Perché sono qui? Perché proprio adesso, in questo momento? Questa è una prova? Dio, o forse il Diavolo, vogliono testarmi? O è la simulazione in cui viviamo a sottopormi a tutto ciò? Può essere solo questo, una merda di simulazione, qualcuno che si sta divertendo alle mie spalle.

Questo era tutto ciò che avrebbe voluto urlare.

Rannicchiato e protetto dagli occhi malsani di Dunkle Straβe, si nascose in mortale silenzio tra i palazzi che gli facevano da scudo.

In tutti i suoi vent'anni di vita non aveva mai sperimentato la serie di nefandezze e orrori a cui era stato costretto ad assistere in meno di sei mesi. Lo considerava un record addirittura per Godgrave.

Voleva urlare all'uomo che aveva visto e - suo malgrado - riconosciuto, di fermarsi; voleva chiedere aiuto a qualcuno, con tutta la forza dei suoi polmoni.

La prima persona che gli era venuta in mente era Niko. Aveva quindi provato a chiamarlo, ma senza successo, e da un lato fu un bene, perché non sarebbe stato in grado di dargli indicazioni sufficienti. Non riusciva più a parlare.

Proprio i suoi polmoni sembravano non rispondere ad alcun richiamo. L'aria non entrava, le mani tremavano e il cuore pompava furioso. La sensazione di oppressione sul diaframma era tale che avrebbe voluto colpirsi la gabbia toracica con violenza. Sarebbe stato disposto a rompersi tutte le costole, pur di tornare a respirare.

Se non gli fosse successo altre volte avrebbe pensato a un principio di infarto, ma erano mesi che ormai affrontava gli attacchi di panico con stoica rassegnazione.

I medici gli avevano chiaramente detto che il suo problema era in testa. Non gli avevano dato soluzioni valide per poter convivere con gli episodi, né consigli su come ridurre il periodo tra una crisi e l'altra.

«Così come ti sono venuti, passeranno» gli avevano detto «cerca di stare calmo».

Cerca di stare calmo.

A Christian ricordava un po' quando, da bambino, gli avevano detto che con la forza di volontà avrebbe probabilmente camminato di nuovo.

Negli anni aveva sentito più volte da suo nonno un modo di dire piuttosto cinico, che però racchiudeva alla perfezione la sensazione che si portava dietro da anni.

Se vuoi cercare aiuto a Godgrave, non andare mai da un medico.

Provò a cercarsi con le mani ancora tremanti l'inalatore che aveva nella tasca dei pantaloni, l'unico sollievo che poteva temporaneamente mettere a riposo l'attacco di panico.

Gli avevano consigliato di parlare con un professionista, dato che era tutto nella sua testa. Lui avrebbe preferito di gran lunga recarsi ad un consultorio, o fare almeno un colloquio informale con una persona che lo pressasse meno ad esprimere i suoi disagi, ma quando fu visitato per via degli attacchi di panico la soluzione che gli venne data fu a suo parere incredibilmente drastica e frettolosa.

«Potrebbe essere necessario ricevere qualche rimedio farmacologico. Vai da uno psichiatra».

Immaginava che la sua particolare situazione fisica suggerisse alle persone un bisogno di farmaci costante ed enciclopedico.

Agli occhi degli altri io sono malato in tutto.

Così era andato dall'unico psichiatra presente nel perimetro di Godgrave per un primo colloquio gratuito.

Non gli era piaciuto niente di quell'incontro con lo specialista: non lo studio, né lo spazio troppo piccolo per lui, né gli occhi da pesce morto che il dottore puntava su di lui.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora