La parrucca lunga e nera fu bruciata di notte, in un cassonetto sul retro della tavola calda, così come i grossi occhiali da vista che aveva usato per nascondere parte del suo viso. Le vendite compiute con il supporto di Hide avevano fruttato un gruzzoletto scarno, giusto un mazzo di banconote che a malapena riempiva un pugno.
Si trattava davvero di poca roba, al punto da far capire a Rose che tutto quello sforzo non era valso a nulla.Sforzo, pensò.
Rifletté molto su quella parola anche nei giorni a venire. Provò a chiedersi se fosse stato effettivamente uno sforzo. Ripensò alle chiacchierate con l'uomo, alla sua fredda intolleranza al mondo, alla rabbia che vomitava insieme all'alcool. Pensò alla feroce delusione provata quando non era stato capace di ferire nessuno di quei viscidi e inutili sprechi di ossigeno che frequentavano il parco. Pensò a quello che avevano raccontato della sua morte. Pensò a tutto quel sangue.
«Tieni» aveva detto a Lucifero «so che non è molto, ma hai sentito quello che è successo al Rott. La gente non vuole avere nulla a che fare con quella zona al momento».
«Torneranno» sospirò il capo, contando i pochi soldi che le aveva portato Rose «brutta cosa, quella accaduta al vecchio. Ma tu tieniti pronta a dare il meglio di te per quando torneranno i tossici».
«A questo proposito, Tony...non so se riesco ancora a farcela».
Tony si girò verso di lei, già contrariato: «non riesci a fare cosa?».
«Questo. Piazzare la roba. Deve esserci stata una campagna di sensibilizzazione o non so cosa, ma non vendo più come prima. Ma già da tanti mesi, troppi. Non voglio dare la colpa alla merce o alla piazza. Forse sono io il problema, ma ti giuro che ce la metto sempre tutta, puoi fidarti. È solo... ho bisogno di staccare, per un po'».
Alla fine, incredibilmente, aveva deciso di fare ciò che non faceva più da circa quindici anni a questa parte: dare retta a sua madre.
«Staccare? Da cosa? Da questo?» Tony scoppiò a ridere «cosa credi che sia questo, un campo studio? Un'associazione di volontariato? Cosa ti aspetti, una lettera di dimissioni e una riunione di chiusura lavori con un bel cestino regalo? Pensi sul serio che potremmo lasciarti camminare in giro come se nulla fosse, nella tua vita da disoccupata, con tutte le cose che sai?».
La velata minaccia non scompose Rose più di tanto.
«È mia madre. Fa domanda, vuole che vada a stare da lei per un po'. Non si fida più a lasciarmi sola».
«Ma guarda, mi chiedo proprio perché, e questa cosa non fa che preoccuparmi ancora di più» Tony la scrutò attentamente. La minaccia, non poi così velata, parve ricoprire tutto il locale di una coltre nera e asfissiante «dicono che ci fosse una ragazza, a trascorrere i pomeriggi col vecchio morto. Tu ne sai qualcosa?».
«Assolutamente niente, io non ho visto nessuna ragazza da quelle parti».
Tony non poté che concedersi un sorriso di scherno.
«Certo che tu, per soldi, faresti davvero di tutto».
«Non sono i soldi che mi servono, Tony, ma il tempo. Devo stare un po' con la mia famiglia, e ti ho già detto che di me ti puoi fidare».
«E io cosa ne so, stronza?» Tony si avvicinò con nervosismo a Rose, facendole ombra con il suo metro e ottanta.
«Se volessi denunciarti alla polizia potrei farlo anche se mi costringi a stare qui a vendere» Rose mantenne alto e fisso lo sguardo su quello truce di Tony, che a sua volta posò la mano sul coltello ben attaccato alla cintura dei suoi pantaloni. Era grosso e in bellissima vista, pronto a ricordare a chiunque entrasse a contatto con lui che in quel luogo si rispettavano le sue regole.
«Ragazzina, mi stai innervosendo...».
«Anche tu a me. Non dubitare della mia parola, io sono a rischio quanto te. Se qualcuno mi sputtana io vado dentro senza nemmeno passare dal Via. Quello che devi sperare tu e che ciò non accada mai, per tutti quanti» Rose fece un sospiro e chiuse gli occhi. Quando li riaprì la sua espressione era più morbida, quasi liquida «sto solo chiedendo una pausa. Non sto bene, e non voglio commettere errori con questo lavoro».
«Spogliati».
«Co...che?».
«Hai sentito. Maglietta e gonnellina. Ora».
In qualche modo, il coltello non era più al suo posto, ma nella mano di Tony, che faceva roteare il manico con fare quasi giocherellone. Rose poteva vedere la punta fredda e lucida della lama girare istericamente, quasi si trattasse di un perverso gioco, una conta a chi doveva morire prima.
Ambarabà ciccì cocò, sei tu a schiattare guarda un po'.
Non se lo fece ripetere due volte: in mezzo secondo Rose si sbarazzò della maglietta azzurra che recitava, con una scritta interamente composta di paillettes "Fuck me i'm on Insta", e della gonna turchese.
Rimase in slip e reggiseno davanti al suo capo.
Tony la osservò per poco meno di mezzo minuto. Un altro ghigno sarcastico: «Vuoi anche smettere di fare la puttana?».
Rose non rispose.
Dopo aver appurato che non nascondesse microfoni o strani apparecchi elettronici tra le tette, si girò sprezzante e si mise di nuovo seduto; lì sul tavolo era sistemata e impacchettata con cura la nuova partita di cocaina, pronta per la settimana.
«Fai come credi. Ne parlo ad Enzo. Ma ti tengo d'occhio».
Rose iniziò a rivestirsi. Si sentiva già pronta alla riconciliazione: «Senti che ti dico, dai a me la roba, questa settimana te la piazzo io. Considerala la mia ultima settimana di lavoro» si avvicinò al tavolo di Tony e iniziò a raccogliere le bustine e a metterle in borsa.
Fece per prendere anche la busta con le due pastiglie giallognole che aveva visto in un angolo, ma Tony la fermò.
«Quelle non le vendere. Sono merda, mischiata con non so quale veleno o polvere di amianto. So solo che basta annusarle per beccarti qualcosa come un ictus. Lo so perché il coglione che mi ha portato la roba stava sotto con questa cosa qui, a momenti tirava le cuoia» si fermò un attimo, sembrò pensarci e poi le disse, mentre sezionava la polverina bianca su cui era concentrato «anzi, fai una cosa, vai dietro, all'inceneritore, e bruciale».
«Faccio subito».
Rose raccolse la sua roba e si avviò sul retro. Azionò l'inceneritore, e vi buttò dentro una delle due strane pillole. Aspettò quello che immaginava potesse essere un tempo credibile di operazione, per poi spegnere tutto.
La pastiglia sopravvissuta rimase invece, integra, dentro la taschina della sua gonna.
Di ritorno dal suo capo annunciò: «tutto fatto. Ti ringrazio ancora per la comprensione. E... Tony?».
«Uh-uh? »
«Se ti piace quello che hai visto prima, basta che mi fai un colpo di telefono» ammiccò, con quel tono di voce acuto e vuoto, così simile a un cinguettio.
Tony sorrise a labbra tese, ancora preso dal suo lavoro; non si girò verso di lei, quando le rispose: «attenta a certe proposte, troia. Potrei accettarle».
Rose si prese qualche minuto per fissargli la spessa nuca, ripiegata in più lembi di pelle, e immaginò di passarci sopra quel bel coltellaccio che l'uomo aveva brandito pochi istanti prima. Poté visionare il taglio netto sulla carne viva e pulsante, la pelle squarciata a scoprire gli strati inferiori e il sangue schizzare con energia.
Ripensò al sangue che doveva aver versato Hide, quando aveva deciso di chiudersi in quel bagno.
«Allora ciao».
Uscì in fretta.
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CENERE A GODGRAVE
Tiểu Thuyết ChungQUESTA NON È UNA STORIA D'AMORE. Godgrave è una città sospesa nel vuoto. Un non-luogo, intriso di paure e diffidenze, dove la delinquenza e gli abusi fanno da sfondo annoiato a una vita piatta e indifferente. È la Città, una città che potrebbe ess...