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•𝙰𝚛𝚒𝚎𝚕•

Non avrei mai pensato di riuscire a risentire quelle emozioni che, quando ero bambina, mi facevano sentire viva.
Lui mi faceva vivere.

È impossibile da credere, mi sembra tutto un sogno dalla quale non voglio essere svegliata.
L'unica nota dolente, nel nostro ritrovarci, è il fingerci fidanzati.

Ma questo, tanto male non fa.
Sarà divertente, anche se spero di non dover toccare la sua bocca, per una ragione o per un'altra.
Potrei non rispondere delle mie stesse azioni per quanto lui sia bello.

Ignorare non porta a nulla.
Ho cercato di cambiare discorso, di concentrarmi su altri argomenti, ma il pensiero che ho baciato il mio migliore amico d'infanzia, è sempre dietro l'angolo.

Quando la mattina, incontriamo sua mamma in cucina, il mio cuore prende a battere più forte.
È il momento di cominciare a giocare.

«Buongiorno, James»
«Buongiorno a te, mamma. Ti vorrei presentare Ariel, la mia ragazza» Calca sulle ultime tre parole, osservandomi un istante dopo, per chiedermi di reggere quelle sue parole.
Ma quasi mi viene da ridere per l'espressione della donna, che scioccata, resta ad osservare il figlio.

Una notizia del genere, di prima mattina, avrebbe lasciato di stucco chiunque.

«La tua ragazza?»
«Si, la sorella di Marcus. È giunto il momento di presentarvela»
«E si chiama Ariel... Come la-»
«Come la mia migliore amica»

Davanti a quelle parole, la mia pelle diventa a buccia d'arancia.
È così strano sentir parlare di me, quasi come se io non fossi presente davvero in quella stanza.
È così bello soprattutto che lui abbia parlato di me ai suoi genitori adottivi.

Io avrei tanto voluto parlargli in modo diverso.
Ma mamma e papà non me l'hanno permesso.

«Davvero ho il suo stesso nome?» Mi fingo sorpresa, cercando di non sorridere.
«Davvero. Che coincidenza, eh»
«Lo è» Mi rivolgo poi alla sua mamma.

«È un piacere conoscerla, signora»
«È un piacere anche per me, Ariel. Sicuramente conoscerai la sua storia»
«Si, la conosco. Sono vicina a James, più di quanto può sembrare. So tutto»
«Sei cosi dolce. Non fatevi mai del male» Sorride per prima a me, per poi passare al figlio, che l'abbraccia.

Sento un "ti voglio bene" pronunciato proprio da lui.
Sua mamma ricambia, e i miei occhi si inumidiscono.
Sono così felice che lui abbia trovato quella famiglia che tanto cercava.
Ha sempre desiderato sentirsi a casa.
Sentirsi al sicuro.

Io credevo di esserci riuscita allo stesso modo, ma la verità è che mi sono rovinata la vita.
Mi hanno distrutto l'esistenza.

«Vuoi qualcosa da bere, Ariel? Fate colazione con me»
«No, la ringrazio. Io e James abbiamo fatto nottata, forse mangiando schifezze» Ridacchio, mentre lo osservo.
Lui ride a sua volta.

«Cosa mi fai sentire» Parla la donna.
«È colpa mia, mamma. Non ho saputo resistere, e l'ho coinvolta» Continua a ridere.
Sua madre accarezza la guancia, prima di lasciarci da soli in cucina.

«Jam» È da sempre stato il mio soprannome per lui.

«Ehi... Da tempo non mi chiamavi cosi» Difatti, il suo sguardo brilla.
Forse per l'emozione.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo.

«Dov'è il bagno?»
«Ti accompagno» Inaspettatamente, mi prende per mano.
È incredibile quello che è successo in una sola notte.
In meno di ventiquattr'ore ci siamo ritrovati e abbiamo passato la notte insieme.
Ho conosciuto anche sua madre, e meglio di così non poteva andare.

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora