La lapide era troppo giovane per farsi invadere dal muschio e dall'edera, ma a Rose sembrarono comunque passati tanti anni dall'ultima volta che l'aveva vista.

Si accorse che c'erano fiori molto freschi nel vaso posato davanti alla foto sorridente di suo padre. Immaginò sua madre e Wolf che andavano lì, in ossequioso silenzio, e che mettevano ad ogni visita dei fiori sempre più belli, ignorando l'elefante nella stanza che rappresentava l'assenza della figlia con cui avevano condiviso la sciagura di quel lutto, l'ennesimo.

Non sapeva bene come comportarsi davanti ai morti. Di solito li ignorava.

I fantasmi della sua vita la osservavano in attesa. Speravano sempre che a un certo punto lei li guardasse e provasse a dire qualcosa, qualunque essa fosse: "deve fare schifo morire" per esempio; "ve lo meritate", magari.

Oppure "mi dispiace".

«Ciao» pensò di cominciare in modo semplice.

I fiori si muovevano pacificamente, cullati da una brezza che anticipava la primavera.

«Immagino che tu sia ancora arrabbiato con me» si sedette davanti alla pietra tombale, incrociando le gambe.

«Non voglio turbarti, cioè, ti turberei se effettivamente tu potessi sentirmi, e la mia parte razionale sa benissimo che hai semplicemente smesso di esistere, ma concedimi questa sospensione dell'incredulità per raccontarti un po' di me. Sono egoista, parlo con te ma in realtà è a me stessa che mi rivolgo» sorrise al vento «va beh, immagino che l'egoismo sia l'ultimo dei miei problemi.

Non sto più andando all'università. Non so se voglio continuare, dopo che sei morto è successo di tutto e sto cercando di capire cosa fare della mia vita. Però non sto male. Forse è quello che invece vorresti sentirmi dire, sai, una piccola vendetta che ti porteresti nell'aldilà...la verità è che ora, finalmente sto un po' meglio. Certo, ci sono voluti un lutto, l'allontanamento da casa in qualità di "persona non grata", un'aggressione in albergo, un pestaggio, cinquanta sbronze e svariati sovradosaggi di pillole...insomma, il quadro ora ce l'hai ben in mente.

Sto con un ragazzo. Vive a casa mia e condividiamo tutto. Non so bene come spiegartelo, ma credo che la risposta sia sempre quella più semplice: con lui sto benissimo. Non fila sempre tutto liscio, ma è principalmente a causa mia. Ho smesso di andare in terapia, e questo può essere un problema, ma sono convinta che se continuassi ad andare da quell'essere ricadrei solo più a fondo.

Mi fa schifo, ma io non sono meglio di lui, ed è questo il punto. Se fossi incorruttibile, se avessi dei valori solidi e fermi, insomma se fossi pura di cuore non subirei il male con tale facilità.

Ma io sono orripilante, brutta e sporca, così sporca che lascio una macchia su tutti, ed è per questo che parlare con lui può farmi solo male.

Niko continua a stare con me, e questa cosa mi dà da pensare. Non so se sono io che lo sto corrompendo, se la macchia che gli ho lasciato sulla fronte stia diventando sempre più grossa, o se semplicemente non è un puro di cuore.

Lui crede di avere già la risposta. Mi ha detto che ha mentito a se stesso per tutta una vita, che ha lavorato sodo per diventare ciò che voleva essere ma che non era ancora.

In pratica, odia le bugie ma crede di essere la menzogna numero uno

Non mi convince. Io gli vedo il cuore, lo sento battere nel mio petto. Amo il suo cuore, l'espressione dolce che mi rivolge quando parla di se stesso, della sua famiglia, amo le sue passioni, i suoi libri e come articola le parole, qualunque sia la natura del discorso. Le parole cantano tra le sue labbra.

Forse è lui che si vede così meschino, perché per stare con me bisogna fare un compromesso con la propria moralità.

O forse sono semplicemente una ragazza innamorata.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora