Nota: ULTIMA parte di questo capitolo infinito.
TW: Atti sessuali espliciti.
Avevano cacciato un po' di gente dal bagno delle donne, adducendo a delle scuse pessime. La prima ragazza era entrata solo per vomitare. Aveva fatto in fretta, intimorita e strafatta, e poi si era defilata. Un'altra coppia aveva provato ad entrare con il probabile intento di darsi a una sveltina frenetica o di incipriarsi il naso con la cocaina. Qualunque fosse il loro entusiasmante intento, avevano ricevuto la triste sorpresa di trovare un'altra coppia nell'anticamera del bagno.
Per la precisione: un tizio alto, vestito di nero, che li guardava disperato, e una ragazza che, torva e silenziosa, se ne stava seduta sul ripiano dei lavandini.
Senza dire una parola - anzi, la ragazza squittì un impercettibile "scusateci" - i nuovi arrivati fecero dietrofront e ritornarono in pista.
Forse con il bagno degli uomini sarebbe andata meglio.
Rose, spazientita da quelle incursioni, si alzò in piedi e uscì dalla porta. Niko pensava che se la stesse filando di nuovo, per non dover avere a che fare con lui, ma dopo un po' la vide rientrare, e, sempre in silenzio, rimettersi seduta sul suo trono di lavandini.
«Ho messo il cartello "Bagni guasti" davanti alla porta. Durerà poco, credo» spiegò.
La stanza ritornò muta.
«Rose, ascolta...» iniziò lui.
«Non mi devi dire niente» replicò secca. Il viso girato completamente alla sua sinistra, pur di non guardarlo in faccia.
Niko avvertì che non era solamente arrabbiata, anzi, probabilmente non lo era affatto.
C'era delusione, nei suoi silenzi. C'era un orgoglio ferito che non si aspettava quel tipo di tradimento.
Per di più, Rose era offesa.
Se ne stava lì, muta, con una smorfia di rammarico trattenuta, a cercare di reprimere le lacrime come una bambina a cui i genitori avevano detto che non sarebbe andata al parco giochi quel pomeriggio.
Glielo aveva visto negli occhi - Dio, quanto avrebbe voluto cavarseli Niko in quel momento- il terrore di dover ammettere a Marisa che aveva fatto di tutto per placare Rose in quell'anno; che aveva annunciato in una fanfara di propositi e obiettivi che l'avrebbe fermata; che si sarebbe finalmente resa responsabile delle sue azioni, per poi perdere completamente e irrimediabilmente la testa per lei.
Non aveva avuto il coraggio di annunciare la sua miseria.
E ora doveva occuparsi di raccogliere i cocci di quella relazione disattesa, di quella promessa non mantenuta.
Niko avrebbe potuto salvarsi giustificandosi in cento modi, ma non era stupido fino a quel punto. Sapeva che con Rose il compromesso si raggiungeva solo con l'onestà più infima.
E allora lo fece.
Fu onesto.
«Non lo so perché non gliel'ho detto. Non ci sono riuscito. Mi guardava con una tale speranza, sembrava che mi pregasse di non dirle la verità, di non rivelargliela così brutalmente, e allora l'ho accontentata. Mi dispiace. Mi dispiace davvero.
In quel momento, ho scelto lei».
«Ok. Non penso ci sia più molto da dirci. Ti auguro di trovare la tua felicità» la voce di Rose era un sussurro. Il volto nascosto poteva forse nascondere la sua agonia, ma fece scoppiare quella di Niko.
«Cosa...come? No. No! No, è tutto sbagliato, non è quello che volevo dire!».
«E allora cosa volevi dire? Ti sei sentito? Nel momento in cui avresti potuto scegliere me non lo hai fatto, e vorrei indignarmi e fingere di non comprenderti, ma, siamo seri, come potrebbe essere? Chi cazzo te lo fa fare? Avevo paura...avevo paura proprio di questo».
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CENERE A GODGRAVE
Genel KurguQUESTA NON È UNA STORIA D'AMORE. Godgrave è una città sospesa nel vuoto. Un non-luogo, intriso di paure e diffidenze, dove la delinquenza e gli abusi fanno da sfondo annoiato a una vita piatta e indifferente. È la Città, una città che potrebbe ess...