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•𝙰𝚛𝚒𝚎𝚕•

Di regola avrei dovuto essere felice.
James ha agito in buona fede solo ed esclusivamente per me, affinché io potessi capire cosa passasse nella testa di mia madre.

Ma il dolore è più forte, e il pensiero che abbia fatto tutto ciò, mi fa del male.

Sto ragionando anche sul come sia possibile che papà sia morto.
Non ho spiegazioni.
Non so come sia stato possibile.

Per saperlo dovrei chiamare.
E non voglio.

«Ariel» Sentire il tono della sua voce mi destabilizza.
Lo ignoro.

Cammino spedita verso il divano.

«L'ho fatto per te, Ariel» Ammette.
Si sistema sulle ginocchia, davanti a me.

«Non ti ho chiesto di farlo»
«Almeno hai avuto una risposta»
«Si, che mi fa stare peggio»

Stavolta sono io ad alzare la voce.
Quando la rabbia prende il sopravvento non riesco a rimanere serena.

Sono delusa profondamente da lui.

«Scusami... Pensavo potesse esserci un motivo importante per averti chiamata tutte quelle volte» Una lacrima sfugge dal suo occhio.
Ma io resto, ad ogni modo, immobile.

«Ammetto che non pensavo che dietro le sue chiamate ci fosse una ragione cosi grande e che spezza il cuore, ma tu hai sbagliato ad agire cosi e io non riesco a fare finta di nulla. Mi hai deluso»
Quando pronuncio quelle parole, i miei occhi restano fissi nei suoi.

Traspare tutto quello che provo.

«Andrai al funerale, Ariel?»

Non risponde alle mie affermazioni.
Lo capisco, in parte.

«Che cosa dovrei fare? Dimmelo. Mi hai messo tu in questa situazione, e se non mi presento, passo per la figlia alla quale non frega un cavolo!»

Continuo ad alzare la voce.
Mi sollevo di nuovo dal divano.

«Non sono stato io ad uccidere tuo padre»
«Che diavolo c'entra?»
«Dici che la colpa è mia, Ariel»
«Sai benissimo che parlavo della telefonata che hai voluto fare a mamma nonostante io ti abbia chiesto più volte di lasciarla perdere»

«Si, ma non ti ho chiesto di farlo, James»
«Pensi che ho dato retta a quella maledetta frase? Ho pensato che ci fosse l'orgoglio di mezzo, ma che a te importasse sapere cosa diavolo fosse successo a tua madre e perchè ti ha cercato dopo cosi tanto tempo. Hai avuto la tua risposta»
«E adesso lanci la palla su di me»
«Perchè voglio che tu segua te stessa e che la smetta di farti complesssi»
«I complessi me li ha fatti venire mia madre e tu stai dando ragione a lei»
«Io non sto dando ragione a lei, ma sto dando ragione a te»

Dopo l'ultima sua frase, non rispondo.
Cammino verso la porta, decidendo di uscire più in fretta possibile da lì.
James però, mi viene dietro.

«Stavolta, sei tu che mi stai deludendo»
«Ah io?»

I miei occhi si riempiono di lacrime.

«Stai andando via dopo avermi accusato di averti gettato questo peso addosso»
«Perchè? Non è quello che hai fatto?»
«No, cazzo, Ariel»
«Allora guardami negli occhi e dimmi che non hai mai contattato mia madre contro il mio consenso. Dimmi che non hai mai scoperto che mio padre è morto»

Lui nega col viso.
Poggia la sua fronte sulla mia.

«Non posso, Ariel, ma posso chiederti perdono per questo. Non volevo farti star male, semplicemente desideravo darti quella spinta che non riuscivi a trovare da nessuna parte. Volevo capire perchè ti avessero fatto cosi tanto del male e odiarli, se necessario»

A sua volta, lacrima.

«James mi hai deluso tantissimo»
«Non dirlo»
«Io non riesco più a fidarmi. Non riesco più a guardarti negli occhi come facevo una mezzora fa»
«Pensa che io l'ho fatto per te»
«Ci sto provando, credimi. Ma quando si tratta dei miei genitori, il mondo mi crolla addosso e non capisco più nulla»
«Mi dispiace, Ariel. Davvero, scusami»
«Devo andare»

Cammino, allontanandomi da lui.
Sento il suo sguardo addosso.

Mi perseguita.

Sento dolore alla testa.
Sto scoppiando.

I miei occhi bruciano, ma non riesco a voltarmi verso di lui.
Non ho il coraggio di abbracciarlo e di mettere la parole fine a questo momento.
Di abbassare i muri.

Di confessare i miei sentimenti.

E magari di perdonarlo.

Non voglio farlo.

Con il mio cellulare, contatto l'unica persona che può essere in grado di aiutarmi in un momento così difficile.
La mia migliore amica.

Le chiedo aiuto, per comprendere innanzitutto dove si svolge il funerale.
Poi, per restare alla larga da James.

Non sento più il bisogno di averlo accanto dopo quello che mi ha fatto.
Può essere momentaneo.

Può essere definitivo.

Mi conosco, quando si tratta dei miei genitori non do retta a nessuno.
Chi prova a parlarci, è quasi come se avesse avuto a che fare con delle persone che non hanno voluto il mio bene.

Ma hanno desiderato il mio male.
Mi hanno inflitto ferite sulla pelle che non ho mai superato.
Ho una cicatrice lungo la spina dorsale come ricordo di uno dei momenti peggiori di tutta la mia esistenza.

E quando sono tra le braccia della mia migliore amica, scoppio in singhiozzi.
Non sono riuscita a resistere.

«Tesoro mio»

La sua bocca è sulla mia fronte.

«Non riesci a metabolizzare il fatto che lui l'abbia contattata per te?»

Nego.

«È il gesto, più che il pensiero. Lui l'ha contattata alle mie spalle, sapendo che mi avrebbe distrutta»
«Però adesso sei qui, Ariel. Sono due ore che non sei con lui, e stai pensando di andare al funerale» Intanto la sua mano mi circonda la spalla.

«Ho altra scelta?»
«Si, avresti un'altra alternativa e credimi tesoro, nessuno ti verrebbe addosso»
«Non andare non è un opzione. Sono comunque sua figlia, e li ci sarà tutta la mia famiglia»

Quello che sentirò quando sarò lì, non lo posso spiegare a nessuno.
Non servono neanche le parole.

Intanto, il cellulare vibra.
Non ho il coraggio di guardare chi mi cerca, perciò chiedo ad Hayley di farlo.

So bene chi è.

«È lui»
«Che dice?»
«Che gli dispiace, e che vorrebbe che tu tornassi a casa da lui»
«Ho bisogno di tempo. Non so tra quanto tornerò, ne se tornerò. Sto esagerando?»
«Non pensarlo nemmeno. Sei delusa ed è logico che tu reagisca cosi»
«Non rispondergli, lascialo perdere»

Annuisce.
Posa il cellulare lontano da noi.

«Sai cosa vorrei fare adesso, Ariel?»
«Cosa?»
«Dedicare un po' di tempo a noi»

E inaspettatamente, inizia a solleticare i miei fianchi.
Inizio a ridere.

Bene, condividere l'appartamento con la propria migliore amica non è cosi male.
Riesce a farti sorridere sempre.

Specialmente quando vorresti spaccare il mondo.
Quando desidereresti andar via e non tornare più.

Ricado sul divano, con lei su di me, che continua a farmi il solletico.

E dopo due ore, riesco a ridere felice.

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora