TW: questo capitolo contiene episodi di slur omofobi e violenza. Nessuna delle espressioni qui utilizzate rispecchia il pensiero di chi scrive la storia. 





When night falls

She cloaks the world

In impenetrable darkness

La sveglia di Johan rimbombava di urla e suoni pronti a garantirgli un risveglio il più incazzato possibile.

Era sabato, l'Istituto era chiuso, ma aveva delle ore di laboratorio da recuperare in solitudine.

Passò dieci minuti a sistemare i suoi capelli biondi in una coda insoddisfacente. Una riga di eyeliner, il dolcevita nero e gli eterni pantaloni appesantiti da decine di catene.

"Andromeda", lo chiamavano i pochi che avevano voglia di scherzare con lui. "La mia stella", lo chiamava Rose.

Sua madre lo chiamava "Jo".

In cucina c'era sua zia, ad aspettarlo, come tutte le mattine, con una tazza di caffè bollente e una tavoletta di cioccolato bianco, di cui sapeva che era ghiotto.

Johan bevve il suo caffè in un unico sorso. Non si sedette nemmeno.

Muto, girò i tacchi e uscì.

In casa rimase la delusione.

Le strade di Godgrave erano sempre semivuote. Nonostante i sessantamila abitanti, la cittadina sembrava avere un coprifuoco perenne. Poche macchine, uno sparuto gruppo di persone in strada, suoni distanti.

Era dicembre inoltrato, ma non si respirava alcuna aria natalizia.

«Sei dei nostri alla Vigilia, giusto?» gli aveva chiesto Rose un paio di giorni prima.

«Perché? Tu non sei con i tuoi?».

«Ma ti pare? Sì, ceneremo insieme, ma il giorno della Vigilia c'è ben altro da fare. Al Morgue è tempo di raccolto».

Il Morgue era solo uno dei locali per disgraziati che costellavano la zona del Paese dei Balocchi, ovvero il TownClubs, e il "raccolto" era uno dei modi per descrivere il secondo lavoro di Rose, a cui collaboravano attivamente anche lui e Marisa.

«Enzo ti ha dato tutto?» chiese Marisa.

«Sì, ha fatto un po' di storie perché mi voleva al locale anche alla Vigilia, ma gli ho fatto capire che gli affari sono altrove in quei giorni. Ha parlato con l'altro e mi hanno dato tutta la roba».

«Ma i tuoi non ti diranno niente se esci quella sera? ».

Rose aveva guardato Johan infastidita.

«Vuoi passare tu per caso la Vigilia di Natale con i miei? Potrei proporglielo».

Un gesto di Johan le aveva fatto intendere di voler lasciar perdere quella conversazione.

Era vero: era un po' fissato con i genitori di Rose; in realtà era ossessionato da tutto quello che riguardava la ragazza.

Si erano conosciuti circa cinque anni prima, alle scuole superiori.

All'epoca la ragazza vendeva la roba da sola, nei locali della città. Più volte aveva corso il rischio di essere picchiata, o di beccare un poliziotto in borghese e fare i conti con lo stesso tipo di conseguenza.

Johan l'aveva aiutata a smerciare le pastiglie in modo più facile, grazie a lui e ad altri due ragazzi che ogni tanto decidevano di seguirlo nelle sue imprese: Nat e Omar. Grossi il doppio di lui e intelligenti la metà, ma leali e testardi come era necessario che fossero.

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