19.

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•𝙰𝚛𝚒𝚎𝚕•

La sua bocca è calda come il sole.
Posso sentire un senso di protezione, che fino a qualche minuto fa non avvertivo.
Il calore scorre nelle mie vene, lasciando che mi goda ogni movimento delle nostre labbra, vogliose di restare sempre incollate e di non staccarsi mai.

James è pieno di desiderio.
Pieno di passione.
Ha cercato di mantenere questa sua voglia innata di sfiorarmi, ma non è riuscito nel suo intento.
Così come me.

Mi bacia come se fosse alla disperata ricerca di ossigeno.
Mi tremano le ginocchia per l'emozione.

Ma mi tremano persino gli occhi quando all'improvviso, la porta si apre di soppiatto e sua mamma fa il suo ingresso in quella stanza, con una camomilla fra le mani, e uno sguardo assente.
Noi ci allontaniamo, ma nessuno dei due spiaccica una sola parola.
Anzi, si può dire che tratteniamo una risata, anche se non ci dovrebbe essere nulla da ridere.

Ma noi abbiamo sfidato il pericolo e siamo stati beccati, come quando eravamo piccoli.

«Ho capito perchè mi hai mandato a prendere la camomilla, James»
«Mamma, posso spiegarti»
«No, non voglio sentire nulla da te, ma dalla qui presente Ariel» Mi guarda con occhi di sfida, quasi come se sapesse che in un modo o nell'altro, avrei raggiunto il mio scopo e avrei trovato James.

«Mamma... Perchè le hai detto che sarei andato a Los Angeles? E perchè mi hai nascosto il suo biglietto?»
«James, voglio sentire Ariel, adesso»
«Io no, voglio sentire quello che hai da dire e capire la motivazione. Lei non ti piace e l'abbiamo compreso, ma perchè ti stai comportando cosi?»
«Perchè lei non è Ariel, James! La tua Ariel si trova in un altro posto» Scoppio a ridere nervosamente, sollevandomi dal lettino sulla quale mi ero poggiata.

La osservo.

«Come prego?»
«Tu non sei la sua Ariel»
«E chi sarei?»
«Una ragazza che vuole prendere in giro mio figlio, visto che conosci la sua vera storia. Quello che mi chiedo, è perchè tutto ad un tratto, Ariel dovrebbe spuntare cosi, nella vita di mio figlio. Dal nulla, intendo»

Non pretendo che James mi difenda, ma non dice neanche una parola.
Rimane a guardare sua mamma.

«Ma lei chi si crede di essere mi scusi?»
«La madre di James»
«Esatto, solo la madre di James. Non è nessuno per me, quindi non ha nessun diritto di offendermi in questo modo»
«Mamma, ti prego, basta. Ariel, smettila anche tu, mi scoppia la testa. Riprendiamo domani il discorso, vi prego»
«Dovrei lasciare che tua madre mi dica tutte queste cose, senza neanche avere un briciolo di prova?» Mi innervosisco.

Però poi comprendo lui e la sua richiesta.
James potrebbe parlare con sua mamma una volta soli.

«Posso trovarle le prove»
«Prego. Contatti l'orfanotrofio in cui eravamo rinchiusi io e suo figlio, e chieda di me. Ariel Garcia»
«Sarà fatto»
«James, ci vediamo domani. Scusami per questo momento, davvero» Gli parlo, restando però alla larga da lui.
«Non ti permetterò di entrare»
«Le darò io il permesso. Mamma, è ora di finirla» Guardo come lui è pronto per affrontare quella donna, e gli sorrido, prima di uscire da quella stanza e dirigermi verso Hayley, che si è già cambiata.

«Alla buon'ora»
«Hayley, tu non hai la minima idea di quello che è successo la dentro»
«Senti, quando è tornata, aveva una camomilla in mano. Ho cercato di bloccarla ancora, ma mi ha mandato male, in tutti i sensi»
«Non preoccuparti, sarebbe andata a finire cosi ad ogni modo» Sospiro pesantemente, ricordandomi poi che ci siamo baciati una seconda volta.

Le sue labbra hanno toccato le mie.
Il suo sapore è rimasto impresso dentro di me e non andrà più via.

«Allora? Dici qualcosa? Che è successo?»
«Ci siamo baciati» In parte lo comunico anche per notare la sua reazione.
«Che cosa?» Quasi urla, ed io le poggio una mano sulla bocca, segno di tacere.

Siamo ancora in un ospedale.
Nel bel mezzo della notte.

«Sua madre ci ha beccati proprio li»
«E? Voi che avete detto?»
«Non ci siamo difesi, Hayley»
«No?»
«No, non avevamo alcun motivo»
«E quindi? Che avete detto?»
«Le abbiamo chiesto per quale motivo mi ha detto che James è partito, e perche ha nascosto il biglietto che avevo lasciato nella tasca a James» Hayley continua a guardarmi, volendo capire come questa storia va a finire.

«Lei che ha detto?»
«Che io non sono la vera Ariel» Riprendo a ridere, desiderando di non smettere più.
È assurdo.
«Continua con questa storia?»
«Certo che continua. Le ho detto di chiamare l'orfanotrofio in cui eravamo rinchiusi io e James e di chiedere di me»
«Ma questa donna è pazza, santo cielo»
«Lo è. Ascolta, io domattina devo tornare qui da lui, o meglio... Tra esattamente sette ore e mezza, perciò vorrei andare a riposare» Comincio a camminare, ma la voce di Hayley mi blocca sui miei passi.

«Aspetta»
«Cosa?»
«Mi hai perdonata, Ariel?»
«Assolutamente si» Le parlo con occhi lucidi, mentre lei corre nelle mie braccia per stringermi forte.

Hayley ha fatto tanto per me.
Ha dimostrato di tenerci, e che non avrebbe mai dovuto sbagliare in quel modo.
È riuscita ad aiutarmi con James.
Ed io l'ho perdonata.

Una volta tornate a casa, Hayley si dirige nella sua camera, mentre io corro nella mia, nella speranza che domani possa essere una giornata più bella di quella appena trascorsa.
Soprattutto, che James stia bene.

•𝙹𝚊𝚖𝚎𝚜•

Ho atteso che Ariel andasse via, per parlare a quattr'occhi con mamma, nonostante non sia nelle condizioni migliori per farlo.
Ma ho bisogno di dirle che deve smetterla di mettere in dubbio la mia migliore amica, e di lasciarci in pace.

La vedo, mentre sorseggio un po' della camomilla che ha preso.

«Dobbiamo parlare, mamma»
«Non ne ho voglia»
«Dovrei essere io a dire che non ho voglia di dialogare, e invece lo sto facendo perchè ci tengo a risolvere questa dannata situazione»
«Non c'è niente da risolvere, James»
«Mamma...»

«Quella ragazza non mi piace! Ti dico che è impossibile che sia Ariel, perchè è uscita dal nulla! Come se niente fosse»
«Ci siamo ritrovati all'improvviso. Può succedere, lo sai?»
«James, smettila! E poi, cos'è sta storia che vi siete baciati? Al posto di starle alla larga, tu le stai ancora più vicino»
«Non posso neanche fare quello che mi sento di fare senza dar conto a nessuno?»

«James...»
«Mi controlli, mamma? Credi che io sia uno scemo, che non capisce? Pensi che se lei fosse stata una truffatrice, io non me ne sarei mai accorto?»

«Sei ingenuo, James... Troppo buono»
«Beh, ti sbagli, mamma, perchè la verità viene sempre a galla. E lei è la mia Ariel»
«Quindi cosa dovrei fare?»
«Accettare che lei sia presente nella mia vita perchè non ho intenzione di mandarla via, ti è chiaro?»

Il battito del mio cuore all'improvviso diventa più forte.
Il dolore al petto si accentua sempre più.
La testa scoppia.
Non riesco a respirare.

«James»
«Lascia perdere Ariel» È l'ultima cosa che dico, prima di perdere ancora una volta conoscenza.

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora