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•𝙹𝚘𝚜𝚎𝚙𝚑𝚒𝚗𝚎•

Sento un forte dolore al petto, che diventa sempre più forte man mano che passa il tempo.
Ma la vera sofferenza, è il pianto di Giselle e il non poter far nulla per calmarla o anche solo cullarla.

Per un solo secondo, ho pensato di chiamare sia Ariel che James.
Intanto che arrivano i vigili, arrivano anche loro ed io, nel frattempo, porto via me e la piccola da questo posto.

Ma alla fine, ho deciso di non chiamarli.

Cammino, provando a superare le fiamme che ormai, sono troppo alte.
Mi chiedo come sia stato possibile.

«Giselle, vita mia, sto arrivando»

Urlo, provando a tranquillizzarla.
Ma non riesco.

Mi avvolgo con una coperta, sperando di riuscire a non scottarmi.
Corro verso il passeggino, nonostante stia soffocando per via del fumo.

Non riesco a credere di essere riuscita a raggiungere Giselle.
La sollevo, facendole sentire la mia presenza immediatamente, ma senza farlo apposta, il suo piccolo braccio si scontra con le fiamme.

Inizio a correre più veloce, detestando il pianto della mia bambina.
Usciamo da casa, nel momento in cui i vigili arrivano, ed io corro verso la macchina, ignorando chiunque.

«Signora... C'è qualcuno in casa?»
«No, devo portare mia nipote in ospedale»

Grido, sistemando Giselle in auto.
Salgo subito dopo, notando poi una chiamata in corso da parte di Ariel.

«Non posso risponderti, se senti Giselle piangere ti preoccupi, e si preoccupa anche James»

Poi però, ci penso bene.
Mentre l'auto cammina, deciso di rispondere alla chiamata.

Ariel e James hanno il diritto di saperlo.

«Ariel»
«Josephine, che succede? Sento che Giselle sta piangendo, e non è un pianto di fame o altro»
«Ariel, qui è scoppiato un incendio»
«Che cosa?»
«Sto portando Giselle in ospedale»

Non ho il tempo di dirle altro.
La chiamata si chiude.

Evidentemente corrono in ospedale.

•𝙰𝚛𝚒𝚎𝚕•

Mi è bastata una sola frase, per urlare a James di andare via dal luna park.
Inizialmente non capiva, poi però ho raccontato cos'è successo, e ognuno di noi è corso alle proprie auto.

James guida con ansia, aumenta la velocità ogni volta che trova un semaforo, fregandosene di essere fermato.
Ma non mi va di dirgli nulla.

Non posso dirgli niente.

Una volta arrivati in ospedale, noi corriamo verso l'ingresso.
Incontriamo soltanto Josephine, e la prima domanda, è dov'è Giselle.

«La stanno controllando, già prima piangeva come una disperata, poi si è scottata col fuoco ed è peggiorata»

Non riesco a controllare le lacrime che scendono sul volto.
E stavolta, neanche James.

Quando mi siedo sulla sedia, Hayley si sistema di fianco a me, e con una mano sulla spalla, mi resta vicino.

«Possibile che sia scoppiato dal nulla?»
«Io ero in camera, Marcus, e Giselle era in salotto, nel passeggino. Neanche il tempo di mettere piede in stanza, che ho sentito la puzza di fumo»
«Allora non può essere una coincidenza»
«Che dici?» Parlo, rivolgendomi con voce tremante a Marcus.

Lui mi guarda.
Così come James guarda lui.

«Ragazzi, ragionate. Se fosse stata questione di un barbecue, che avete scordato acceso o di un fulmine, sarebbe accaduto nel momento in cui Josephine era con Giselle. Perchè l'incendio è scoppiato proprio quando Josephine ha lasciato la bambina da sola?»

𝙳𝚞𝚎 𝙲𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙸𝚗 𝚄𝚗𝚘.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora