TW: Omicidio. 

Altra nota: chiedo scusa per la lunghezza .-.

Rewind.

Pausa.

Inizio.

In macchina, Robert Nicastro piangeva e guidava senza avere una destinazione precisa in mente.
Perché piango? Aveva provato a chiedersi.

Che stupido che sono. Sono sempre stato stupido.

La musica era piuttosto alta. Robert non ascoltava la radio ma amava mettere i suoi CD, specie quando era solo. Rose gli chiedeva sempre di spegnerli, quando si sedeva con lui; diceva di non sopportare i rumori troppo assordanti, e allora il padre si adeguava.

Il pensiero di Rose lo gettò di nuovo nello sconforto e fece uno sforzo disumano per ricacciare dentro le nuove lacrime che tentavano di uscire.

Fu piuttosto onesto con se stesso: non credeva ad una sola parola di ciò che gli aveva sputato addosso la ragazza.

Celeste, una relazione con il docente di sua figlia? Impossibile.

Non era solo fiducia nella sua compagna. Aveva la certezza assoluta che non lo avrebbe mai tradito finché lo avesse amato, ed era sicuro di essere ancora amato, da lei.

Celeste era una donna pragmatica e brutalmente onesta. Non sapeva se fosse stata così da sempre, o se si fosse trovata costretta ad adottare la strategia della sincerità dopo che furono le menzogne a rovinarle la vita.

Sapeva solo che l'onestà nei suoi confronti era sempre stata limpida e disarmante.

«Credo che il professore di Rose sia innamorato di me» gli aveva confessato una sera, mentre erano a letto. 

La parte peggiore di quella confessione non era stata la rivelazione in sé: qualcuno era innamorato di sua moglie - che novità? - poteva anzi comprendere l'uomo. Le rare volte in cui l'aveva incrociato, al college della figlia, aveva avuto l'impressione che fosse un uomo profondamente solo, ma non per questo arcigno. Sembrava prendere seriamente a cuore il futuro di Rose. Inoltre, onestamente, non lo reputava una grossa minaccia, non per mere questioni fisiche, gli era sembrato dopo tutto un uomo di aspetto piacente, ma per un semplice tema di personalità. Lo vedeva completamente incompatibile con la sua Celeste, irruenta e impetuosa, che aveva conosciuto troppo le umiliazioni della vita reale per sopportare anche gli insegnamenti e i valori romanticamente pronunciati dagli eroi letterari, quei valori che, Robert ne era sicuro, Hermes applicava piuttosto fervidamente anche nella sua vita.

La cosa che in realtà lo aveva profondamente turbato era che quella riflessione di Celeste fosse arrivata dopo che avevano appena finito di fare l'amore.

Cosa voleva dirgli? Che pensava a un altro uomo mentre era con lui? Stava ipotizzando dei confronti? C'era qualcosa che le mancava?

A sentire quelle parole Robert si era messo a sedere, dandole la schiena.

«Che c'è?» aveva sentito soffiare la sua voce da dietro.

«E me lo chiedi? Come dovrei prendere questa cosa che mi dici, proprio in questo momento?».

Celeste aveva replicato: «mi sembrava il momento più giusto, cosa c'è di così assurdo?».

«Davvero non ci trovi nulla di strano? Finiamo di fare sesso e tu mi parli di un altro uomo? Cosa vuoi dirmi? Parla chiaro o smettila proprio».

«Appunto. Abbiamo finito di fare sesso. Io e te» Celeste gli parlava come se il suo compagno stesse facendo una fatica esagerata a comprendere un concetto molto semplice.

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