6.1
Come quasi tutte le cose di Godgrave, l'Ospedale era abbastanza brutto. Non molto grande, possedeva tre piani con un solo ascensore funzionante. Il secondo era fuori servizio da quattro mesi.
Le stanze di ogni piano, così come le sale da visita, affacciavano su un unico corridoio. Si poteva dire che chi arrivava non correva il rischio di perdersi.
I muri erano grigi, e in alcuni punti erano resi più scuri agli angoli, per la presenza di umidità non trattata tempestivamente.
Tutti i materiali per il monitoraggio e trasporto dei pazienti, così come le strumentazioni di analisi erano certamente funzionanti, ma mancavano di manutenzione da tempo sufficiente a far preoccupare i pazienti che avevano la sventura di trovarsi lì dentro.
Era già capitato che cali di tensione improvvisi mandassero in tilt i macchinari: finché si trattava dello strumento per effettuare un ecodoppler poco male, il tutto si traduceva in minuti di fastidio e attesa estenuante, ma finiva lì. Quando a mancare di potenza era un respiratore, le cose si facevano ben più allarmanti.
Al personale si lasciava un giudizio eterogeneo. I più anziani, così come gli infermieri di reparto che avevano alle spalle anni di esperienza, alternavano alla profonda competenza una seria mancanza di empatia.
Non si perdevano molto in parole di conforto e spiegazioni delicate. Risultavano invece spesso molto diretti, a tratti brutali, come se il grigiore della loro insoddisfazione professionale dovesse essere compreso e addirittura provato dagli stessi pazienti.
Certo, rimanevano ancora capaci di esprimere calore umano. La dottoressa che si rivolse a Rose, ad esempio, le disse che "con la sua tempestiva chiamata al pronto intervento aveva probabilmente salvato la vita al suo amico".
Rose non fece in tempo a ridere per la crudele beffa che quella vigilia di compleanno le aveva appena regalato, che la dottoressa, pensosa e improvvisamente acuta, aggiunse con sguardo tagliente: «resta ovviamente da capire chi gli abbia dato quel veleno lì. Una roba praticamente criminale».
I medici più giovani erano diversi.
Il dottor Leon Queau, ad esempio, trovava necessario affinare le sue doti empatiche. Non era un chirurgo e sicuramente era più raro che dovesse dare notizie infauste ai suoi pazienti, ma ciò non toglieva che potessero verificarsi momenti pesanti anche nel campo della gastroenterologia.
Lo spettro del tumore era onnipresente. Colon, stomaco, intestino, il corpo nella sua interezza, potevano sviluppare malattie e lesioni che si sarebbero potute trasformare in presagi di morte.
Il suo compito non era solo monitorare, prevenire o curare. Sapeva che il suo compito era anche quello di guardare il paziente negli occhi e dirgli che sì, c'era qualcosa dentro di lui, ma sì, avrebbero fatto del loro meglio per rimuoverla.
Che sarebbe andato tutto bene.
Leon credeva nell'empatia, e per questo motivo la reputava fondamentale, al pari delle competenze tecniche e diagnostiche.
L'importante, quando si provava quello che provava il paziente, era non lasciarsi andare: non apparire agitato; non mostrarsi sofferente; non confondere il paziente o gettarlo ancora di più nella disperazione.
Bisognava rimanere calmi e professionali, mantenere intatta la propria bussola interiore.
Tuttavia, quando quella sera del dieci novembre, mentre assisteva il medico specialista per delle visite di rito al reparto, venne a sapere che al pianoterra era appena arrivato un giovane biondo sui vent'anni in condizioni disperate per un sospetto avvelenamento da droghe, tale "Gerber, J.", ecco, quando seppe che con tutta probabilità quel biondo che rischiava la vita era Johan, il suo Johan, che aveva cercato di dimenticare per rimanere fedele alla famiglia e ai suoi principi, Leon capì che doveva fare ancora molta strada per imparare a non perdere la bussola; perché quella sera non solo la smarrì, ma se ne dimenticò del tutto.
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CENERE A GODGRAVE
Ficción GeneralQUESTA NON È UNA STORIA D'AMORE. Godgrave è una città sospesa nel vuoto. Un non-luogo, intriso di paure e diffidenze, dove la delinquenza e gli abusi fanno da sfondo annoiato a una vita piatta e indifferente. È la Città, una città che potrebbe ess...