12.1

Possono succedere diverse cose, quando si uccide qualcuno.

Insonnia.

Si può rivivere il momento dell'azione sacrilega in cui si toglie una vita con le proprie mani ancora e ancora. Il sonno dell'omicida genera mostri peggiori di quanti ne crei la ragione. A ripetizione, come in un film con la pellicola interrotta, si riproduce sempre la stessa scena, a volte con esiti diversi, altre volte con le voci dei personaggi che si sovrappongono, si deformano. Invocano qualcuno o qualcosa.

Rifiuto.

Quello che è successo è successo. L'omicida sa di non poter tornare indietro anche se volesse. Può solo dimenticare, cacciare dalla mente l'onta oleosa e viscida dell'atto, vivere in totale abnegazione, cancellare lentamente la propria esistenza dagli annali, comportarsi come un fantasma che non può più permettersi di assaporare la vita, di provare piacere.

L'omicida smette di essere umano e diventa solo un brutto racconto.

Paranoia.

Tutti lo sanno, tutti lo vedono. È irrazionale che sia così, l'omicida lo sa bene. Non c'era nessuno, è stato attento, è semplicemente impossibile. Eppure al supermercato, alla scuola dei figli, in fila allo sportello della Banca, tutti si girano a guardarlo. Lo osservano non una, ben due o forse tre volte. E sembra che lo osservino con attenzione, quasi a sfidarlo.

Qual è la tua prossima mossa? Provaci, fallo di nuovo. Vediamo se riesci a farlo ancora.

L'omicida non riesce a fare niente, si sente bloccato, castrato in ogni su azione, e a poco serve fingere che sia tutto normale, che niente sia successo, perché il cielo stesso è cambiato, è nero, minaccioso, come se avessero messo una lente più scura per le sue giornate, le persone hanno delle brutte facce e sono tutte rivolte a lui.

Onnipotenza

L'energia che gli ha regalato la sensazione delle mani intorno al collo del malcapitato è stata impagabile. Una scarica di adrenalina accecante gli era arrivata fin dentro le braccia, nelle gambe, addirittura nel cazzo, e la voglia di fare sesso è assoluta.

Dopo che si è placato, l'omicida si interroga su quanto provato. Ha cancellato una vita con il semplice utilizzo delle mani.

"Non uccidere", recita uno dei comandamenti imposti dal Signore, poiché solo lui può farsi creatore e mietitore, e l'omicida non solo ha disobbedito, ma ha sfidato l'Onnipotente, mettendosi sul suo stesso piano. Si è reinventato Dio, facendosi per davvero a sua immagine e somiglianza.

Dopo una cosa simile, come può provare ancora paura?

Mantenere un profilo basso non è contemplabile, l'omicida ha ormai compromesso se stesso, si è gettato oltre la voragine di lava che separa gli uomini dagli dei, e lui è uno di loro adesso: è forte, pericoloso, temibile. È capace di tutto.

E ha il cazzo più grosso di tutti.

***

Era ancora presente, nelle mani di Andrea S. Pluton. Sentiva la pressione contro qualcosa di invisibile. Ogni volta che chiudeva il pugno faceva fatica, perché il collo era proprio lì, molle e inerme come una pallina scaccia-stress. Ci ripensava continuamente quando era da solo con se stesso, ed era un ricordo colmo di eccitazione e frenesia: aveva dato una lezione al padre di quella schifosa, quella delinquente di Rose Nicastro, che a quell'ora stava probabilmente inalando disperatamente l'Esketamina vagliando con dolore tutte le cose sbagliate che aveva fatto nella sua vita.

Aveva subito un'inquietante metamorfosi, in cui da pavido verme, che si limitava a nascondersi e a farsi predatore solo con le creature più deboli, si era trasformato in Uomo Falena, che con le sue ali nere sorvolava il territorio di caccia, lo scrutava fin nei vicoli più bui per poi continuare comunque a cibarsi delle prede più deboli.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora