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•𝙰𝚛𝚒𝚎𝚕•

Avrei preferito che fosse andata in maniera del tutto differente.
Che a soffrire non fosse Giselle, ma io.

E invece, la vita è crudele.
Fa star male chi non se lo merita, e chi invece meriterebbe di soffrire, si gode la propria esistenza.
E allora, che senso ha tutto ciò?

All'arrivo di James, noi non siamo nella camera con la bambina.
Ma siamo in sala d'attesa.

«Hanno portato Giselle a fare dei controlli specializzati, e c'è tuo padre insieme a lei, quindi non preoccuparti»

Sono le uniche parole di Josephine.
James prova a calmarsi, ma non riesce nel suo intento.
Piuttosto, cerco anche di capire come sia andata con mamma.

Anche se non mi sembra il momento opportuno, la mia curiosità è alta.
Specialmente perché James lo vedo a terra e non è soltanto per Giselle.

«Tu stai bene?» Domando.
Lui annuisce.

«Ci sono altre priorità al momento»
Continua lui.
«Tu anche sei una priorità»
«Ariel... Dopo»
«No, James, adesso»

Vorrei così tanto distrarmi e pensare ad altro che non siano sofferenze.
Ma qui, si sta soltanto male.

«Appena sappiamo di Giselle, ti racconto tutto quanto. È una promessa»
«Se ne andranno via diverse ore, Jam»
«Questo perchè?»
«Perchè tuo padre deve capire cosa succede a nostra figlia, e perchè la febbre non le scende. Crede sia l'infezione che si è creata, e fin quando è solo questo, si può curare col tempo. Ma se dovesse esserci altro sotto, non sappiamo come va a finire. Questo è quello che posso dirti, che so anch'io, e che ha detto tuo padre»

Detto questo, cala il silenzio.
James non guarda più nessuno, si siede su una sedia e fissa il vuoto con le lacrime agli occhi.

Io sto trattenendo.
Ancora.

Ma fin quando posso riuscirci?

«Ti prego, James, parliamo. Ho bisogno di distrarmi e di sentirti parlare»

Mi avvicino, posandomi sulle ginocchia dinnanzi a lui, che posa poi una sua mano sulla mia guancia.

«Mi dispiace di averti urlato addosso»
Nego col viso.
«Non c'è bisogno»
«Invece si, Ariel. Ti ho accusata, e me la sono preso con te, quando in realtà la colpa è davvero solo di tua madre. E di un mio caro amico, per l'esattezza»

Non capisco dove vuole arrivare.
Ma poi, mi fa sentire delle registrazioni.

Capisco subito sia la voce di mamma.
Subito dopo, sento la voce di un ragazzo.

«Ma... È William?» Si intromette Josephine.

Evidentemente lo conosce anche lei.
James annuisce.

«Si erano messi d'accordo. Will ha appiccato l'incendio sotto richiesta di tua madre, Ariel»

Intanto mette pausa alla registrazione.
Ma io, ho sentito qualcosa.

Come se qualcuno fosse caduto.
Ignoro quella sensazione.

«Ti prego, non dire più che è mia madre»

Provo vergogna.
Mi fa schifo la sola idea di essere sua figlia.
La figlia della donna che ha tentato di mettere fine alla vita di una bambina.

Non ci posso credere.

«James... Qualcuno è caduto?»

Allora non sono l'unica ad averlo sentito.
Lui nega.

«No, mamma. Semplicemente la stronza della madre di Ariel, ha sbattuto contro il mobiletto per scappare»

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora