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Con Rose e il suo gruppo di amici ci furono altri problemi, com'era prevedibile.

Un giorno era entrato in aula e aveva scoperto con stupore che il suo banco era stato isolato. Perfettamente al centro, da solo, con tutti gli altri banchi meticolosamente distanti da lui. Era stato reso visibile, come un punto sporco in una distesa di neve candida. Sul banco, un foglio

SMELLS LIKE DEAD BODIES.

Gli studenti lo guardavano, colpevoli. Qualcuno scuoteva la testa, come a dire: io non c'entro niente, ho trovato il banco così.

Poco importava, a Niko.

Poi arrivò Hermes, che pose fine a quell'insolito arredamento.

Altro giorno, altra lezione: il professor Hermes aveva chiesto di fare una prima relazione su un libro a scelta di Dostoevskij.

L'obiettivo era, alla fine del modulo sullo scrittore, di riscrivere la stessa relazione confrontandola con quella precedente.

«Quante cose possono cambiare dopo che le si conosce a tutto tondo? Il cambio di prospettiva è sempre necessario? Ma soprattutto, è il cambiamento stesso ad essere necessario? Quanti di voi ora sono in un modo e si evolveranno, alla fine di questo modulo? "Cambiare"... cosa? Tutto: possono essere pensieri, opinioni, intenzioni. Voglio capire insieme a voi se siamo scolpiti nella pietra o se siamo solo un ammasso di sapere e influenze socioculturali. E» aggiunse con un sorriso «credo che Dostoevskij sia lo scrittore migliore per questo esperimento».

Quasi tutti lavorarono al compito, con stupore di Niko; sentiva dire spesso di quanto fossero indisciplinati e agguerriti i giovani dell'Istituto, eppure le lezioni in quella classe erano silenziose e ordinate, a parte alcuni momenti esplosivi.

Si chiese se fosse merito del professore, anche solo indirettamente.

Forse quei giovani consideravano lo studio come il modo più sicuro per scappare.

Forse non aveva ancora capito nulla.

La sua relazione fu su Memorie del sottosuolo: non il primo libro di Dostoevskij che aveva letto, ma il primo ad averlo folgorato. Anche più di Delitto e Castigo, libro forse troppo complesso per un ragazzino di quattordici anni, età in cui lo aveva letto per la prima volta.

Memorie del sottosuolo aveva instillato in lui un'idea: come NON vivere.

La cosa peggiore per lui era proprio quella: diventare abietto, non cattivo né buono, essere solo. Un'insopportabile via di mezzo che condanna chi aspira a grandi cose e non se ne trova in mano nessuna. Ad aspettare quel tipo di persona c'era solo una voragine. E lui aveva un terrore atavico e disabilitante, delle voragini.

Il compito fu svolto, come detto, quasi da tutti.

Alcuni ragazzi semplicemente si rifiutarono. Accamparono problemi, scuse.

Dostoevskij non l'ho mai letto,

Non posso permettermi di comprare libri adesso,

In biblioteca non c'era,

Non lo conosco.

«Non lo conosci?» chiese sbigottito il Professor Hermes a Rose.

Era come se gli fosse andata bene qualunque scusa da parte di chiunque, ad eccezione di quella.

A onor del vero, i ragazzi che non avevano svolto il compito sembravano più o meno vicini alla cerchia di Rose: c'erano Johan, Marisa, e altri 3 ragazzi, tra cui quello che per qualche assurdo motivo tutti chiamavano Elphaba, la Strega cattiva dell'Ovest. Il suo vero nome era Teo, ed era lo studente migliore del corso, subito dopo Rose. Niko ricordava il volto nel quadro celebrativo appena fuori dalla porta.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora