armatura per difendersi e per resistere alla vita solitaria che conduceva, ma lui non è così realmente. Sono davvero contenta che si siano trovati, sono proprio carinissimi insieme. Joan ne ha passate tante ed anche lui, spero che possano trovare, l'un con l'altro, la pace che cercano e che meritano.

Mentre sono immersa in questi pensieri sento bussare alla porta, che è rimasta aperta tutto il tempo.
Alzo la testa e vedo Richy poggiato allo stipite e mi fissa con uno sguardo colpevole e triste.
Rimango immobile, quasi bloccata. Non so cosa dire e cosa fare.

Sì, avevo immaginato di doverci parlare a tu per tu...però in questo momento non riesco a muovere un muscolo o a formulare un pensiero sensato. Anche lui sembra immobilizzato, è lì in piedi, non parla e non si muove. Ha la testa bassa, lo sguardo rivolto verso il pavimento e credo che non abbia il coraggio di guardarmi in viso.

Sento il cuore martellarmi nel petto, come se volesse uscire fuori a tutti i costi. È così forte che ho quasi paura che possa sentirlo anche lui dalla porta.

D'improvviso lo vedo fare un passo, poi un altro e un altro ancora, dirigendosi verso di me. Naturalmente il mio battito ad ogni suo passo aumenta di frequenza.

Richy ormai è vicino al letto e fa per sedersi su un lato. D'istinto cambio posizione, mettendomi in ginocchio, come se volessi difendermi, o forse solo scappare. Credo che tra le mille emozioni che provo in questo momento una sia la paura.

Non avrei mai potuto nemmeno lontanamente immaginare che un giorno avrei avuto paura di Richy. Del mio Richy.

"Jessy..."

Inizia a parlare. La sua voce è spezzata dall'emozione. Non mi guarda negli occhi, sta fissando un punto immaginario sul letto. Si gira a guardarmi di tanto in tanto ma poi distoglie lo sguardo spaventato anche lui.
Lentamente allunga una mano avvicinandola alla mia che è poggiata sulle mie ginocchia, ma io la ritiro in automatico. Continuo a guardarlo con gli occhi pieni di lacrime, ho ancora tanta rabbia dentro di me che spinge per venir fuori.

D'improvviso mi fiondo verso di lui con i pugni serrati ed inizio a colpirlo al petto violentemente.

"Tu! Tu! Come hai potuto!!! Sei uno squallido stronzo, che cavolo ti ho fatto io???? Non ti era bastato seminare il terrore tra tutti i tuoi amici? Cos'ero? La tua preferita e quindi quella da spaventare di più?"

Pronuncio queste parole scandendone il ritmo insieme ai pugni che continuo a dargli. Richy non oppone alcuna resistenza né cerca di rispondere. Subisce. Subisce e basta, con la testa leggermente inclinata verso l'alto, gli occhi chiusi e le lacrime che scendono sul suo viso.

Il mio sfogo non è ancora terminato quando lentamente apre gli occhi ed abbassa la testa a guardare me.

Dopo un po', forse minuti, inizio a non aver più forze né nelle braccia né nell'anima, per continuare a colpirlo così. Rallento i colpi su di lui e mi accascio in avanti, a finire con il volto sul letto e le mie braccia ancora sul corpo di Richy, ma ormai a riposo. Continuo solo a singhiozzare. È a quel punto che Richy allunga una mano ad afferrare la mia e con l'altra inizia ad accarezzarmi i capelli.

"...scusami."

Mi rialzo sulle braccia e lo osservo con un viso - immagino - davvero sconvolto.
Lo guardo fissa, sono ancora furibonda.

Duskwood: On The Trails Of NymosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora