TW: scene di violenza; episodi di convulsioni.


Il più grande vantaggio di Niko non era tanto quello di avere un'ottima prestanza fisica, grazie ad anni di allenamento e sollevamento pesi alle spalle.

I muscoli potevano giovare, in uno scontro fisico, ma, punto primo: non era così abituato a fare a botte; punto secondo: l'uomo da cui stava ricevendo sonori pugni in testa era una bestia che sapeva come combattere.

Prince conosceva la boxe. Era agile, veloce e soprattutto completamente indemoniato.

Aveva subito provato a tenergli la testa ferma per cavargli gli occhi. Niko si era liberato grazie a un pugno ben assestato al fegato, che lo aveva fatto vacillare il giusto per permettere al ragazzo di liberarsi. 

Si era ripreso in fretta, però. Lo aveva di nuovo bloccato e tempestato di pugni a entrambi gli zigomi, sul mento, vicino alle orecchie - aveva un gancio portentoso - per poi farlo piegare in due con altri colpi sullo stomaco.

Niko era stramazzato al suolo, ma Prince non si era certo fermato.

Gli si era messo a cavalcioni con tutto il suo peso, e lo aveva tramortito, ancora, ancora e ancora...Gli aveva strappato i piercing dal labbro e dal mento. Pezzi di labbra rimasero attaccati agli orecchini, e la bocca gli si riempì di sangue quasi istantaneamente.

No, il vantaggio di Niko non era decisamente la prestanza fisica.

Il punto forte di quel ragazzo che si era trovato di nuovo suo malgrado in una situazione terribile, era che a lui, il dolore, piaceva da matti.

Non si era mai fatto così male da solo. A tutto esisteva un limite, che lui si era sempre ben guardato dal superare.

Tuttavia, quei grossi pugni che gli stavano facendo esplodere la faccia risvegliarono in lui una voglia più forte.

Il rosso del sangue gli inondava gli occhi, per lui era quasi impossibile distinguere qualcosa oltre quella coltre scarlatta di ruggine, le orecchie gli fischiavano ed uno strano ed eccitato calore gli bruciava le membra.

Pensò a cosa aveva provato Rose quando Nat, Omar e Marisa l'avevano braccata e pestata.

«Ti piace vedermi coperta di lividi?» gli aveva chiesto una volta Rose «Ti eccita?».

Forse era quello. Forse la sua testa non funzionava tanto quanto quella di Prince, eppure sentiva che ciò che lo eccitava di più era sentire se stesso aggrappato alla vita per un minuscolo e sottilissimo lembo di stoffa, mentre sotto di lui calava silenzioso lo strapiombo.

Fu grazie ai colpi di Prince, che non accennavano a fermarsi, che capì di amare la vita più di ogni altra cosa. Una volta gli era stato chiesto se voleva morire, e lui aveva pensato che non lo sapeva proprio.

Ora lo sapeva, e la risposta era un sonoro e cristallino: "neanche per sogno". 

Niko si alzò di scatto, ribaltando il corpo di Prince che, colto alla sprovvista, cadde di schiena e batté la nuca sull'asfalto.

Il ragazzo, con il viso ormai ridotto a una maschera di carne maciullata, iniziò a tirargli calci pesanti, precisi. Sentì delle ossa scricchiolare sotto il peso dei suoi anfibi, e allora puntò alla testa, che iniziò a rimbalzare come una pallina da ping pong.

Lo avrebbe ucciso.

Lo ucciderò.

Non gli importava di nulla.

Non mi importa più di nulla. 

Prince sarebbe morto e lui avrebbe raccolto il frutto della devastazione di cui fino ad ora si era sempre fatta carico Rose.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora