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•𝙹𝚊𝚖𝚎𝚜•

Torniamo a casa, nel silenzio più totale.
Mi sento in totale imbarazzo, non ci troviamo a casa nostra eppure non ci comportiamo come dovremmo.
Io e Ariel siamo completamente freddi.

Mia madre se ne rende conto.
Ma la donna che ci ha permesso di avere un tetto sulla testa, ossia Gwenda, no.
Ci tocca fingere.

«Com'è andata, ragazzi? Io sono rientrata ora, e l'unica cosa che ho visto è Giselle che dormiva, mentre Josephine la cullava. Voi due? Che facevate?»

Difficile da spiegare, Gwenda.

«Eravamo insieme, siamo andati a controllare i taxi. A breve, James comincia a lavorare» Ariel prende la parola prima di me.
Ha fatto bene, perché non avrei saputo rispondere come si deve.

«Ottimo! Intanto, vi preparo qualcosa da mangiare, cosa desiderate?»
«Io non ho fame, Gwenda»

Resto a guardare Ariel.

«Ma come... Ti senti male?»
«No, ho lo stomaco chiuso, tutto qua»
«Vuoi almeno una camomilla?» È la domanda di mamma.

Nega.

«No, vorrei solo coricarmi il prima possibile e stare un po' con Giselle»
«Vai, magari stasera ti passa» Le dico subito, mentre sale le scale.

Mi siedo a tavola, mentre Gwenda prepara il pranzo e mia mamma apparecchia la tavola.
I miei pensieri volano ad Ariel.

So benissimo che sta alla grande.
Semplicemente non voleva condividere lo stesso spazio con me.
È un atteggiamento da bambina immatura e glielo dirò.

«Vado a controllare Giselle e Ariel»
«Vai, tesoro» Lascio un bacio sulla guancia di mamma, prima di salire su in camera da letto.

Ariel è stesa a pancia in giù, mentre Giselle dorme profondamente nella culla.

«Ora puoi smettere di fingere»
«Come?»
«Ariel, non c'era bisogno di fare quella pagliacciata solo perchè non vuoi condividere la stessa stanza con me»
«Credo che tu stia delirando. Ho davvero lo stomaco sotto sopra, James»
«E perchè non ti credo?»
«Il perchè non lo so, ma io sono sincera a dirti che davvero non mi sento bene»

Le porto una mano sulla fronte, nonostante sia girata col viso sul cuscino.

«Non hai la febbre»
«No, me la sarei sentita. Sarà ansia»
«Ansia?»
«Si, ansia di tutto, James. Ora sono io a chiederti di lasciarmi sola»
«Andremo avanti cosi, non è vero?»
«Così come?»
«Così, senza parlare, con la voglia di restare da soli»
«Io almeno resto da sola con tua figlia»
«Evita queste frecciatine, Ariel»
«No, è la verita, James»

Subito si gira verso di me.
È pallida, ed è la prima cosa che noto.
Non è il caso di discutere.

«Riposa, ne parliamo appena ti riprendi»
«Cazzo, stai scappando, ancora»
«Ti si legge in viso che non stai bene, ne parliamo dopo» Mi sollevo, pronto per scendere di sotto.

Ma la voce di Ariel mi blocca.

«E invece ne parliamo ora. Non hai appena detto "andremo avanti cosi?"»
«Si, e infatti non ho detto che non parleremo di questo, ma che affronteremo l'argomento una volta che tu starai meglio. Almeno adesso, dammi retta per favore, Ariel»

Sbuffa, ma si sistema come prima.
Intanto bacio la fronte di Giselle.

Osservo Ariel.

«Non voglio continuare a discutere» Le parlo, ma lei non risponde.
Lo fa apposta.

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora