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•𝙹𝚊𝚖𝚎𝚜•

Non posso neanche immaginare quanto sia faticoso per lei tutto ciò.
Continuare a vivere con la consapevolezza che la sua famiglia l'ha ridotta uno straccio da terra.

E aver persino paura di rispondere ad una chiamata.

Sente sicuramente una gran fatica.
Come se non riesci più a correre per arrivare al traguardo finale.

Ariel è circondata da persone, ma è scontato che avrebbe desiderato la sua famiglia accanto, sin da quando era una semplice bambina.
Si sente perennemente sola, piena di insicurezze e contro il mondo.

Ed è giusto ammetterlo.
La mia presenza non può cambiare gran parte delle cose, perchè ormai metà della sua vita l'ha passata nella sofferenza più totale.

Ed è difficile soprattutto credere di aver finalmente trovato la felicità.

«Tieni, bevi un po' di camomilla e calmati per favore» Spero realmente che possa riuscire a nascondere quel mostro sotto al letto.
Eliminare quella parte della sua vita.
«Ti ringrazio»

Il suo cellulare ha continuato a suonare per qualche altro secondo, ma lei non ha smesso di ignorarlo.
Ha cercato sicurezze in me.
Ha desiderato un mio abbraccio per non sentire quella suoneria, che in quel momento abbiamo odiato entrambi.

Perchè io odio ogni singola cosa che
odia lei.
Detesto quello che le può far del male.

«Va un pochino meglio? Un po'»
«Onestamente? No» I suoi occhi ricolmi di lacrime mi fanno del male.
Evito di dirglielo, anche se però sarà scontato come la morte.

«Secondo te cosa può volere da te?»
«Non ne ho idea, James, ma è quello che succede da sempre. Mi mette un'ansia addosso e poi sparisce nel nulla, senza curarsi di me»
«Quindi è già successo? Ti ha già cercata altre volte o ho capito male?»
«No, o meglio, agli inizi si. Ma poi hanno scoperto che stavo bene, e hanno smesso di cercarmi. Mamma ha sempre avuto quest'abitudine di farmi sclerare, per poi fare finta di niente»

Sentirla parlare mi fa rabbrividire.
È assurdo come una mamma possa comportarsi così con la propria figlia.

«E sei scappata»
«Avevo altra scelta, James?»

Le sue lacrime continuano a scendere ed io continuo ad asciugarle.
Provo dolore.

«Hai mai provato ad avere una conversazione pacifica con lei, Ariel?»
«Ci ho provato, James. Ho cercato in tutti i modi di capire per quale ragione fosse cosi con me, e soprattutto perché mio padre l'appoggiava in ogni cosa. Ma loro non ne hanno mai voluto sapere! Secondo te perchè mi cercano dopo tempo, cosi, dal nulla? È passato con esattezza un anno da quando sono fuggita via, e mi sta cercando dopo troppo tempo!»

Non so darmi una risposta.
Probabilmente hanno bisogno di qualcosa e cercano lei.
Desiderano che Ariel lavori e che possa aiutarli economicamente.

L'unica soluzione plausibile.
Il telefono intanto riprende a suonare.

«Ti prego, spegnilo o giuro che lo butto fuori dalla finestra» Si porta entrambe le mani sul volto, per coprirsi gli occhi.

Intanto eseguo.
Spengo il suo cellulare e ritorno da lei.

«Vuoi la mia, Ariel? Secondo me, ti cercano perché vogliono una mano da te economicamente»

Lei scoppia a ridere, ma nervosamente.
Come darle torto.

«Non li conosci, James. Non possono cercarmi per avere dei soldi in cambio»
«E allora cosa?»
«Non lo so, ti dico che non lo so! Sto impazzendo come al solito, e la colpa è di mia madre. Ti rendi conto?»

Poso la mia mano sulla sua spalla.
Vorrei tanto abbracciarla.

«Parliamoci chiaro, Ariel. Tu che hai imparato a conoscerli, se non ti cercano per dei soldi, per cosa possono cercarti?»
«Non lo so, James, cazzo! Possono essere varie le motivazioni. Possono cercarmi perchè vogliono punirmi di essere andata via di casa e di non essermi fatta sentire per il compleanno di papà»

All'istante la interrompo.

«Tuo padre ha compiuto gli anni?»

Annuisce.

«Quando?»
«Ieri»
«E non sei riuscita a contattarlo»

«Come potevo, James?»
«Non potevi, ovviamente»
«È il primo compleanno che papà passa senza di me e forse si aspettavano entrambi una chiamata. Ma ora dimmi un po', tu ci saresti riuscito?»

Nego col viso.
Ovviamente non l'avrei mai cercato.

«Quindi dici che è per questo» Le parlo.
«Come può essere anche per altro»

Sospiro profondamente, portando il viso sul ventre di lei, che posa una mano dietro la mia nuca.

«Un domani non agirei mai in questo modo con mio figlio, sai? Può farmi tutti i dispetti del mondo, ma non potrò e non vorrò mai fargli del male, Ariel»

Ammetto.
I miei occhi incrociano i suoi.

«Sarai un padre spettacolare»
«Vogliamo parlare di te? Ne hai passate troppe, ma non avrai mai questo tipo di atteggiamento nei confronti di tuo figlio»
«Io morirei per lui»
«Lo so, Ariel... Lo so, credimi»

La mia fronte si posa sulla sua.
Restiamo immobili.

«Ho paura di diventare mamma, sai?»

Credo sia una delle sue paure più grandi.
E me ne sta parlando.

«Perchè dici questo?»
«Non vorrei mai che mio figlio mi trattasse cosi come io tratto i miei, Jam»
«Tu hai le tue buone motivazioni per agire in questo modo, non te lo dimenticare mai, Ariel»
«Non lo dimentico, ma fa male»
«Lo so, tesoro»

In questo momento prevale la mia protezione nei suoi confronti.
Vorrei stringerla forte e farla finalmente sentire al sicuro dopo tempo.

E così faccio.
La stringo belle mie braccia, sentendo i suoi singhiozzi che mi spezzano il cuore.

E non sai che dolore, Ariel.

«Non hai bevuto neanche un sorso della camomilla che ho preparato apposta
per te»

Mi fingo offeso.
Lei sorride, ed io mi sento bene.

«Scusami, rimedio subito»

Ne beve un po'.
Restiamo ad osservarci intanto.

«Il tuo ex sapeva della tua famiglia?»

Le chiedo ad un tratto.
Ho bisogno di sapere di questo ragazzo.

«Si»
«E non ha mai fatto nulla?»
«Sono io che non ho voluto, è diverso»

Annuisco.
Mi rendo conto che Ariel davvero pensava di poter avere una possibilità con questo suo ex.
Eppure, sento la mia gelosia crescere.

La sola idea che lei possa pensare un futuro con un altro mi manda in bestia.

«E ora?»
«Ora cosa?»
«Mi lascerai agire?»
«No, non voglio che nessuno provi a mettere la buona parola sui miei genitori James»

La sento nervosa.

«Ariel...»
«James, mi incazzo. Mi perdi seriamente dalle mani se fai qualcosa del genere»

Annuisco.
Ma dentro di me ho già ideato un piano per poter provare a parlare con quella famiglia che le ha rovinato la vita.
Provare a capire la motivazione.

E odiarli.
Odiarli per averle fatto del male.

O forse sbaglio?

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora