«Claude Frollo è il personaggio più umano della storia».

Niko scarabocchiava distrattamente sul quaderno quello che immaginava sarebbe stato il suo prossimo tatuaggio: una specie di labirinto Escheriano che avrebbe visto bene al centro della sua schiena.

La lezione, dedicata a Victor Hugo, quel giorno non suscitava particolarmente la sua attenzione. Non sapeva bene come mai: ricordava di essere rimasto sconvolto, lacerato emotivamente dalla lettura di Notre Dame de Paris. Da adolescente aveva pianto con i personaggi, odiato insieme a loro e sofferto sulla sua stessa pelle le pene e i tormenti descritti su carta. Ricordava di aver empatizzato talmente tanto con il romanzo, che per un paio di settimane era rimasto muto e torvo con chiunque. Era come se Quasimodo fosse saltato fuori dal libro e si fosse impossessato della sua persona, perché non voleva che Niko lo abbandonasse così facilmente.

Eppure, in quel momento a lezione, una tiepida apatia lo teneva fuori da quella storia. Realizzò di aver leggermente perso il contatto con ciò che lo affascinava di più. Si sentiva preda della fretta e dell'insofferenza.

Aveva voglia di andarsene dal College, per qualche ora o forse per sempre.

«Essere il più umano di tutti vuol dire, in questo caso, essere il peggiore».

Il professor Hermes quel giorno parlava a un'aula semivuota.

La mamma di Christian aveva telefonato Niko quella mattina. Chiamava dall'ospedale.

Le sue parole erano state piuttosto confuse e nervose, voleva sapere se lui avesse idea di chi potessero essere i ragazzi che avevano attaccato suo figlio.

«Era solo, lì al parco» disse, con un tono percettibilmente accusatorio. Niko non ebbe la forza di dire molto, si limitò a rispondere per monosillabi.

Fortunatamente le contusioni non erano gravi, perciò non dovette andare a trovarlo fino in ospedale. Ne parlò anche con Dionne, che gli riferì di aver saputo che il ragazzo era già a casa e che le aveva scritto un messaggio, dicendole di sentirsi già un po' meglio, almeno fisicamente.

Dionne.

Con Niko si era fatta viva solo per telefono. Anche lei aveva preso a saltare alcune lezioni.

Problemi personali.

«Frollo è un ipocrita. È possessivo, turbato dai suoi stessi sentimenti, distrugge tutto ciò che di buono ci potrebbe essere in lui a causa della sua repressione e misoginia. Certo, erano altri i tempi descritti da Hugo, ma ciò non toglie che un personaggio del genere potrebbe tranquillamente esistere anche oggi. La società odierna è sicuramente diversa. Le cose a cui diamo valore sono altre, e anche le strutture sociali che sono andate a crearsi sono ormai differenti. Ma è innegabile che il sistema patriarcale sia tuttora vivo e vegeto; è un fondamento ancora piuttosto difficile da scuotere.

Un personaggio come Frollo, così preso da se stesso e dalla sua insana idea di "amore", al giorno d'oggi, oltre che pericoloso, sarebbe origine di tutto ciò che è tossico in un qualunque rapporto sociale. Ce ne sono, di Claude Frollo in giro, solo che sono spesso giustificati, non tanto per la levatura sociale o la morale cattolica, ma perché, ad occhi superficiali, ci sembrano innocui, sì, forse troppo passionali, un po' troppo "veri" per la nostra società ormai così sintetica e digitale, ma tutto sommato pieni di sentimento. E il sentimento non è mai sbagliato, giusto?».

Anche Rose e Johan mancavano.

Niko continuò a disegnare ossessivamente il suo labirinto.

Non aveva smesso di pensare alla serata di sabato, la serata più bella e deludente che avesse vissuto dopo tanto tempo. Non sapeva bene cosa si fosse aspettato di diverso: forse per una volta sentiva di meritarsi una serata spensierata e leggera. Il problema vero era con chi aveva desiderato trascorrerla.

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