TW: uso di droga, scene grafiche di avvelenamento/overdose.
A Rose, parlare con Johan aveva fatto bene. Le loro rinnovate chiacchiere toccavano argomenti innocui, ben cauti a non calpestare con i piedi terreni molto più problematici.
Rose non gli aveva chiesto del suo "ragazzo" e Johan le fu grato per quello. Aveva paura di quello che le avrebbe detto, ma soprattutto della rabbia con cui lo avrebbe espresso.
Non nominarono Niko e il nome di Marisa uscì solo una volta.
«Non mi parla» constatò con semplicità Rose.
«Nemmeno a me, se è per questo».
Nessuno dei due volle indagare oltre sui motivi di quella punizione comune, consapevoli che la risposta fosse una sola.
Il video, rimuginava Johan.
Il video, constatava Rose.
Avevano invece ricordato momenti esilaranti della loro amicizia: ripercorsero la volta in cui Rose aveva erroneamente staccato una ciocca di capelli a Johan, decisa a volerglieli arricciare con il ferro rovente; oppure quando il ragazzo, completamente ubriaco, le aveva vomitato sulla gonna leopardata, nei bagni del Morgue.
«Credevo di essere arrivato al cesso!» si giustificò, ridendo, Johan.
«Oh beh grazie tante!».
***
Rose un giorno gli chiese se avesse con sé degli appunti completi delle lezioni che si era persa.
«Certo! Ruben mi ha passato tutto».
«Chi?».
«Ruben, quello grosso con i capelli castani della fila centrale».
«Ah. Non so, non ci ho mai parlato» fece distrattamente Rose.
«Lo so. Non abbiamo mai veramente parlato con nessuno» Johan non trattenne una punta di amarezza «ci pensi mai? Oltre a fare gli stronzi, non abbiamo mai veramente legato con gli altri».
«Ci bastavamo noi» fu l'apatica risposta di Rose.
«Vero...» Johan rimase dubbioso, e Rose se ne accorse.
«Ti dà fastidio?» gli chiese sorridendo. Non era un sorriso cattivo, solo curioso, ma Johan provò comunque a rispondere con cautela.
«No... ero felice di stare solo con...con te. Però tra poco faremo ventun anni, non vorresti allargare le vedute?» sorrise «guarda che ce ne andremo da qui, e poi che fai? Mi tormenti con le videochiamate?».
Rose sembrò ponderare seriamente su quelle parole.
«Io vorrei andare dove vai tu» replicò infine, a voce molto bassa.
Johan sorrise imbarazzato, un po' più pallido. Una nuova vita sempre con lei? Fuori Godgrave?
A diciassette anni lo avrebbe sognato. Non avrebbe mai voluto rescindere quel legame che li univa in un rapporto viscerale e simbiotico.
Quando divennero amici, Rose gli disse che avrebbero compiuto qualcosa "di grande". Nella testa di un ragazzo di quindici anni tutto poteva essere grande, perciò non provò a chiedere o ad approfondire che cosa esattamente fosse quell'importante azione che li attendeva; tuttavia, quella promessa gli fece un grande effetto: una sua coetanea, così brillante per giunta, gli diceva che avrebbero cambiato il mondo, sovvertendo qualunque regola. Come? Non era così importante.
A distanza di anni, Johan aveva visto Rose crescergli a fianco ad una velocità inaudita: il trucco che si faceva sempre più marcato, i capelli che si allungavano in metri e metri di ciocche finte, e con Marisa condivideva sempre di più l'ossessione per quello che succedeva online, in un'altra dimensione così distante dal reale.
STAI LEGGENDO
CENERE A GODGRAVE
General FictionQUESTA NON È UNA STORIA D'AMORE. Godgrave è una città sospesa nel vuoto. Un non-luogo, intriso di paure e diffidenze, dove la delinquenza e gli abusi fanno da sfondo annoiato a una vita piatta e indifferente. È la Città, una città che potrebbe ess...