TW: scene esplicite tra maggiorenni. 

Ci sono anche riferimenti all'abuso di minori, ma nessuna descrizione esplicita. 

2.1

Non ci furono solo momenti di conoscenza e di reciproca intesa. Non furono solo le chiacchiere disimpegnate o le più serie dichiarazioni di intenti a movimentare la loro quotidianità.

C'erano giorni buoni. Erano i giorni in cui svegliarsi la mattina, leggere, mangiare e guardarsi allo specchio si manifestavano come azioni tutto sommato semplici, istintive. Tutto, fuorché dolorose.

Rose approfittava di quei momenti per guardarsi dentro. Invece di rifuggire la propria immagine inchiodava i propri occhi a quel riflesso che lo specchio le donava. Era un riflesso fugace e variabile, perché non era sempre la stessa Rose a specchiarsi, così come anche l'immagine di fronte a lei, non aveva sempre la stessa identità.

Nei giorni buoni accettava quel compromesso, quell'appuntamento col buio dentro di sé, perché sapeva come affrontarlo.

Le tenebre non la spaventavano. Come poteva, quando il sole l'avvolgeva tutt'intorno? Quando c'era Niko, a colmare ogni spazio vuoto?

C'erano poi giorni terribili. Quando arrivavano, quelle stesse azioni quotidiane, che solitamente non aveva nessuna difficoltà a compiere, la bloccavano, come spuntoni di ferro che le premevano nella carne fino a farla sanguinare.

Ogni gesto era una punta dolorosa sulle braccia, sul petto, nel ventre.

Guardarsi allo specchio equivaleva a ricevere un getto di vomito addosso, un odio liquefatto e nauseabondo che le creava a sua volta repulsione e sgomento.

Non odiava solo se stessa, in quei momenti.

Odiava tutto ciò che la circondava: la luce, proprio quella che le infondeva coraggio; Niko, proprio colui che l'aiutava un passo dopo l'altro a riempire gli spazi vuoti. L'odio la spingeva a ricordarsi chi fosse davvero, cosa volesse dal mondo, Il Rosso-

Il deserto del mondo, te lo ricordi com'era bello, sotto la luce della Luna?

- e cosa fosse disposta a fare per ottenerlo.

Si ricordava anche dei morti. Prendevano letteralmente vita dal fango che il suo riflesso le regalava. A volte si plasmava in Robert e nel suo volto gentile, altre volte era Hide con il suo maleodorante aspetto e l'occhio coperto.

Rose si stupì di non vedere mai quel putridume trasformarsi nella Cosa.

Da quanto tempo non le faceva visita? Un mese, forse. Non lo considerava un regalo o un'inaspettata grazia divina, era più uno stato di allerta in cui sapeva di essere osservata, spiata.

Attesa.

Mi aspetta. Aspetta che faccia qualcosa per cui varrà la pena uscire allo scoperto.

Il ventitré Dicembre. Era uno di quei giorni terribili.

E lui era lì, come sempre.

Per lei.

In cucina, stava asciugando i piatti del pranzo, e nel frattempo, con le cuffie di Rose, ascoltava qualcosa.

Il braccio della ragazza era ormai guarito, privo di gesso, ma non aveva ancora cucinato per lui come promesso.

Gli si avvicinò alle spalle, gliene toccò una.

Niko si girò. Era tranquillo. Da quanto tempo lo vedeva tranquillo, pensò Rose.

Era merito suo? Stare con lei poteva davvero rasserenarlo?

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora