11.

542 75 13
                                    

𝚀𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚎̀ 𝚕'𝚞𝚕𝚝𝚒𝚖𝚘 𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕'𝚊𝚗𝚗𝚘.
𝙹𝚊𝚖𝚎𝚜 𝚎 𝙰𝚛𝚒𝚎𝚕 𝚟𝚘𝚐𝚕𝚒𝚘𝚗𝚘 𝚊𝚞𝚐𝚞𝚛𝚊𝚛𝚟𝚒 𝚞𝚗 𝚜𝚎𝚛𝚎𝚗𝚘 𝚊𝚗𝚗𝚘 𝚗𝚞𝚘𝚟𝚘 𝚒𝚗 𝚖𝚘𝚍𝚘 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚌𝚘𝚕𝚊𝚛𝚎.
𝚁𝚒𝚙𝚛𝚎𝚗𝚍𝚎𝚛𝚘̀ 𝚕𝚊 𝚙𝚞𝚋𝚋𝚕𝚒𝚌𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚖𝚊𝚛𝚝𝚎𝚍𝚒 𝚍𝚞𝚎 𝚐𝚎𝚗𝚗𝚊𝚒𝚘 𝚍𝚞𝚎𝚖𝚒𝚕𝚊𝚟𝚎𝚗𝚝𝚒𝚚𝚞𝚊𝚝𝚝𝚛𝚘.

•𝙹𝚊𝚖𝚎𝚜•

Voglio sapere quello che ha da dirmi, senza essere sommerso dall'ansia.
Ma non è qualcosa che gestisco io, perciò provo a fingermi tranquillo.
Anche sereno, ma senza però riuscirci.

«È logico che le tue parole mi mettano ansia? Di cosa dobbiamo parlare?»
«Innanzitutto voglio smetterla di prendere in giro i tuoi, Jam... Non è divertente, credevo che lo fosse, ma non è così»
«Si, in effetti non hai torto. Poi? C'è dell'altro?»
«Si, c'è, ma per parlarti di questo, ho bisogno di tutta la tua attenzione, perchè stai per scoprire a cos'è dovuto quel mio attacco di panico» Subito mi metto sull'attenti, intrecciando la mano con quella di lei.

Il mio cuore subisce alterazioni.
Non è consentito farla star male, perciò devo curarla, ad ogni modo possibile.
Devo evitare di farle versare altre lacrime, perché da quello che ho potuto capire, quello è stato solo l'inizio.

«Parlami»
«Ti ricordi quando sono venuti a prendermi, ed io ho dovuto lasciarti da solo?» Annuisco, riportando la mia mente indietro.

Ero così felice per lei, ma al tempo stesso, arrabbiato col destino, perché nessuno desiderava un bambino come me.

«Te lo dico chiaro e tondo, James. Sarei rimasta in orfanotrofio molto volentieri»
«Che dici? Per quale motivo? Non ti sarai mica dimenticata tutto quello che ci siamo detti? Quanto abbiamo aspettato che qualcuno ci portasse via da li, quanto abbiamo implorato che quel momento arrivasse presto. Oppure quando giocavamo, Ariel, ed io ero il papà adottivo, che riusciva a portarti via dell'orfanotrofio. Mi fa male sentirti dire questo» Forse parlo così, perché non ho la più pallida idea di quello che lei ha passato.
Anzi, è così.
Le tengo stretta la mano, volendo sentire il continuo della sua storia.

«Anche io avrei parlato come te, nel caso fossi stato tu a dirmi queste parole, sai? Però, James, tu non sai quello che mi è successo, quando ho varcato quella porta»
«Raccontami... Ricordati che sono vicino a te» Lei annuisce col capo, iniziando a versare una lacrima.
È qualcosa che non controlla.
Qualcosa che davvero le fa male, ed io purtroppo non posso capirla.
Ma vorrei tanto.
Desidero comprenderla più di ogni altra cosa al mondo, e vorrei che fosse così facile capire le sue parole, senza che parli.

Ma non succede.

«Facevo parte della famiglia più bella del mondo. Mi viziavano, e ancora oggi non so se sia un bene o un male» Sorride appena, mentre io le accarezzo una guancia, volendo prendermi il suo dolore.

È così difficile.
Impossibile.

«Pensavo a te e a quanto mi mancavi, volevo venirti a trovare... Passavo tutto quello che una bambina che ha vissuto anni in orfanotrofio vorrebbe passare. Ma quel sogno finì troppo presto»
«Che dici?»
«Due anni dopo sono cominciate le mie sofferenze, James. Si scordavano il mio compleanno, quando prendevo brutti voti a scuola mi punivano severamente,  e con le maniere forti, quando rifiutavo un piatto di pasta desideravano picchiarmi. Loro non hanno mai avuto figli, mia madre non può metterne al mondo, perciò hanno deciso di adottarmi e di fare una prova. Sai, come quando non sai come funziona un gioco, e vuoi provarlo per capire come va»
«Della serie, se va bene, va bene, se va male, è andata così, non possiamo farci nulla?» Quando fa cenno di si, sento i brividi su ogni parte della mia pelle.

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora