TW: atti sessuali espliciti; violenza


Il suo appartamento era un disastro.

Non ricordava di averlo lasciato in quelle condizioni, ma a quanto pare gli ultimi mesi erano stati per lei una tempesta di tale portata che anche la sua casa doveva esserne caduta vittima.

Pile di vestiti ammassati su un letto sfatto e polveroso; le parrucche spettinate, sistemate con confusione sulla scrivania, e non sulle teste da manichino come al solito; il bagno sporco e incrostato; l'acqua che usciva rugginosa dal rubinetto.

Un tanfo di chiuso nauseante le pungeva le narici, che imploravano aria fresca.

In frigo non c'era nulla da mangiare.

Rose si accontentò di sgranocchiare un pacchetto di cracker per rimettersi in forze, e poi valutò il da farsi.

Questo posto è peggio dell'hotel in cui sono stata, constatò con amarezza. 

Decise che, in barba alle raccomandazioni di riposo assoluto fatte dal losco medico di Dunkle Straβe, quel giorno lo avrebbe passato a pulire a tutto spiano.

***

Lavorò per tre ore senza sosta. Ogni tanto beveva un po' d'acqua dal rubinetto, che nel frattempo aveva ripreso a scorrere senza sinistre colorazioni ramate. La spalla doleva e lei cercava di muovere il braccio destro il meno possibile, ma era alquanto difficile piegare, pulire e spolverare con una mano sola. Era completamente sudata e non aveva bisogno di guardarsi allo specchio per sapere di avere un aspetto orripilante.

Si sentiva sporca, livida e piena di cattivi odori. Le parti intime bruciavano e bramava un bagno caldo più di qualunque cosa.

Al termine delle tre ore di grandi pulizie, non fece in tempo a spogliarsi che si immerse subito nella vasca, con l'acqua che non aveva nemmeno ancora preso la giusta temperatura e che la fece urlare al primo, gelido, impatto.

Poi divenne tutto più morbido. L'aria si imperlò di gocce di umidità che le ovattarono vista e sensi. Il braccio destro rimase fuori dalla vasca, escluso da quel tripudio di carezze che Rose riceveva per la prima volta dopo tanto tempo.

Fu come se tante mani le stessero sfiorando il corpo con un amore di velluto, delicato ma audace.

Si deterse il viso, i capelli, l'inguine. Si passò un dito nell'ombelico e si massaggiò i piedi che avevano sopportato storte e cadute in quell'affannata corsa mattutina, via da Malik.

Senza un particolare motivo si eccitò. Non le capitava molto spesso, ne era ben cosciente. Nonostante il numero non indifferente di relazioni sessuali, non era mai stata davvero padrona dei suoi orgasmi, troppo presa com'era dallo studiare gli spasmi delle persone con cui si trovava a letto per capire come usarli a suo comodo.

La mente corse a Montero e alle sue lunghe dita in bocca.

Fu un'involuzione che non le piacque ma la soggiogò. Capì che, in quel momento, le ultime settimane si erano come annullate.

In quel preciso istante tornò di nuovo al "prima": prima di Robert morto in ospedale e della sua bara chiusa. Prima del distacco definitivo con sua madre. Prima di scoprire che Montero era immondo tanto quanto lei.

Si masturbò con rabbia in una vasca colma di sporco e umori. Fece andare la mano con vorticosa insaziabilità, torturando quella vagina che era arrivata a considerare la causa dei suoi problemi. Fu con quell' ignorante cupidigia, con quella stupida convinzione che biasimava una mera prova fisica della sua femminilità- quando invece, le cause degli infiniti dolori che si portava dentro e costruiva fuori sarebbero dovute essere ascritte a questioni ben più intime di un semplice apparato che non dimostrava nulla né di lei né del suo essere - che esplose nel più avvilente degli orgasmi.

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