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"Ho paura dei temporali James" Ascolto la mia voce, quasi come se una bambina si fosse piazzata davanti a me per parlare con il suo migliore amico, piccino come lei.
Ma la realtà è che, quel momento, mi ha ricordato uno dei momenti più forti che io abbia mai vissuto assieme a James in orfanotrofio.

"Non possono farti paura dei lampi e dei tuoni. È come se fossero bombe che esplodono" Cerca di spiegare cosa rappresentano secondo lui, ma il mio terrore, al tempo, era alto.
Ho sempre dato per scontato che fosse a causa della morte dei miei genitori, perché sono andati via nel bel mezzo di una tempesta.
Da all'ora, ho sempre paura dei temporali.

"Tu come puoi essere così tranquillo?" Nel mentre che parlavo, la mia mano si univa a quella di James, che giocava invece con le mie dita.
Mi sorrideva.

"Semplicemente non mi fa paura un temporale. Ma, se tu hai paura, vieni da me, così ti stringo forte, Ariel" E lo presi in parola.
Mi sistemai di fianco a lui, nell'istante in cui ci fu uno dei tuoni più forti, e dormimmo abbracciati, con la paura che potessero mandarmi via.

Sono rimasta incantata nel suo sguardo proprio perché mi sono persa.
Sono andata indietro nel tempo, e lui pare essersene accorto, dato il mio essere diventata pallida in men che non si dica.

«Hai paura dei temporali? Non mi spiego questo tuo silenzio, altrimenti» Con la paura di essere giudicata, preferisco tacere.
Lui non è James, non può capirmi.

«Cosa ti salta in mente? Siamo sotto l'acqua, dobbiamo correre via da qui»
«Siamo coperti dall'ombrello, carissima, e poi... La tua migliore amica la lasci qui?» Non trovo più il coraggio di tornare all'interno del locale, solo a causa della pioggia incessante che esce.
Hayley sa della mia paura, perciò dovrebbe comprendere la situazione.

«È già uscita» Dico l'unica cosa possibile che mi viene in mente, non aspettandomi una risposta secca da lui.
«Dici davvero? Fino a qualche minuto fa, era dentro, che ci provava spudoratamente con me» Sorride, ed è lì che il mondo mi crolla addosso ancora una volta.
Lei sa bene che non tollero tradimenti, ne da parte sua, ne da parte di nessuno.
Come farò a fingere di niente assieme a lei?

«L'hai baciata?» Domando immediatamente.
«Scusami?»
«È fidanzata, tesoro. L'hai baciata o no?»
«Io non do importanza a queste cose, dato che sono le donne a venire da me, sempre. Perciò ti dico, si, ci siamo baciati, ma poi l'ho lasciata da sola, perché ho ricevuto una chiamata dalla mia famiglia»
Hayley con me ha chiuso.

«E sei qui con me?»
«Potevo lasciare una ragazzina sola, sotto l'acqua?» Mi provoca, nel mentre che comincia a camminare.
Sono costretta a seguirlo.

«Ragazzina?»
«Non mi sembra che tu abbia più di trent'anni» Non rispondo esattamente alla sua domanda, semplicemente decido di parlare a mio modo.
È sempre stato così, con chiunque.
«Preferisco essere chiamata signorina» Senza pensare che sia una cosa premeditata, i miei occhi puntano esattamente la mano con la quale mantiene l'ombrello, notando un dettaglio che, non è molto chiaro.
Forse, sotto la luce del giorno, si nota di più.
Sembra sia un segno, più precisamente un tatuaggio, ma non posso dare niente per scontato, non soltanto a causa del giubbotto lungo, ma anche a causa del buio che ci invade.
Probabilmente lui mi avrà anche risposto, ma non ho ascoltato, visto il mio essere immersa nei pensieri.
All'improvviso, ci ritroviamo completamente al buio.
Ancora una volta.
Ma adesso, sembra essere un vero e proprio blackout.

«Cazzo» È la sua voce.
Mi guarda, mentre entrambi sentiamo le gocce di pioggia farsi sempre più forti.
«Dobbiamo correre via di qui, andiamo nella mia macchina, forza» Continua a parlarmi.
«Ma io ho la mia auto»
«Senti, ragazzina, ringrazia che sia intatta, così riesco a guidarla tranquillamente» Mi provoca, guardando poi Hayley uscire dal locale con l'ombrello.
Forse mi sta cercando.
Sono intenzionata a raggiungerla, in qualche modo, ma appena noto il suo ragazzo davanti a lei, decido di lasciarle la carta vincente.
Sta bene, così mi concentro nuovamente sullo sconosciuto antipatico e freddo.

«Non sei tu quello che ha accettato soldi?»
«Non sei tu quella che voleva fare sesso con me e poi si è tirata indietro?» Mettere in mezzo aneddoti riguardanti il passato, anche se di poco, mi manda in bestia.
Non sono trascorsi chissà quanti minuti da quel bacio che ci siamo scambiati, eppure sembra passata un'eternità.
Talmente tanta che ho voglia di rifarlo, ma evito di dirglielo.

«Non ricordarmelo, cazzo» Assieme a lui, non sto neanche facendo caso alla pioggia.
Eppure ho il terrore, avrei dovuto scappare appena mi si era presentata l'occasione.
Ma sto ignorando.

«Senti, andiamo in macchina insieme, non posso lasciarti qui... Domani mattina la riprendiamo»
«Mi stai dicendo che devo passare la notte con te?»
«Abbiamo altra scelta?»
«Mamma mi ha sempre detto di non entrare nelle macchine di uno sconosciuto» In realtà, mamma non mi ha mai detto simile cosa.
Ma non ho intenzione di passare la notte con uno stronzo.
«Sarei uno sconosciuto adesso?»
«Perchè? Vuoi dirmi che in realtà, so come ti chiami, ma ho un amnesia?»
«Senti, ragazzina-» Lo interrompo.
«Signorina» Quasi mi diverto nel parlargli in questo modo.
Mandarlo su di giri è esattamente quello che voglio.

«Cazzo! Signorina, il tempo scorre, il temporale sta diventando sempre più forte, sai come si corre verso una macchina oppure vuoi che ti stringo così non senti freddo?» Mi ipnotizzo davanti a quella frase.
Ha usato lo stesso tono di James, e ciò è assurdo, perché dovrebbe essere reale?

Sto avendo le allucinazioni, è ufficiale.
Mi manca talmente tanto, che lo vedo li, dove non è presente.

«Mettiamo che andiamo verso la tua macchina, e poi? Che hai intenzione di fare?» Nel frattempo ci stiamo inzuppando sempre più.
Cerco di non fargli capire nulla, ma inizio a tremare.
Non so se sia a causa del freddo, o a causa della paura.
O a causa di entrambi.

«Andremo in un posto! Avvisa la tua migliore amica e i tuoi genitori, prima che sia troppo tardi» Decido di prenderlo in parola.
Tiro fuori il telefono dal giubbotto, sentendomi i suoi occhi puntati addosso.
Poi, la sua mano mi porta via il cellulare.
«Sei impazzita?»
«Come prego? Non mi hai detto di avvisarli?»
«Vuoi davvero avvisarli in questo momento, sotto l'acquazzone? Cristo! Ne ho conosciuto di ragazze pazze, ma tu le batti tutte» Dovrei essere offesa da quelle parole?
Perché non mi hanno toccata minimamente.

Senza degnarlo di una risposta, inizio a camminare, correndo a tutta forza, sfidando la mia paura.
Ma il ragazzo mi raggiunge, bloccandomi dal polso.

«Sei ufficialmente pazza! Dove accidenti vai? Ti sei bagnata tutta»
«Sono problemi tuoi? Ridammi indietro il telefono»
«Da un discorso te ne vai all'altro! Dove accidenti correvi se non sai neanche dov'è la mia auto? Sei decisa nel farmi i dispetti? Pazza! Matta»
«Smettila! Portami alla tua auto, e ridammi indietro il telefono, prima che urli talmente forte dal richiamare la polizia»

Lui inizia a ridere.
Camminiamo a passo veloce verso la sua macchina, che apre in un batter d'occhio.
Così come dovrebbe comportarsi un gentiluomo, lo sconosciuto mi apre la portiera, indicandomi di entrare nel sedile posteriore.

«Come prego? Dovrei andare dietro?»
«Sei fortunata che non metta la sicura per i bambini, sali avanti, o ti lascio a terra» Sbuffo, rendendomi conto che non ho altra scelta.
Salgo, restando dietro, mentre lui si accomoda al sedile guida.
In un attimo, la macchina accelera, ed io mi sollevo dal sedile, per quanto sia stato forte.

«James, cazzo, vuoi rallentare?» Un secondo dopo mi rendo conto di averlo chiamato col nome del mio migliore amico.
I miei occhi diventano lucidi.
Avere lui nella mente non aiuta.
Lo sconosciuto in un attimo si ferma, mettendo le frecce d'emergenza.

«Io... Scusami, non ho la più pallida idea di come tu possa chiamarti, ma avevo quel nome nella testa. Non so come mai» Si volta per guardarmi.
Io invece, resto nella mia posizione.

«Come sai il mio nome?»

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora