•𝙹𝚊𝚖𝚎𝚜•
Avrei dovuto girarci intorno prima di parlarle chiaramente e dille ciò che ho combinato.
Che possa uccidermi, è scontato.
Ma penso anche che capirà.
Non so ancora quale sia il suo nome, ma leggo nei suoi occhi quanto lei sia buona.«Stai zitta perchè stai metabolizzando quello che faremo per qualche giorno?» Le parlo, dopo averla vista tacere.
Mi preoccupa la sua reazione.«No, taccio perché penso che tu mi stia prendendo in giro. No?»
«No, vorrei ma no. Mio padre crede, a causa mia, che tu sia la sorella di un mio caro amico... E sa bene che lei mi piace come ragazza, esteticamente, quindi mi ha chiesto se ci fossimo messi insieme, e io-»
«Hai detto si»
«Ho detto si»
«Perchè?» Come glielo spiego che ho dovuto per forza dire si a mio padre?
Ho avuto paura di non riuscire più a vederla, il che è strano, visto che neanche la conosco.«Senti, posso chiederti di aiutarmi?»
«Perchè me lo chiedi? Hai già detto a tuo padre che sono la tua ragazza, senza neanche avermelo chiesto»«C'è una spiegazione a tutto questo, ragazzina»
«Sono Ariel, accidenti» Quasi mi urla addosso, ma non ci faccio molto caso.
Resto immobile, ripetendo quel nome nella mia mente.Ariel.
Il suo nome è Ariel.
«Ariel?»
«Si, mi chiamo Ariel, è difficile per la tua mente capirlo?» È difficile, ma questo non glielo dirò mai.È una fottuta coincidenza.
«Va bene, ma sta calma. Guarda che posso benissimo dire tutta la verità a mio padre, ma resterebbe deluso»
«Ho un dubbio. Tuo padre non ha mai visto la sorella di questo tuo amico? Sa semplicemente che ti piace?»
«Indovinato. Non l'ha mai vista neanche in foto, conosce solo Marcus, che mi ucciderà»
«Perchè? Cosa centra lui?» La ragazza parla, ma io sono rimasto fermo al suo nome.Vorrei tanto chiederle dell'orfanotrofio.
Se lei si ricorda come me.
Ma non vorrei fare la figura dell'imbecille, domandandogli qualcosa che soltanto io so.È meglio soffrire dentro.
«Stiamo parlando di sua sorella»
«Si, ma la scelta è tua, James, a prescindere da tutto. Non dovrebbe giudicarti, se ci tiene cosi come dice» Le sue parole mi tranquillizzano un po'.Credo fortemente che il destino, abbia voluto mettermi di fianco qualcuno di capace, ma al tempo stesso, qualcuno forte di carattere.
Mentre beviamo la nostra camomilla, ci rendiamo conto che il tempo scorre, e l'alba è alle porte.
Una nottata in bianco l'abbiamo passata in due.«Domani dovrei presentarti a mamma»
«Chi ti dice che io abbia accettato?» Entro nel pallone, ma poi la vedo sorridere.Mi poggio con il viso sulla sua spalla, sistemando un braccio intorno al suo collo, per ringraziarla.
Sorrido a mia volta, sentendo poi la sua fragranza che inizia a piacermi, forse troppo, per i miei gusti.«Questo non me l'aspettavo, ammetto» Mi sussurra, senza muoversi.
«Guarda che sono dolce anch'io, non ho un cuore di pietra cosi come sembrava poche ore fa»
«Sono contenta, James»Entrambi sembriamo aver dimenticato il momento in cui le nostre bocche si sono toccate, quasi non desiderando altro.
Ma poi, il suo no, che mi ha spezzato.
Forse me lo meritavo, infondo non sapevo chi fosse.
Ed io me le gioco tutte, per portarmi ragazze a letto.«Sai, adesso che siamo fidanzati, non dovrai più giocare a fare il donnaiolo» Neanche a dirlo.
Ariel ha un potere assurdo su di me.
«Io l'ho detto che mi leggi nella mente»
«Hai pensato la stessa cosa?»
«A dir la verità, ricordavo il tuo "no" secco»
Sorride, e nonostante la luce spenta, riesco a vederla.«Ne avrai molti ancora»
«Tu dici? Mi hai appena detto si»
«Sbagli, mi hai obbligata a dire di si»
«Ma tu avresti potuto benissimo cambiare i miei piani, e dire di no. Infondo, è stato un errore, Ariel, avrei dovuto dire tutta la verità a mio padre»
«Tutta? Quindi avresti dovuto dirgli che hai cercato di fare sesso con me, e hai ricevuto un no come risposta. Poi mi hai portato nella tua auto, fino a raggiungere casa tua e addormentarti di fianco a me, senza rendertene conto»Non riesco a non ridere.
Il suo modo di parlare mi ricorda tanto la mia migliore amica.
È possibile?
Dovrei giocare una delle mie carte per scoprirlo.«Forse non avrei detto proprio tutto»
«Ci mancherebbe» Ci guardiamo per un attimo.
Entrambi seduti sul divano.«Ariel» La richiamo.
Lei continua ad osservarmi, indicandomi con gli occhi di parlarle.«E con i tuoi genitori? Come funziona?»
«In che senso?»
«Dato che siamo fidanzati, dovrai presentarmi anche a loro» Provo a notare la sua reazione.Se è la mia Ariel, so com'è fatta.
Si nasconde, pur di non mostrare la vera sé.
Cerca in tutto e per tutto di comportarsi diversamente e di non mettere in mostra le sue sensazioni.Ricordo ancora quella notte, quando abbiamo dormito abbracciati, per via della sua paura.
E di quella promessa che ci siamo fatti.Quando la distanza non sarebbe mai stata un problema, visto che i nostri cuori sono uniti.
Parlavamo di due cuori in uno, e ridevamo, come se avevamo ricevuto il nostro regalo preferito.E quando me l'hanno portata via, non ho sopportato l'idea, e ho pianto per mesi.
Nessuno riusciva a tirarmi su.«Non ha senso farlo, è qualcosa che diremo solo alla tua famiglia, James» Come volevasi dimostrare, cerca di tenermi alla larga dai suoi genitori adottivi.
Ma un pensiero mi balena nella testa.
E se le mie fossero soltanto fisse?
E se stessi facendo la figura dell'imbecille?Non posso saperlo, se non ci provo.
Male che vada, non ci fingeremo fidanzati.
Ma avrò baciato la mia migliore amica.
Quella persona che mi ha cambiato.«Ariel, non prendermi per scemo, ma ho bisogno davvero di sapere una cosa. Forse questo cambierà le nostre vite per sempre, o forse non lo cambierà affatto»
«Di che parli?» Leggo nei suoi occhi la paura di ciò che sto per chiederle.Il suo sguardo è lucido.
Versa lacrime, lentamente, non riuscendo a controllarle.
Forse anche lei, crede a quello che credo io?Forse un'amicizia è appena stata ritrovata?
Potrei pronunciare poche parole, ma che potrebbero farle capire tutto.«Tu sei la mia Ariel?»
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𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.
FanfictionNon bisogna mai giocare col fuoco, poiché si rischia di scottarsi. Eppure, ad Ariel non importa: preferisce scoprire una dolorosa verità, che potrebbe farle crollare il mondo addosso, piuttosto che vivere la vita per come si presenta, senza provocar...