«Sei adulto, puoi fare le tue scelte, ma non aspettarti che io approvi tutto quello che fai...».

Il paesaggio davanti ai suoi occhi lo lasciava perplesso. Lungo l'autostrada si alternavano colline lussureggianti e fiumiciattoli armoniosi a radure secche e aride, in cui la desolazione non permetteva agli alberi di crescere.

Gli occhi di Niko si riempirono di verde, rosso e di un azzurro molto più azzurro di quello di cui i suoi occhi erano già tinti.

Subiva quella commistione isterica di prati e terra rossa, mentre la voce registrata di sua madre andava avanti a ripetizione nello stereo. Ogni volta che il messaggio terminava ripartiva da capo, come a volersi incastonare nel cranio di Niko senza alcuna possibilità di sfratto.

Faceva caldo, pur essendo solo alle porte dell'estate. Aveva sempre fatto così caldo? Niko non se lo ricordava. In televisione gli esperti spiegavano che il riscaldamento globale stava sconvolgendo i normali cicli delle stagioni. Le temperature erano destinate a diventare sempre più roventi, i ghiacciai erano pronti a sciogliersi e il numero delle catastrofi climatiche ad aumentare esponenzialmente.

Sembrava che il mondo stesse finendo.

Il mondo è finito tante volte.

Finalmente decise di zittire sua madre e di mettere qualcosa di più coerente con il clima soleggiato che lo stava accompagnando.

I T-Rex risuonarono insolenti nelle casse dell'auto. Niko picchiettò le mani sul volante, a ritmo della musica.

Si concesse anche di cantare, rivolto all'aria calda che gli scompigliava i capelli castani.

Well, it's plain to see you were meant for me, yeah

I'm your boy, your 20th century toy.

Non si tagliava i capelli da sei mesi, ora che ci pensava. Esattamente da quando aveva comunicato a sua madre che sarebbe partito e che le avrebbe preso la vecchia Toyota Roadster, ovviamente per favore e solo se a lei non serviva.

Dopo i fatti di Godgrave e il periodo in ospedale, si erano finalmente decisi a levare le tende, fare i bagagli in fretta e tornare a vivere vicini al padre di Niko.

I suoi genitori non erano tornati insieme, ma si volevano bene e andavano sufficientemente d'accordo da mettere da parte vecchi rimpianti per il bene del loro figlio, specialmente dopo quella sequela di terribili esperienze che lo avevano colpito in faccia, letteralmente.

Niko si era lentamente costruito una sua piccola e moderata vita. Faceva tutto ciò che gli consigliavano i suoi genitori.

Riprese gli studi, terminò l'università, si informò sui corsi di specializzazione.

Mangiava bene, andava dalla psicoterapeuta - questo a dire il vero fu un percorso piuttosto travagliato - leggeva, passeggiava, andava in palestra.

Frequentava poche persone. Non si potevano definire "amiche" nel vero senso della parola, ma sicuramente erano tutti dei conoscenti piacevoli e con cui non era pesante passare alcune ore davanti a una birra, il sabato pomeriggio.

Sorrideva più spesso. Si fermava più volte a godersi piccoli piaceri, insignificanti come una goccia che cade che cade dal bucato steso ad asciugare, ma per lui nuovi, intensi: un'improvvisa rischiarata dopo un pomeriggio di pioggia, un disco jazz ascoltato ad occhi chiusi insieme a suo padre, o, più banalmente, una pizza assaporata lentamente.

Non aveva più episodi di distacco dalla realtà, e l'epilessia, dopo l'ultimo, devastante attacco, era tornata in letargo, che era più di quanto ci si potesse aspettare.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora