TW: suicidio; descrizione dettagliata di tagli e  sangue. Se siete emofobici siete avvertiti: questo capitolo potrebbe essere un po' troppo, stay safe e piuttosto saltate la parte finale (o non leggete proprio) <3


Quando rimase solo le mani tremavano.

Devo bere e calmarmi, fece per prendere la bottiglia, ma, non seppe come, la mano andò verso un altro oggetto. Lì a fianco giaceva un ramo d'albero piuttosto grosso, che però non fu difficile da raccogliere e maneggiare.

La mano continuava a tremare, ma la sensazione ruvida del legno gli permetteva di avere qualcosa di grezzo e spigoloso, qualcosa di concreto, su cui concentrarsi.

Strinse il legno fino a farsi male alle nocche, chiuse gli occhi, respirò a lungo.

Aveva bisogno di silenzio, aveva bisogno di prendere coscienza di sé, quella poca che gli era rimasta.

«BEEEEEERT! Ti brucio la faccia con questa sigaretta se non ci dici se gliel'hai messo o no nel culo!».

Altre risate.

Altre urla.

Altra insopportabile, opprimente e sfrontata gioia. Altro male, pronto a cadere liquefatto come olio bollente sulla ferita aperta di Hide, su quell'occhio che si vergognava a mostrare.

Stop.

L'ingranaggio si ruppe. Finalmente, quello stantio e arrugginito marchingegno che gli aveva permesso di andare avanti per così a lungo, aveva deciso di arenarsi sulla sabbia.

Hide era partito, a piedi, da solo, per una destinazione senza ritorno.

***

I ragazzi erano troppo presi a ridere e urlare per accorgersi tempestivamente dell'ombra scura che correva verso di loro. Almeno fino a quando l'ombra non divenne una sagoma ben definita, dotata di spalle grosse e braccia lunghe.

«Louie! Dietro di te!».

Quello che Hide credeva fosse Louie si girò giusto in tempo per prendersi un ramo in faccia. Il sangue schizzò sul volto del vecchio, senza che l'uomo se ne curasse.

«Che cazzo! Oddio, che cazzo!».

«Che cazzo fai, oddio! AIUTO!».

Stev, la vecchia e tormentatrice conoscenza di Christian, gridava a pieni polmoni mentre il vecchio si avventava su di lui graffiandogli la faccia con il legno.

Bert, precedentemente conosciuto come "Non-Stev", era invece come paralizzato. Non andò incontro ai suoi amici, ma decise opportunamente di scappare chiedendo aiuto all'aria.

Mentre Louie si accasciava per il dolore al naso, probabilmente rotto, gridando «Non ci vedo più! Cazzo non ci vedo più!» Hide si concentrava sulle gambe, sulla pancia, sulle gambe di Stev.

Durò, fortunatamente per Stev, una manciata di secondi. Fu Hide stesso a bloccarsi.

Il sangue sulla sua faccia aveva cominciato a scendergli fino alle labbra. Quel sapore dolciastro e sgradevole gli aveva provocato un conato di vomito.

Hide lasciò andare via tutto: il legno, il sangue, l'alcool che aveva nello stomaco.

Stev riuscì ad alzarsi a fatica. A quel punto seguì l'esempio del suo amico più esperto, e fuggì come un pazzo, sulle sue gambe malferme.

Avrebbe fatto fatica a camminare per i mesi successivi, ma soprattutto, avrebbe imparato a stare lontano da quel maledetto parco.

Prima il paralitico che ci acceca, poi il vecchio pirata, ho chiuso con 'sto posto di merda...

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora