Hermes Demetriou, professore in aspettativa, varcò la grande porta dell'edificio, e si annunciò alla reception.

Aveva avvertito telefonicamente tre giorni prima che desiderava fare quella visita. Gli avevano richiesto una copia dei suoi dati personali - per un veloce controllo della fedina penale, avevano spiegato - e poi gli avevano fornito un veloce appunto sul giorno e l'ora a cui si sarebbe potuto presentare.

Non sapeva perché, ma ci teneva a fare una bella impressione. Si era vestito bene: la camicia era perfettamente stirata e i pantaloni erano in tinta, modesti ma eleganti. La piega dei suoi capelli ricci era in ordine, la barba fatta. Nel complesso, dava un'idea di rispettabilità che sperava lo rendesse ben recepito non solo dal personale ospedaliero, ma anche dall'agente alla porta che avrebbe dovuto farlo entrare nella stanza.

Erano passati due mesi.

Due mesi di caos, menzogne, silenzi, riflettori.

Due mesi di accuse e illazioni, in cui anche la sua vita, la sua minuscola, ordinaria e quieta esistenza era stata sconvolta, rivoltata come un calzino pieno di buchi e misfatti, per dare adito a gossip e indignazioni dell'ultima ora.

Se gli avessero chiesto di descrivere Godgrave tre mesi prima, non avrebbe avuto dubbi su come definirla. Ma ora, quella nuova città, non la riconosceva più. Aveva l'impressione di essere stato trasferito da una mano invisibile, nel sonno, in un'altra dimensione, e di essersi svegliato senza accorgersi pienamente della differenza, almeno fino a quando non era scoppiato lo scandalo. 

Il vaso di Pandora di Dunkle Straβe era stato scoperchiato. Erano susseguite retate, testimonianze, segnalazioni.

Alcune persone erano state rintracciate. Altre, come il misterioso e giovane testimone che aveva fatto la soffiata di andare nel magazzino numero sessantasei, non era stato ancora ritrovato. Si pensava che fosse morto. Per settimane la polizia aveva perlustrato minuziosamente tutta la zona dell'acquedotto, con l'intenzione di cercare un cadavere.

E poi, lo psichiatra...

Quella storia regalava ad Hermes autentici brividi, di paura ma anche di colpa.

Da insegnante era convinto che avrebbe dovuto fare di più. Si era invece come irrigidito, realizzò con rammarico. Negli anni la sua vita si era ripiegata su se stessa; aveva provato a lottare, soprattutto per i suoi studenti, ma una parte di sé si era come assopita, lasciandosi cullare dal mantra "non è un mio problema, non sono tenuto a preoccuparmi".

E così si era fatto scivolare addosso molti, di quei non-problemi.

Alla fine gli erano esplosi tutti in faccia.

Aveva dovuto aspettare due mesi per far sì che il suo nome fosse definitivamente eliminato dalla lista dei sospettati piromani.

Il college non era stato ancora riaperto. Molti suoi studenti si erano già trasferiti altrove con le famiglie, e lui era rimasto a Godgrave, con una mole inaspettata di tempo tra le mani. In attesa che qualcuno rispondesse alle sue domande.

In attesa che qualcuno si risvegliasse.

Ci vollero due mesi: per ripulire se stesso, e per riuscire a fare quella benedetta visita.

L'ospedale era ben diverso da quello di Godgrave: era pulito, immacolato, ma soprattutto molto più controllato. Quell'ala dell'edificio, in particolare, sembrava più una struttura di sorveglianza che un luogo per guarire gli ammalati.

Certo, dipendeva molto anche dal tipo di ammalati.

Fuori dai confini di Godgrave si sentiva inaspettatamente meglio; sperava che fosse così anche per i degenti lì dentro.

CENERE A GODGRAVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora